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Glifosate: la scienza va considerata non solo quando fa comodo

La questione Glifosate, l'erbicida utilizzato in agricoltura, ogni tanto torna al centro dell'attenzione. Da un lato perché vengono pubblicati, a cadenza regolare, risultati di ricerche che, a seconda di chi le pubblica, propendono più per la messa al bando, o più per l'uso.

Su queste colonne abbiamo trattato più volte l'argomento (cfr. FreshPlaza del 24/08/2016) riportando opinioni diverse, anche contrarie all'uso del diserbante (cfr. FreshPlaza del 29/11/2017). Ribadiamo questo perché, anche di recente, un lettore ci ha "redarguito", con modi molto educati, sottintendendo che parteggiassimo troppo per l'erbicida.



Tranquillizziamo lui e altri nostri lettori. Quello che ci guida sono le verifiche scientifiche. E il buon senso. Il lettore sottolinea che, in base ai dati Ispra, si segnala la presenza di residui di Glifosate nel 47,4% dei punti di campionamento delle acque superficiali, con il superamento dei limiti di legge nel 24,5% dei casi. Va tuttavia evidenziato che l'erbicida per eccellenza, utilizzato per il diserbo sistemico, non è solo legato agli impieghi agricoli, sicuramente prevalenti, ma anche agli usi industriali e civili, in particolare alla sistemazione degli argini e dei bordi stradali.

Nell'agricoltura specializzata, il Glifosate viene utilizzato secondo disciplinari rigidi. In frutticoltura la maggior parte dei disciplinari permette un solo trattamento l'anno e sulla fila, in una fascia molto ridotta. In orticoltura il diserbo è permesso, ovviamente, solo in assenza della coltura. Aggiungiamo che gli agricoltori cercano di ridurre al minimo l'uso dei diserbanti, se non per una sensibilità ecologica, di certo per una sensibilità verso il bilancio aziendale.

E' ovvio che qualsiasi molecola antiparassitaria o erbicida abbia un grado di tossicità più o meno elevato. Altrimenti non seccherebbe le malerbe o non ucciderebbe gli insetti. L'importante è che l'uso che se ne fa sia in perfetta linea con le più rigide prassi di tutela della salute, dell'utilizzatore e di chi consumerà il prodotto finale. Seguendo le regole, i rischi per la salute sono molto bassi, se non trascurabili. I problemi di accumulo vanno certamente affrontati, al pari degli analoghi problemi che anche sostanze come rame e zolfo possono dare in agricoltura biologica. Perché non dimentichiamo che rame e zolfo se ne stanno normalmente sotto terra, non è "naturale" disperderli nell'ambiente e sulle piante.

Inutile poi addentrarci nel mare degli esempi generici. Ma di certo è dimostrabile che le campagne contro i vaccini provocano più vittime che non gli accumuli (nella norma) di glifosate. Così come l'odio verso i fitofarmaci ha asfaltato l'autostrada per la diffusione devastante della Xylella in Puglia (cfr. articolo correlato), mentre con l'allarmismo verso gli OGM si sono perse occasioni di crescita e sviluppo. Occorre mettere avanti a tutto la scienza, non le emozioni.