"Speravamo in una sentenza del tenore opposto, dal momento che la tecnica della selezione vegetale della mutagenesi, al contrario di altre quali la transgenesi, è un procedimento che consente di modificare il genoma di una determinata specie senza ricorrere a corredi genetici estranei", afferma il presidente della Copagri Franco Verrascina, per il quale si tratta di una "occasione persa per l'agricoltura".
"Continuare a parlare di Ogm, invece, significa concentrare l'attenzione su una tecnologia sempre più datata, sottovalutando le nuove frontiere della ricerca, fondamentali per un'agricoltura più sostenibile dal punto di vista ambientale e della sicurezza alimentare", rimarca il presidente.
"Si tratta di una tecnica innovativa in continua evoluzione – rimarca l'Organizzazione degli imprenditori agricoli - dalla cui applicazione, utilizzata anche dai ricercatori italiani, possono derivare risultati positivi per la salvaguardia delle nostre produzioni".
Queste nuove biotecnologie, a parere di Confagricoltura, possono, infatti, contribuire alla riduzione degli sprechi alimentari, a garantire una produzione alimentare sostenibile, a tutelare le nostre produzioni tipiche, oggi minacciate da malattie di difficile controllo, in continua evoluzione, e dai cambiamenti climatici.
"La sentenza della Corte – prosegue L'Organizzazione - tracciando di fatto una distinzione netta tra tecniche tradizionali e innovative che penalizza queste ultime, non considera come Ogm gli organismi ottenuti da mutagenesi attraverso tecniche utilizzate convenzionalmente e con una lunga tradizione di sicurezza. Viene affidata però agli Stati Membri la facoltà di includerli ugualmente tra gli Ogm; aprendo così la strada verso possibili disparità tra Paesi membri".
"E' una sentenza che richiede una riflessione politica attenta, che magari – auspica concludendo Confagricoltura – porti ad un ripensamento complessivo della direttiva n. 2001/18 del Parlamento europeo e del Consiglio".