Il relatore ha sottolineato gli aspetti qualificanti della proposta: l'ampliamento a tutti i prodotti e a tutti i fornitori (senza più il limite dei 50 milioni di euro di fatturato); inoltre, la direttiva ha cercato di contemperare le venti diverse legislazioni nazionali già esistenti in materia, puntando a requisiti minimi di armonizzazione. Il fondamento giuridico ("ristrettissimo", come lo ha definito il relatore) è nell'Art 43 - Par.2. del Trattato sul funzionamento della UE.
L'intento ultimo è però tutelare non soltanto i produttori, mediante la forma del contratto scritto, la certezza del pagamento in termini prefissati e la possibilità di denunciare in forma confidenziale pratiche sleali, ma anche il consumatore finale, che può solo trarre vantaggi da una filiera equa e trasparente, che metta al centro la qualità del risultato invece che l'imposizione di determinati termini economici in un quadro di "dipendenza" di un soggetto da un altro.
"Ma questa direttiva - ha sottolineato De Castro - non va interpretata come una caccia alle streghe! L'intendimento è quello di equilibrare il potere contrattuale e negoziale tra le parti, anche prevedendo forme di mediazione alternative al ricorso ai tribunali. Chi esercita il potere contrattuale lealmente, non ha nulla di cui preoccuparsi!".
Purtroppo, si profilano già ora all'orizzonte diversi impedimenti. Distinguo e perplessità sono stati avanzati non solo dal portavoce della Commissione Europea, chiamata a valutare tutti gli aspetti della proposta, ma anche dal polacco Czeslaw Siekierski (Ppe) nuovo presidente - in sostituzione dello stesso Paolo De Castro - della Commissione agricoltura del Parlamento europeo. Siekierski ha avvisato: "Il mercato ha le sue leggi. I rivenditori sono già sul piede di guerra. Se andrete troppo avanti, ci hanno detto, faremo di tutto per aggirare l'ostacolo. Ci vuole prima di tutto un dialogo tra le parti". Come dire che tutto va rimesso in discussione...