Russia: panoramica sul mercato delle verdure surgelate
Secondo il direttore generale della compagnia Aysbit, Igor Smetanin: "Alcuni attori del mercato russo tendono ad esagerare i tassi di crescita di questo mercato, al fine di attrarre potenziali investitori. E' già buono se il mercato cresce del 10-15% all'anno, mentre alcuni calcano la mano e parlano di aumenti nell'ordine del 20-25%."
Prima di tutto, le potenzialità di crescita sono limitate dalla dipendenza da una materia prima che viene importata all'80% e non è un mistero che la scarsità di materia prima è associata con i problemi dell'agricoltura russa. La produzione vegetale della provincia di Astrakhan era stata valutata un tempo 500.000 tonnellate annue e invece ora è praticamente scomparsa.
Soltanto poche imprese dell'industria dei surgelati hanno deciso di installare impianti in Russia, specialmente nelle zone meridionali, e ciò costituisce un ulteriore limite all'espansione di questo mercato, se si pensa al fatto che le verdure devono essere surgelate quanto più ravvicinatamente al momento della raccolta. I piselli, ad esempio, vanno surgelati entro 24 ore.
Malgrado ciò, la domanda di verdura, frutta e funghi surgelati in Russia è ancora maggiore degli attuali livelli di produzione. I funghi costituiscono un buon esempio - la produzione russa è stimata in 8.000 tonnellate l'anno, mentre il consumo è pari a 42.000 tonnellate. La maggior parte dei produttori russi di verdure surgelate si limitano a surgelare e confezionare prodotto straniero e solo poche aziende stanno investendo per aumentare al 20-35% la percentuale di prodotto nazionale nella gamma di surgelati per il 2008.
Allo stesso tempo, sta crescendo l'immissione sul mercato di prodotti surgelati di scarsa qualità, realizzati in Cina, con conseguenti proteste circa l'assenza di adeguati controlli fitosanitari. Il prodotto russo, poi, invece di arrivare al consumatore locale, viene esportato all'estero, verso i paesi dell'Europa occidentale.
Comunque, la profittabilità del settore dei surgelati è elevata, con ritorni di circa il 15% sul capitale investito e un ammortamento dei costi nel giro di 3-4 anni. Gli unici limiti rimangono le tasse e la scarsità di materia prima.