
Purtroppo gli italiani si rivelano ben poco esperti in questo campo: sono 500 ogni anno, infatti, le persone che restano intossicate per aver mangiato un fungo velenoso. L'autunno è il periodo dell'anno in cui si concentrano il 90% delle intossicazioni da funghi. Spesso si tratta di un contrattempo che si risolve con nausea, vomito e diarrea, ma una volta su dieci l'intossicazione può portare a gravissimi danni, anche letali, a fegato e reni.
E' bene dunque seguire alcune semplici regole: non consumare funghi raccolti o di dubbia provenienza, se non dopo che essi siano stati con certezza identificati come commestibili da un micologo. Non fidarsi dei cosiddetti "esperti/conoscitori". Accertarsi che i funghi freschi spontanei acquistati presso esercizi di vendita siano muniti, come prevede la legge, di un'etichetta attestante l'avvenuto controllo.
Occhio anche alla cottura, che non disattiva tutte le tossine presenti nei funghi: in particolare le tossine che danneggiano e uccidono il fegato resistono anche alle temperature di cottura dei cibi. Se dopo l'assunzione di funghi compaiono disturbi, soprattutto gastroenterici (nausea, vomito, dolori addominali, diarrea), non bisogna esitare a consultare un Centro Antiveleni e a seguire scrupolosamente le istruzioni che vengono fornite.