I mandarini, di solito molto popolari in questo periodo dell'anno, si vendono al momento a Pechino per meno di 1 yuan al kg (circa 15 centesimi di dollaro), con gli acquirenti ancora diffidenti e maldisposti a comprarli, mentre ben 1,6 milioni di tonnellate di prodotto - che nessuno vuole - restano nei magazzini della provincia dello Hubei (principale zona agrumicola della Cina centrale), in attesa dei camion che dovrebbero effettuare i trasporti verso i mercati.
Secondo un funzionario locale: "La paura ha provocato perdite economiche pari a 400 milioni di yuan (57 milioni di dollari) e l'importo del danno è destinato ad aumentare se la crisi non si risolverà nel giro di una settimana". Il segretario generale dell'associazione frutticola dello Hubei ha dichiarato che ben il 70% del raccolto è rimasto invenduto: "Se questa situazione dovesse permanere per l'intera campagna agrumicola, i nostri produttori potrebbero subire danni per 1,5 miliardi di yuan", ha dichiarato.
Il panico è stato innescato da voci che riportavano la distruzione di 10.000 tonnellate di mandarini nella provincia sudoccidentale dello Sichuan, a causa della presenza di larve di mosca della frutta. I funzionari locali hanno smentito la notizia, precisando che solo 12 tonnellate di agrumi erano state distrutte e che la situazione era sotto controllo.