Migliorare la genetica per rilanciare la frutticoltura romagnola
Recentemente il rinnovamento varietale frutticolo ha avuto una nuova spinta, giustificata anche dal bisogno di corrispondere alla domanda del consumatore, ma soprattutto per sfruttare e mantenere nuovi mercati, anche internazionali. Va però evidenziato che gran parte delle nuove cultivar sono introdotte dall’estero (es. Nord America e Francia) e perciò non sempre idonee ai nostri ambienti di coltivazione.
Inoltre l’accesso alle novità varietali importate comporta, in termini di royalties sui brevetti, un notevole esborso per i frutticoltori. Il CRPV (Centro Ricerche Produzioni Vegetali), per cercare di affrancarsi dalla dipendenza estera e raccogliendo le istanze delle maggiori OP ortofrutticole (Apo Conerpo, Apofruit Italia, Orogel Fresco, Pempa-Corer), ha avviato un nuovo progetto di breeding con l’obiettivo di creare in pochi anni nuove gamme varietali di alto pregio qualitativo, da proporre alla distribuzione commerciale con continuità d’offerta ed in grado di rappresentare un elemento qualificante della produzione romagnola di albicocche, pesche e nettarine.
Il nuovo progetto (in collaborazione con il Dipartimento di Coltivazioni Arboree dell’Università di Bologna, responsabile scientifico: Prof. Daniele Bassi dell’ Università di Milano) è finanziato congiuntamente dalla Regione Emilia-Romagna, dalle Fondazioni Cassa di Risparmio di Cesena, Faenza, Forlì, Imola, Lugo e Ravenna e dalle stesse OP che hanno promosso l’iniziativa.
Il nuovo programma di breeding prevede l’impiego di metodologie innovative basate sulla genomica e, in particolare, sulla MAS (marker-assisted selection), detta anche "selezione assistita". La genomica riguarda lo studio dell’intera informazione genica contenuta in un organismo e le indicazioni che se ne ricavano sono un utile strumento che affianca e velocizza i programmi di miglioramento genetico. I marcatori molecolari, che derivano dalle diversità di sequenza della molecola del DNA tra due individui, possono essere utilizzati in programmi di breeding: una volta individuato un marcatore associato ad un determinato carattere d’interesse agronomico (es. colore o grandezza dei frutti), è possibile "seguire" la segregazione del marcatore in luogo del carattere stesso. Ciò consente di selezionare le tipologie desiderate già nei primi anni di sviluppo della pianta, ancora prima che le caratteristiche ricercate si rendano manifeste in campo, permettendo così di anticipare i risultati di almeno un quinquennio rispetto alle tecniche tradizionali.
La disponibilità di nuove cultivar di elevata qualità e serbevolezza, dotate di rusticità in quanto ottenute e selezionate a livello locale, permetterà una migliore penetrazione dei mercati e un abbattimento dei costi di produzione, costituendo così un elemento strategico per il rilancio della frutticoltura romagnola.
Fonte: conerpo.com