Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
I dati CSO presentati al 3° European Fruit Summit di Cesena

Kiwi: lo scenario produttivo e commerciale; gli effetti del problema batteriosi



Durante l'ultimo European Fruit Summit del 4 ottobre scorso, Elisa Macchi del CSO-Centro servizi ortofrutticoli di Ferrara ha presentato le previsioni di produzione di kiwi. "Nel 2011 - ha detto Elisa Macchi - a livello nazionale, gli impianti in piena produzione, cioè di età superiore a 4 anni, ammontano a circa 23.450 ettari, l’1% in più rispetto al 2010".

I dati di produzione anticipati dal CSO per il 2011 parlano di 512.753 ton contro le 441.538 del 2010. Una crescita del 16% rispetto al 2010 e del 3% sulla media del quinquennio 2006-2010.

Elisa Macchi ha fatto notare come nel 2011 la produzione commercializzabile (da 65 grammi in su), che in questa campagna dovrebbe raggiungere le 461.000 ton, rappresenti il 90% del totale. Nel 2010 tale produzione era di 441.538 ton, cioè il 93% del volume complessivo raccolto.

Venendo ai dati per singola regione, il CSO ha valutato in circa 4.850 gli ettari destinati a kiwi in Piemonte; la leggera flessione registrata (-2% sul 2010) è dovuta anche agli abbattimenti per batteriosi. La produzione prevista per il 2011 si attesta su 129.672 ton, un significativo +38% rispetto al 2010, che ha raggiunto le 93.790 ton. Rispetto alla media 2006-2010, però, si tratta di un modesto +2%.

Al Veneto è attribuita una superficie di circa 3.300 ettari (+4% sul 2010). In particolare, è la provincia di Verona a incrementare la superficie. Le produzioni 2011 sono stimate su 71.271 ton, un +4% rispetto alle 68.770 ton del 2010 e un +5% rispetto alla media degli ultimi cinque anni.

Anche l’Emilia-Romagna segna una leggera crescita (+2% sul 2010) della superficie destinata ad actinidia che raggiunge ora quasi i 3.350 ettari. Presente la batteriosi, anche se la superficie colpita risulta assai limitata. Non sono inoltre stati segnalati significativi abbattimenti. La produzione regionale prevista dal CSO per il 2011 indica 82.021 ton che, rispetto al 2010 (55.162 ton), costituisce un notevole +49% e un soddisfacente +17% rispetto alla media degli anni 2006-2010.

Nel Lazio, malgrado la diffusione del batterio PSA non si sono verificati eccessivi abbattimenti e la superficie resta la più importante in Italia, con circa 7.400 ettari (+3% sul 2010). Si rileva un forte tasso di presenza di aziende con batteriosi in particolare nei comuni di Aprilia, Cisterna, Velletri e Latina, e anche altre aree minori non sono risultate esenti. A differenza delle aree del Nord, nelle aziende che presentano batteriosi, la diffusione della malattia può anche arrivare a interessare il 100% delle piante. Per il 2011 si stimano 171.700 ton, una variazione pari al +3% rispetto al 2010 e al +7% rispetto alla media degli ultimi cinque anni.

Per quanto riguarda le rese, in Piemonte sono nettamente superiori al deficitario 2010 (+38%). Le rese medie per ettaro si posizionano comunque al di sotto del valori medi del periodo 2006-2009. In Veneto le rese risultano lievemente inferiori al 2010 nel veronese (-4%); recupero produttivo a Treviso e leggero incremento nelle rimanenti aree. L’Emilia-Romagna presenta invece rese decisamente superiori (oltre il 40% in più) al 2010, anno che fu fortemente penalizzato dalle gelate. Le rese risultano comunque inferiori al 2009. Nel Lazio, complessivamente le stime regionali vedono le rese 2011 non molto distanti dai valori medi del 2010. A differenza della passata campagna, in genere la presenza del cancro batterico sembra aver influito meno negativamente sul numero medio di frutti negli appezzamenti colpiti.


Nel grafico, l'offerta 2011 di kiwi è leggermente inferiore alle annate 2008 e 2009

Nell’emisfero nord, le previsioni di produzione 2011/2012 vedono la Grecia a quota 89.500 ton (+23% rispetto al 2010/2011 e +27% su 2006/2010), la Francia con 70.000 ton (+8% sia rispetto alla stagione precedente che alla media del quinquennio), la California con 26.925 ton (rispettivamente +37% e +42%). Quindi Portogallo, Corea e Spagna.

Riguardo le esportazioni per campagna commerciale (ottobre-maggio), l’Italia esporta mediamente il 70% della produzione commercializzabile. Le esportazioni di kiwi rappresentano il 14% del totale della frutta italiana esportata. Nella campagna 2010/11 sono state esportate circa 336.000 ton, il 6% in meno rispetto all’anno precedente.



Per quel che attiene le esportazioni italiane 2010/2011 per destinazione (vedi foto sopra), con 244.706 ton verso i paesi dell’Unione europea, sono diminuite del 7% rispetto all’anno precedente e - con 28.107 ton – sono calate dell’11% verso i paesi dell’Europa extra Ue. Contrazione addirittura del 22% verso il Nord America e del 10% verso l’Oceania. Segnano un incremento, invece, le esportazioni verso l’Estremo Oriente (+15%, Brasile, Argentina e altri paesi americani (+14%) e Medio Oriente (+2%) anche se si riferiscono a quantitativi piuttosto limitati: 13.217. 12.726 e 9.002 ton rispettivamente .



Elisa Macchi ha concluso con un breve accenno agli acquisti al dettaglio. Nel grafico soprastante si nota come, dal 2000 al 2007, si sia registrato un incremento del 70%. Nel 2008 la prima leggera flessione (-4% sul 2007). Negli anni più recenti gli acquisti appaiono stabili, sulle 125.000 ton.

Nei primi sei mesi del 2011, sono state vendute 73.318 tonnellate di kiwi contro le 73.903 del 2010 (-0,8%). Considerando che il valore di 1.000 euro si è spostato leggermente, da 137.769 a 136.467 kg, il prezzo medio al kg risulta quasi stabile (-0,2%).