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Le aziende cinesi aumentano gli standard di qualita′

Roma - Ora che la reputazione dell'industria alimentare cinese ha subito un duro colpo a causa dei recenti incidenti dovuti al ritrovamento di sostanze chimiche in svariati prodotti esportati, alcune illustri aziende esportatrici stanno facendo di tutto per mettere in atto rigidi criteri di qualità. Il governo cinese le indica come esempio da seguire per tutto il resto del settore alimentare e recentemente un gruppo internazionale di giornalisti è stato condotto in visita presso tre di questi esportatori nella provincia di Shandong.

Una delle principali aziende è la Fusheng, proprietà della giapponese Rinken Vitamin Co., che lo scorso anno ha esportato 43,7 milioni di dollari di prodotti freschi verso gli Stati Uniti, l'Europa e il Giappone. L'azienda ha introdotto rigide misure regolamentari per evitare incidenti. I dipendenti devono prima sottoporsi a potenti getti d'aria e a un approfondito lavaggio con disinfettanti e poi lavorare con mascherine e guanti. I prodotti vengono accuratamente analizzati per il controllo di eventuali tracce; i test effettuati sono in grado di rilevare oltre 100 sostanze chimiche.

Le altre due aziende, Longda e Kaijia Food Co., entrambe parzialmente in mani giapponesi, hanno esportato lo scorso anno rispettivamente 141 e 35 milioni di dollari verso Giappone, Stati Uniti e Gran Bretagna.

La provincia di Shandong è il cuore dell'esportazione alimentare cinese e ha stretti legami con Giappone e Corea del Sud. La provincia conta 2600 esportatori alimentari, che nei primi cinque mesi del 2007 hanno esportato un totale di 2,4 miliardi di dollari in filetti di pollo surgelati, verdure, pesce e tagliolini. Un terzo dei prodotti era destinato al mercato giapponese. L'esportazione alimentare totale cinese ha un controvalore di 21,5 miliardi di dollari all'anno.