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Due industrie in bilico, soldi che mancano, accordo ancora in alto mare

Nord Italia: 5500 ettari di pomodoro a rischio e un'intera filiera in crisi

Gravissima situazione in Emilia-Romagna per il pomodoro da industria. Ancora non vi è un accordo per l'annata 2017. E come mai? Non si tratta, solo, del solito ritardo; quest'anno ci sono anche due bombe che minacciano i produttori. Le industrie di trasformazione Copador di Collecchio (Parma) e Ferrara Food di Ferrara non hanno liquidato i produttori per le spettanze del 2016. O le hanno liquidate solo in minima parte. Si tratta di 4000 ettari circa per Copador (clicca qui per l'articolo precedente) e oltre 1500 per Ferrara (vedi news).


Foto tratta da statoquotidiano.it

Se entro breve le banche non accetteranno un piano di salvataggio, immettendo così la liquidità necessaria per pagare gli agricoltori, questi ultimi non effettueranno i trapianti. Si tratta di 5500 ettari di pomodoro in meno, con tutte le conseguenze negative per la filiera.

Da qualche mese l'OI pomodoro ha un nuovo presidente, Tiberio Rabboni (clicca qui per la precedente intervista). L'organismo sta cercando di mediare varie situazioni, ma non può, per statuto, entrare nel merito dell'accordo sui prezzi. Da non dimenticare che nel 2016 i prezzi furono concordati a metà maggio, quindi una vera vergogna, uno schiaffo agli agricoltori (leggi qui l'articolo) perché a metà maggio i trapianti sono già stati effettuati da diverse settimane.


Foto tratta da tractorum.it

Se si è giunti a fine febbraio in questa situazione, viene da pensare che non tutti si rendano conto della gravità della situazione. Abbiamo chiesto un parere a Luca Artioli, responsabile Apo Conerpo per il settore. "Venerdì 24 febbraio ci sarà un incontro fra i rappresentanti delle Op e quelli delle industrie. Personalmente penso sia difficile che si trovi una soluzione per le due industrie in crisi. Il limite massimo è il 28 febbraio. Dal primo marzo si dovrà discutere l'accordo, anche senza le due aziende in crisi e quindi senza i loro ettari".



Secondo Artioli, Ferrara Food è un malato sì grave, ma non terminale. Con una cura di antibiotici potrebbe riprendersi. E gli antibiotici dovrebbero corrispondere al nome di "prestiti" da parte delle banche. Ma le banche, specie ora, prima di prestare qualcosa vogliono delle garanzie e dei piani di recupero che siano ben ponderati. I "pagherò" di una volta non bastano più.

Strano a dirsi, ancora una volta sarà la parte agricola a pagare lo scotto. Già lo sta pagando perché non ha ancora ricevuto la gran parte dei soldi della campagna scorsa. Gli agricoltori hanno coperto tutte le spese e non hanno ricevuto il frutto del proprio lavoro. Ma se le industrie saltano, le ripercussioni saranno gravi per tutti i territori limitrofi.