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Embargo russo ai prodotti agricoli di UE, USA, Norvegia, Australia e Canada: impatti e prospettive

Come già anticipato nella newsletter straordinaria di FreshPlaza dell'8 agosto 2014, il Governo russo ha provveduto alla pubblicazione del decreto richiesto dal Presidente Vladimir Putin, volto a limitare le importazioni di prodotti agroalimentari da quei Paesi che hanno imposto sanzioni contro Mosca.

Dal 7 agosto 2014 e per la durata di un anno, sono limitate o bloccate con decreto le importazioni agricole dai paesi che hanno adottato sanzioni contro Mosca in risposta al conflitto in Ucraina e cioè UE, USA, Norvegia, Australia e Canada.

La lista dei prodotti soggetti a embargo comprende carne di manzo e maiale, pollo, pesce e frutti di mare, latte e latticini, frutta e verdura, con l'esclusione di alcolici e di prodotti per bambini.

Sono a rischio miliardi di euro in beni che ogni anno l'Europa commercializza in Russia. La bilancia commerciale agroalimentare UE-Russia è infatti largamente in attivo e nel 2013 ha superato la soglia dei 10 miliardi di euro.



Tra i principali prodotti esportati dall'Europa verso Mosca, c'è l'ortofrutta (prima voce dell'export europeo, con quasi due miliardi di euro esportati); seguono, subito dopo, carni, bevande - tra cui il vino, che comunque non è oggetto dell'embargo e prodotti lattiero caseari. Tutti comparti essenziali, nei quali l'Italia è leader ed anche protagonista delle esportazioni.



Il valore dell'export italiano verso la Russia nel 2013 per le tipologie colpite è di 163 milioni. Ma i principali esportatori sono stati: Lituania, 927 milioni; Polonia, 841; Germania, 595. Seguiti da Olanda, 528; Danimarca, 377; Spagna, 338; Finlandia, 283; Belgio, 281; e Francia, 244 milioni di euro.

Tabella: il valore delle sole esportazioni ortofrutticole UE verso la Russia


Frontiere bloccate a possibili riesportazioni tramite Bielorussia e Serbia

Nella prima fase dei blocchi, quando la Russia aveva imposto un bando solo alla frutta proveniente da Polonia e Moldavia, si era pensato di poter aggirare l'embargo facendo transitare le merci dalla Bielorussia o dalla Serbia, spacciandole per prodotto locale. Tuttavia, la dogana della Bielorussia è riuscita a scoprire le intenzioni degli esportatori e ha impedito che ciò avvenisse.

Va ricordato che, in precedenza, il presidente locale Alexander Lukashenko, pur non appoggiando le sanzioni, aveva assicurato alle autorità russe che le riesportazioni di frutta e verdura in Russia attraverso la Bielorussia sarebbero state rigorosamente impedite

Pure la Serbia ha deciso di non consentire il trasferimento di merci provenienti dall'UE attraverso il suo territorio nazionale. La Serbia ha annunciato anzi che le autorità impediranno qualsiasi tentativo in tal senso. Rasim Ljajić, ministro per il Commercio Interno ed Estero, ha dichiarato che la nazione rafforzerà le sue misure di controllo e punirà severamente chiunque tenti di agire da intermediario: "La Serbia non si può consentire di riesportare i beni dell'UE, dato che ciò potrebbe mettere in pericolo le spedizioni all'estero di mele nazionali, che si stima raggiungano le 150.000 tonnellate su una produzione complessiva di 300.000/400.000 tonnellate stimata per quest'anno."

L'anno scorso, le importazioni russe di mele provenienti dalla Serbia sono risultate 2,5 volte più alte di quelle registrate nella stagione precedente, cosa che ha permesso alla Serbia di accedere, per la prima volta, tra i primi tre esportatori di mele in Russia.

Finora, la Serbia ha esportato in Russia prodotti agricoli per un valore di 117 milioni di dollari, che potrebbe salire a 300 milioni di dollari entro la fine dell'anno.

Impatto dell'embargo russo per gli Stati Uniti
La Russia rappresenta un importante mercato estero per gli USA: nel 2013, sono stati importati dalla Russia mandorle statunitensi per 138 milioni di dollari, pistacchi per 31 milioni, mele e pere fresche rispettivamente per 13 e 12 milioni di dollari, uva per 2,7 milioni. Il totale delle importazioni russe di prodotti agroalimentari USA ha raggiunto 1,6 miliardi di dollari.

Con ben un 30% (percentuale in aumento) di mele, pere e ciliegie che dallo Stato di Washington (USA) vengono indirizzate all'export, la perdita del mercato russo avrà conseguenze pesanti anche per i produttori americani.

Jeff Correa, vicepresidente del Northwest Horticultural Council di Yakima riferisce: "L'anno scorso (2013), la Russia ha rappresentato il nostro terzo mercato per le pere, con spedizioni per circa 550.000 cartoni e un valore di 11 milioni di dollari." Quest'anno, è previsto che il raccolto arrivi a 19 milioni di cartoni; Yakima rappresenta ben il 13% dell'intero raccolto di pere del Nordovest degli Stati Uniti.

