Angurie, non c'e' mercato: la parola al produttore
"Su una ventina di ettari, non è stato possibile raccogliere per via del prezzo troppo basso e/o dei contratti verbali, poi cancellati. Sono passato con il frangizolle, poiché le angurie sono maturate troppo sotto il sole, si sono scottate e sono diventate gialle. Faranno da compost. Si trattava di prodotto pronto dal 1 luglio, ma rimasto invenduto".
"Se per coltivare un ettaro ad angurie ci vogliono circa 5.500 euro, mi sembra chiaro che non si possa vendere la produzione a 2.000 o 1.500 euro. Ma, pur di smaltirla, i livelli del controvalore in vendita hanno toccato anche i 1.000 euro, che vanno a coprire solo i costi di affitto a ettaro del terreno".
Antonio è un giovane di 27 anni e da 8 anni opera in agricoltura. "Mio padre mi ha sempre portato nei campi, fin da piccolissimo. Se ho imparato una cosa, è che nel mondo agricolo non ci sono certezze".
Nel 2013, a causa di un'alluvione, l'azienda ha perso 35 ettari coltivati a cavoli; "riuscii a riprendermi, ma quest'anno è arrivata l'ennesima stangata. Francamente, sono stanco di questo lavoro poiché tasse, contributi, fascicoli, certificazioni e quanto altro ci opprimono... noi paghiamo tutto, ma tutela ne otteniamo zero!".
Antonio però conclude: "Nonostante tutte le sciagure, l'anno prossimo noi produrremo lo stesso, perché ormai le angurie fanno parte della nostra vita. Sono la nostra opera d'arte. Si tralasciano perfino i figli, pur di produrre; l'obiettivo è avere la soddisfazione che il pubblico mangi i nostri prodotti, e comprenda i sacrifici fatti e la qualità, oltre al tempo speso per coltivarli".
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Antonio Donno
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