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Il lavoro nero danneggia sia i lavoratori, sia gli imprenditori onesti

Caporalato, in Emilia-Romagna 20 per cento dei lavoratori stagionali sottopagato

In Emilia-Romagna, e in particolare nelle province a vocazione ortofrutticola come Forlì-Cesena e Ravenna, è stimabile fra il 15 e 20% la componente di braccianti sottopagati, in nero o in grigio, vale a dire o totalmente senza il rispetto delle regole del lavoro oppure solo in parte. Lo ha affermato Arturo Zani, segretario Cgil di Cesena, durante un convegno svoltosi il 25 luglio 2018. A livello nazionale, le stime riportate parlano di 400mila i lavoratori esposti a ingaggio irregolare.



"Parliamo spesso con lavoratori per lo più stranieri - ha detto Zani - impiegati nel settore agricolo. In tanti ci parlano di una tariffa attorno ai 4 euro l'ora, in nero. Abbiamo fatto anche delle denunce e la Guardia di Finanza è intervenuta. Nel solo territorio di Cesena, sono circa 400 i lavoratori a rischio".

L'organizzazione degli sfruttatori è piramidale. A rimetterci sono i soggetti più deboli, che lavorano duramente per pochi soldi e senza garanzie, ma anche gli imprenditori onesti che hanno costi della manodopera più alti del doppio. Chi sfrutta il lavoro nero o grigio può permettersi di vendere i prodotti a prezzi più bassi, alterando la concorrenza e il mercato.

Zani ha spiegato che, apparentemente, tutto sembra regolare. Esistono delle cooperative fittizie che forniscono la manodopera. Il datore di lavoro si rivolge a queste cooperative ma non può fare finta di non sapere come stanno le cose, dato che paga 5-6 euro l'ora contro il doppio del normale. Una quota, circa 1 o 2 euro l'ora, resta nelle tasche degli organizzatori, i cosiddetti caporali.

Dopo un paio d'anni, la cooperativa fittizia viene chiusa, l'Iva viene evasa e tutto si insabbia, fino a ricominciare con le stesse persone ma ragione sociale nuova.