La Russia non compare tra le prime 10 destinazioni principali per le mele statunitensi; tuttavia, l'anno scorso, i cartoni di mele esportati sul mercato russo sono stati oltre i 598.000. Il Messico è il principale acquirente delle mele USA.

Al momento, gli esportatori sono in cerca di nuovi mercati e pare che sarà un'impresa trovarli, visto che le stesse nazioni europee attendono un consistente raccolto di pomacee. "Gli europei andranno anch'essi alla ricerca di nuovi mercati in Medio Oriente, Asia Sud-orientale e Brasile," sottolinea Correa.

Problemi di approvvigionamento in Russia?
Andrew Karpov, direttore esecutivo dell'Associazione russa delle società di retail, ha riferito: "Ci serviranno da 1 a due mesi per completare la riorganizzazione dei flussi di fornitura. Abbiamo la possibilità di sostituire le merci bandite. Non credo che esista un solo prodotto per il quale non saremo in grado di trovare un sostituto. Da adesso in poi, lavoreremo con 2-3 clienti contemporaneamente. Oltretutto, la produzione necessaria può essere importata dalle nazioni della Comunità degli Stati Indipendenti, oppure da Africa, Egitto, Marocco, Cina e Sud America."

Forniture alternative da aree vicine alla Russia
Il territorio di Krasnodar, una vasta zona agricola della Russia, sarebbe in grado di sostituire la metà delle importazioni di frutta su scala nazionale, secondo quanto riferito dal governatore locale Alexander Tkachev, il quale ha sottolineato che i produttori del Territorio sono tutti mobilitati e pronti "ad incrementare i volumi di produzione di frutta e bacche da subito".

Anche l'Armenia potrebbe trarre vantaggio dall'embargo russo, come sottolineato dal primo ministro locale Ovik Abramyan; pare, infatti, che la situazione possa stimolare le relazioni economiche tra i due paesi. Il governo ha riferito che supporterà attivamente i produttori locali interessati nelle esportazioni sul mercato russo.



Tra i candidati alle forniture per il mercato russo figura pure l'Azerbaigian, che è pronto ad incrementare le sue esportazioni di ortofrutticoli in Russia, secondo il presidente del locale Fondo di Investimento e delle Esportazioni, Rufat Mamedov. "La Russia è il nostro partner commerciale tradizionale e siamo pronti a rafforzare questa relazione", ha riferito.

Secondo l'esperto, l'Azerbaigian produce una quantità maggiore di frutta e verdura di quanto la Russia richieda effettivamente al momento.

"L'anno scorso, l'Azerbaigian ha prodotto 250.000 tonnellate di mele, mentre la Russia ne ha richieste solo 37.000 tonnellate. Lo stesso vale per le pere. La produzione di pere dell'Azerbaigian è stata di 40.000 tonnellate, mentre la Russia ne ha importate da questa nazione solo 168 tonnellate."

Da parte sua, la Siria potrebbe esportare in Russia agrumi e ortaggi da coltivazione protetta, prodotti tra i primi di novembre e la fine di aprile, quando solitamente si trova a competere con le nazioni dell'Europa mediterranea

Il vice presidente del Consiglio commerciale siriano, Samer Osman, ha dichiarato che il volume di scambi commerciali tra la Siria e la Russia non superavano il miliardo di dollari nel 2013, ma che è ora stato dato il via ad un progetto preliminare per indirizzare grandi volumi di olio di oliva siriano (che andrà a sostituire quello importato da Grecia, Italia e Spagna), e di agrumi (15.000 tonnellate stimate), durante la prossima stagione.

Pure la Serbia ha inviato recentemente una richiesta a tutte le autorità locali per trovare aziende che abbiano il potenziale per esportare in Russia, secondo quanto riferito da Zeljko Sertic, presidente della Camera di Commercio della Serbia (PKS). Il mercato russo, secondo le parole di Sertic, ha bisogno soprattutto di prugne, ma anche di altri prodotti agroalimentari quali latte e dolciumi.

Forniture alternative da altre aree del globo
Ovviamente, oltre ai suddetti paesi limitrofi, compresa la Turchia, si prevede che l'embargo russo favorisca altri esportatori quali Cina, Sudafrica e paesi dell'America Latina. Tra questi ultimi, il Cile non sembra tuttavia disporre di volumi sufficienti di kiwi, date le scarse produzioni dovute alle gelate di fine 2013, mentre un 90% degli agrumi è già destinato al mercato USA. Il Perù potrebbe avere maggiori possibilità di esportazione, soprattutto a partire da ottobre, grazie alla sua forte produzione di uva Red Globe, particolarmente apprezzata in Russia. Il Brasile, che ha già avviato la sua campagna di esportazione delle mele, dovrà fare i conti con una forte domanda interna di mele Granny Smith e Royal Gala, mentre appare più probabile un incremento delle spedizioni verso la Russia di pere Williams.

Se la Russia avrà successo nella ricerca di fornitori nei paesi emergenti, l'offerta dei loro prodotti sul mercato europeo potrebbe essere più scarsa e ciò potrebbe comportare un aumento dei prezzi.