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L'effetto dell'embargo in una prospettiva piu' ampia

Lotta di potere tra Russia e Occidente solo un tassello in nuovi assetti globali?

Sarà formalizzato oggi, 8 settembre 2014, un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia da parte dei 28 Stati membri dell'Unione europea, deciso a seguito di una riunione tra tutti gli ambasciatori UE. Il nuovo giro di vite ai rapporti economici con Mosca, dopo il vertice Nato, è stato annunciato con una lettera congiunta dai presidenti del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e della Commissione Josè Manuel Barroso.

La nuova lista di sanzioni comprende misure di carattere finanziario ed economico, che toccano il mercato dei capitali, la difesa, i beni a doppio uso civile e militare, le tecnologie sensibili. C'è inoltre una nuova lista di persone, alle quali saranno congelati beni e bloccati visti, che includono la nuova leadership di Donbass, il governo della Crimea e personalità russe.

Anche gli Stati Uniti sono pronti ad intraprendere un'analoga iniziativa, se non verrà rispettato il cessate il fuoco concordato a Minsk tra i presidenti ucraino Petro Poroshenko e russo Vladimir Putin. Da parte sua, Mosca ha già minacciato una reazione se le sanzioni UE entreranno in vigore. Le contromisure russe, che hanno già messo al bando varie categorie di prodotti agroalimentari, pesano sull'economia UE per valore stimato in oltre 5 miliardi di euro, di cui 200 milioni di perdite per l'Italia.

La reale efficacia delle sanzioni è materia molto discussa tra gli esperti. Il motivo principale è la carenza di situazioni analoghe dove si è ricorso a sanzioni economiche, anche se queste continuano ad essere un'ottima soluzione alternativa all'intervento militare.

Sentimenti patriottici
L'intera situazione sta avendo anche un risvolto positivo per Putin. Non molto tempo fa, in Russia si protestava contro la sua rielezione. Le attuali tensioni tra Russia e Occidente hanno invece alimentato sentimenti patriottici. Questo fenomeno è ben conosciuto: la popolazione di una nazione tende a raccogliersi intorno al suo leader politico in caso di conflitto. Putin però, non potrà approfittare di questa reazione ancora per molto, visto che più a lungo dura il conflitto e più tale effetto si indebolisce.

Nel frattempo, le conseguenze del divieto alle importazioni dai paesi occidentali in Russia potranno essere compensate in parte aumentando la produzione interna, cosa che può essere difficilmente realizzata sul breve termine. Una seconda possibilità è quella di ricercare nuovi partner commerciali che possano fornire i prodotti mancanti.

Per esempio, attraverso scambi commerciali più stretti con le ex repubbliche sovietiche, processo che consente tra l'altro a Putin di ampliare la sfera del suo potere politico. Queste nazioni diventano infatti dipendenti dalla Russia a livello commerciale, cosa che va tutta a vantaggio di Putin. Inoltre, Putin può contare sulle esportazioni delle economie emergenti dell'emisfero sud.

I paesi BRICS saranno una nuova potenza?
Le nazioni indicate dall'acronimo BRICS, cioè Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica hanno già in essere importanti collaborazioni, che oggi potrebbero allargarsi. A luglio, queste nazioni hanno creato una Banca per lo sviluppo alternativa alla Banca Mondiale, con un budget di 100 miliardi di dollari, da spendere nell'attuazione di progetti infrastrutturali nei Paesi in via di sviluppo. Inoltre, la banca dispone di 100 miliardi di riserve in valuta estera per far fronte alle difficoltà di pagamento dei Paesi in via di sviluppo. La banca è un'alternativa alle istituzioni occidentali dominanti, come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), istituzioni verso le quali i BRICS hanno sempre manifestato malcontento: si pensi che questi 5 paesi possiedono appena l'11% dei voti nell'Fmi, nonostante rappresentino oltre il 20% dell'attività economica globale; e il Congresso degli Stati Uniti rifiuta di ratificare l'accordo raggiunto nel 2010 per correggere questa distorsione.



Pare che sarà soprattutto il Sud America a beneficiare del boicottaggio russo nei confronti degli alimenti occidentali. Infatti, 90 aziende brasiliane autorizzate hanno potuto esportare direttamente in Russia pollame e carne di manzo e di maiale. Queste nazioni possono rappresentare un'alternativa valida anche per altri prodotti.

Anche l'Argentina potrebbe vere un ruolo nell'approvvigionamento alimentare della Russia. Da questa nazione sudamericana, infatti, la Russia importa soprattutto pere, mele, uva da tavola, agrumi, carne, burro di arachidi e formaggio. Nel 2012, l'Argentina ha esportato prodotti agricoli in Russia per un valore di un miliardo di dollari. I produttori di carni in Argentina stanno considerando un incremento della produzione per poter soddisfare il mercato delle esportazioni.

Secondo Leonardo Boto, direttore esecutivo della Fondazione Exportar: "Si prevede un incremento tra il 50 e il 100% delle esportazioni argentine in Russia, e si aprono nuove opportunità soprattutto per la provincia di San Juan. Dobbiamo usare le sanzioni russe come opportunità." Il direttore ha ricordato che la potenziale domanda di prodotti vitivinicoli, frutta fresca, frutta secca e altri alimenti ammonta a circa 9 miliardi di dollari.

Per questo motivo, Boto promuove la partecipazione alla prossima fiera World Food di Mosca, in programma dal 15 al 18 settembre,nella quale sarà presente uno stand argentino.

E' sempre più vicina l'esportazione di nuovi prodotti in Russia anche per il Perù. Alla fine del 2013, gli scambi commerciali tra Perù e Russia hanno registrato un saldo negativo di 143 milioni di dollari. Ciò nonostante, le esportazioni peruviane verso questo mercato crescono in maniera costante, tanto che l'anno scorso hanno raggiunto i 152 milioni, con un incremento medio annuo del 55%.

"Il Perù - ha spiegato Carlos García, dirigente del Centro per il Commercio Estero della CCL - potrebbe approfittare dell'opportunità dell'embargo e introdurre nuovi prodotti sul mercato russo. La domanda è talmente grande che potrebbe assorbire la nostra offerta integralmente; per questo dobbiamo mantenere vive le possibilità di concretizzare accordi di esportazione". Tra i prodotti favoriti ci sono mandarini, uva, limoni, ananas, mirtilli, avocado e fichi.

Pure il Cile potrà beneficiare delle sanzioni commerciali, perché, l'anno scorso, questa nazione ha consegnato merci in Russia per un valore di 567 milioni di dollari, prevalentemente salmone, frutta, carne di maiale, vino e gelatina. A livello regionale, il Cile esporta soprattutto uva da tavola, avocado, bacche e kiwi.

La possibilità che tutte queste nazioni approfittino della situazione ha portato l'UE ad avviare negoziati con le nazioni sudamericane, auspicando che "non approfittino in modo sproporzionato della situazione attuale". L'Europa potrebbe mettere sotto pressione il continente tramite i negoziati in corso con Mercosur, il mercato comune del Sud America.

Testo e traduzione FreshPlaza. Tutti i diritti riservati.
Data di pubblicazione: