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Arance Moro, una contraddizione tutta siciliana

Che l'agrumicoltura siciliana non stia attraversando un periodo felice è sotto gli occhi di tutti, ma sorprende notare l'esistenza di alcune contraddizioni che stridono con l'economia del comparto.

Partiamo da una constatazione: il virus della tristezza degli agrumi (CTV) può senz'altro definirsi un dei peggiori nemici del comparto di questi ultimi anni, e ha comportato l'estirpazione di moltissimi ettari di arance.


Sopra: varietà Moro

Una tra le diverse varietà colpite è l'arancia Moro che, nel corso degli anni, ha visto una drastica riduzione, al punto che le industrie di trasformazione sono costrette a importarne il succo concentrato dall'Australia (vedi Freshplaza del 30/01/2018). Un paradosso che dovrebbe far riflettere i produttori siciliani i quali, tra mille difficoltà, stentano ad andare avanti.

Ma come si presenta questa particolare referenza, sul mercato attuale? Lo abbiamo chiesto a uno dei maggiori conoscitori del settore agrumicolo siciliano.

"Ormai la commercializzazione del Moro è alla fine - risponde Pietro Russo, esperto dell'agrobusiness agrumicolo - e rimane solamente il Tarocco da poter esportare, visto che il Sanguinello è una varietà che può dirsi scomparsa a causa delle malattie. La zona di produzione interessate dal Sanguinello si concentra o forse sarebbe meglio dire si concentrava principalmente tra Palagonia (CT) e Grammichele (CT), una vastissima zona totalmente da estirpare e reimpiantare".

"Si calcola che almeno il 50% degli agrumeti sono ormai da estirpare - continua Russo - cionondimeno riusciamo ancora a soddisfare le richieste dei mercati, ma si tratta di una sofferenza per via dei prezzi al di sotto delle aspettative. Purtroppo subiamo un rilevante ingresso di agrumi provenienti principalmente dalla Spagna che, almeno per le varietà bionde, copre una grossa fetta di mercato, a scapito del prodotto italiano".

"Il settore della trasformazione industriale, fino a questo momento, continua ad assorbire con regolarità la merce ritenuta non conforme alla vendita come prodotto fresco - conclude l'esportatore - con preferenza sulla varietà Moro, poiché più ricca di antociani che quantificano il pigmento rosso, impiegato anche come colorante per succhi e quant'altro. Ma anche qui il prezzo non copre i costi. In considerazione di ciò, lo sconforto del settore è reale e il futuro molto incerto".