Quasi 5 ettari di copertura totale su nettarine, varietà Romagna Giant e Dulciva, su un totale di 32 ettari aziendali. Una protezione che preserva dagli insetti quali cimice asiatica e afidi, in primo luogo. Ma anche dagli uccelli quali storni e gazze. L'impianto ha un costo che si aggira fra i 20 e 25mila euro a ettaro e l'agricoltore l'ha realizzato con l'assistenza del Consorzio Agrario Adriatico.
L'azienda
Agricola Ridolfi si trova a Ravenna.
Bruno e il figlio
Mattia sono i conduttori, mentre l'altro figlio
Marco con la mamma
Gianna si occupano dell'agriturismo annesso. Mattia ha 36 anni, è laureato in Agraria ed è il motore e l'innovatore dell'azienda. "Abbiamo deciso di coprire integralmente questi 4,5 ettari - esordisce Mattia -
perché ritengo le reti il sistema migliore rispetto alle assicurazioni (
cfr. FreshPlaza del 19/04/2017). Queste ultime, ormai, ammontano a 1800 euro l'ettaro, le franchigie sono in rialzo, e i contributi non arrivano mai. In più, in caso di eventi come la grandine, non si ha più il prodotto e saltano gli accordi commerciali con i compratori che vanno a rivolgersi altrove".
Quello realizzato da Ridolfi è uno degli impianti totalmente protetti su pesco (nettarine) più grandi dell'Emilia-Romagna. E' stato progettato dai tecnici Andrea Rossi ed Emanuele Pedota e, su questo fronte, il Consorzio Agrario Adriatico ha una notevole esperienza (
cfr. FreshPlaza del 4/10/2017). In questa zona del ravennate, la cimice asiatica non è ancora molto presente, complice anche i -12 °C della gelata dello scorso febbraio, che ha abbattuto la popolazione. Ma le prospettive sono poco incoraggianti e il rischio che si diffonda, nel giro di qualche anno, è concreto. Gli afidi invece sono il vettore di Sharka e le reti ne impediscono il contatto con le piante.
Ridolfi ha 30 ettari a nettarine con le seguenti varietà: Big Top, Ali Top, Romagna Giant, Febe, Romagna Big, Dulciva, Dulcis, Romagna Lady. Tutte varietà subacide, cioè tendenzialmente dolci, così come il consumatore pare apprezzare di più. E tutte varietà che, se ben coltivate, garantiscono un calibro elevato.
"Da quest'anno commercializziamo in proprio - precisa Mattia - e a questo scopo abbiamo acquistato delle linee di lavorazione. Quando tutti gli ettari saranno in piena produzione, avremo una potenzialità di 1000 tonnellate. Quest'anno, considerato che abbiamo impianti giovani e che la gelata ha portato via molte gemme, saremo sulle 450 tonnellate. Ciò cui teniamo particolarmente è la qualità organolettica: frutta buona da mangiare e raccolta a un grado di maturazione consono alla commercializzazione".
Le reti Iridium perla, secondo alcuni studi, aiutano a migliorare il °Brix. E con alcuni accorgimenti agronomici si migliora il calibro: ad esempio con la doppia manichetta, con la baulatura per evitare ristagni idrici e con una fertirrigazione non troppo spinta. Il sesto di impianto è 1,40 mt x 4,50 mt.
"Non si può ottenere qualità ragionando come 40 anni fa - aggiunge - per questo cerco di aggiornarmi sempre. Ad esempio, per i trattamenti contro le malattie, mi baso sull'IPM, un programma che elabora i dati provenienti dalle tre stazioni meteo e dalle sonde che ho in campo e calcola il grado di rischio della propagazione delle malattie funginee, così come del volo degli insetti. Anche per la concimazione, incrocio i dati delle sonde e delle analisi fogliari per stabilire quanto apportare e quando. Non lascio nulla al caso. Lo scopo è quello di intervenire il meno possibile, ma quando si interviene serve la massima efficacia".
Mattia ha una concezione concreta della sostenibilità: dal tetto del nuovo magazzino l'acqua piovana viene convogliata in una cisterna interrata che funge da riserva utilizzata per l'irrigazione o per i trattamenti. I carri per diradamento e raccolta sono elettrici, e grazie alle reti i trattamenti sono ridotti al minimo.
"L'impianto coperto è stato ultimato ai primi di giugno - termina Mattia Ridolfi - e ora non ci resta altro da fare che prepararci alla raccolta".