"Ricerca: "piante trappola" per combattere gli insetti nocivi"
Una strategia bio-tech già utilizzata con successo in varietà commerciali di granoturco e di cotone e che rende le piante resistenti agli attacchi di alcuni lepidotteri, consiste nell’inserire alcuni geni del batterio Bacillus thuringiensis nella sequenza genetica delle piante, al fine di produrre una tossina nociva per gli insetti, ma non per gli altri animali. Tale strategia finora non è stata sperimentata in altre coltivazioni, a causa della diffidenza da parte dei consumatori.
Ora, alcuni scienziati della statunitense Cornell Univeristy hanno proposto di utilizzare piante transgeniche, nelle quali sono presenti i geni resistenti ai parassiti, come "esche" per evitare l’infestazione di altre piante non transgeniche. Questa strategia aiuterebbe a eliminare - o perlomeno a minimizzare - l’utilizzo di pesticidi e a preservare le coltivazioni dai nemici naturali, aumentando o comunque mantenendo elevate le rese produttive.
Una "pianta trappola" viene usata per attirare gli insetti e allontanarli dalla coltivazione principale in una determinata area. In un test sperimentale, della senape indiana transgenica, nella quale erano stati introdotti i geni cry1C e cry1Ac di Bacillus thuringiensis, è stata usata come "pianta trappola" per proteggere campi di cavolo da infestazioni di falena DBM (diamondback moth). Questa falena, infatti, quando deve deporre le uova, ha una preferenza per la senape superiore di 11 volte rispetto al cavolo; pertanto le larve che si sviluppano sulla senape modificata non sopravvivono e l’attacco al cavolo risulta estremamente difficile.
Articolo originale: J. Cao, A. M. Shelton, E. D. Earle "Sequential transformation to pyramid two Bt genes in vegetable Indian mustard (Brassica juncea L.) and its potential for control of diamondback moth larvae". Plant Cell Rep DOI 10.1007/s00299-007-0473-x
Si ringrazia per la gentile collaborazione: Eleonora Cominelli
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