Agrocepi Calabria chiede maggiore chiarezza sulle etichette dell'aranciata
"Il rischio che, con un semplice cambio di denominazione, si possa scavalcare l'obbligo imposto è molto alto", sostiene il Coordinatore regionale Cristian Raoul Vocaturi, "basta ai facili slogan, la legge deve essere migliorata a tutela dei produttori di agrumi e per non compromettere i mercati delle imprese che si attengono alle regole, con costi maggiorati e introiti inferiori, rispetto alle grandi industrie o chi, con un semplice cambio di etichetta, potrebbe continuare ad utilizzare percentuali di succo di frutta inferiori a quelle stabilite".
Si ricorda che, secondo le disposizioni che si trovano nella legge 161 del 30 ottobre 2014, dal 6 marzo 2018 le bevande analcoliche prodotte in Italia devono contenere una percentuale maggiore di succo di arancia rispetto a quanto era stato stabilito in precedenza. La nuova norma è valida esclusivamente per le aranciate e bevande similari prodotte e vendute in Italia quindi non interessa le aranciate fatte sempre in Italia, ma destinate alla commercializzazione verso altri Stati dell'Unione Europea e extra UE nonché quelle aranciate prodotte all'estero, ma commercializzate in Italia.
Da qui si evince l'alto rischio di concorrenza sleale tra i prodotti esteri commercializzati in Italia i quali hanno un prezzo di vendita minore (e quindi più competitivo) rispetto a quelli prodotti nel nostro Paese. L'Italia dovrebbe battersi in Europa per far sì che questi obblighi vengano rispettati in tutti i paesi della UE.
Il Coordinatore Vocaturi, in qualità di Vicepresidente Vicario, porterà la questione sui tavoli nazionali di Agrocepi, così da poter intervenire richiedendo al Parlamento le modifiche da apportare alla normativa.