Un ricercatore di UniUdine interviene nel dibattito sui brevetti vegetali
"L'Università di Udine - ricorda Miclet - ha una piccola, ma significativa esperienza di breeding, principalmente actinidia e vite. Quello che abbiamo sperimentato in Italia con la nostra varietà di kiwi giallo Soreli ha dell'incredibile".
"La cultura della Proprietà Intellettuale (PI) da noi è molto debole in generale e a tutti i livelli, dal grande imprenditore al consumatore. La scarsa consapevolezza dei vantaggi che la PI può dare va purtroppodi pari passo con una certa propensione alla violazione dei diritti altrui. E se questo vale per le privative industriali, con quelle vegetali la situazione è disperata. Solo in Grecia abbiamo trovato una situazione simile..."
"Quello che rattrista è il fatto che i primi ad essere danneggiati non sono i breeder, ma i diversi soggetti della filiera. Come ente pubblico nel licenziare una nuova varietà, pur senza sottovalutare il possibile ritorno economico - importante per noi - siamo molto sensibili all'interesse collettivo, al più ampio impatto che una nuova varietà può portare".
"Con le varietà di kiwi giallo abbiamo voluto offrire un'opportunità laddove c'era un'enorme domanda di una tipologia di prodotto e una capacità inespressa dai produttori (esclusi dagli unici due club in quel momento avevano varietà gialle). Con le nostre varietà di viti resistenti a peronospora e oidio abbiamo voluto dare un contributo, che riteniamo importante, per una viticoltura sostenibile".
"E' triste constatare che progetti come questi possano essere sviliti o addirittura compromessi dalla leggerezza, ignoranza o spregiudicatezza di molti operatori. Da tempo penso che i breeder privati e pubblici in Italia dovrebbero attivarsi per denunciare questi problemi e promuovere una maggior consapevolezza dei vantaggi che le privative in agricoltura possono portare".
"Per questo ho apprezzato molto la sua intervista", conclude Miclet.