Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

Nuova Zelanda: la batteriosi dell'actinidia finisce in tribunale



Il caso giudiziario neozelandese denominato "Kiwifruit Claim" vede contrapporsi un gruppo di produttori e operatori del settore del kiwi e il Governo locale sulla questione dei danni sofferti dal comparto a seguito dello scoppio di epidemia di batteriosi dell'actinidia nel 2010, la cui responsabilità viene dai produttori attribuita alle scarse misure fitosanitarie di controllo su polline di kiwi d'importazione.

Una vittoria presso la Corte Suprema obbligherebbe a dare una risposta ai produttori neozelandesi, molti dei quali sono stati fortemente danneggiati dall'agente patogeno.

La Corte Suprema della Nuova Zelanda inizierà un trial di 12 settimane, il mese prossimo, per decidere se il Ministero neozelandese delle industrie primarie (MPI) abbia avuto responsabilità nel lasciare che il distruttivo ceppo della batteriosi virulenta del kiwi (Psa-V) prendesse piede nel Paese nonostante le misure di biosicurezza.

Sono 212 le richieste di risarcimento per le significative perdite subite dai coltivatori di kiwi e dal settore, dopo il focolaio scoppiato a novembre 2010.

"Ci sono produttori - ha riferito John Cameron, portavoce degli operatori riuniti nella Kiwifruit Claim - che hanno dovuto sradicare le coltivazioni, hanno dovuto fare i conti con la mancanza di prodotto e con il crollo del valore dei propri frutteti, perdendo le proprie attività ed essendo forzati a vendere a prezzi ridicoli".


Foto generica d'archivio

L'agente patogeno della batteriosi virulenta del kiwi è stato scoperto per la prima volta in Giappone nel 1989 e può portare alla morte degli actinidieti. Più recentemente, è stato riscontrato in Cina e Italia. Un report del 2012 del Sapere Research Group ha stimato i costi nei successivi 15 anni per il settore neozelandese, che dovrebbero raggiungere 885 milioni di dollari.

"Una decisione in positivo della Corte - ha continuato Cameron - garantirà inoltre che, nel caso ci siano stati danni dovuti alla negligenza di MPI, questo dovrà accettarne la responsabilità finanziaria. Non vogliamo che crisi del genere si ripetano".

Nella richiesta di risarcimento, guidata da Seeka Kiwifruit Industries e Strathboss Kiwifruit Limited, si legge che su 1.226 actinidieti neozelandesi, il 37%, sono stati identificati come infetti da batteriosi virulenta del kiwi. Il ministero non avrebbe considerato i rischi specifici che l'importazione di pollini di kiwi in Nuova Zelanda, in particolare dalla Cina, poteva creare.

"MPI non è riuscito a identificare e a considerare il fatto che il polline commerciale è sempre contaminato da materiale vegetale e non è riuscito a identificare il rischio di introduzione di Psa tramite polline infetto - ha spiegato Cameron - MPI avrebbe, quindi, sbagliato nel consentire le importazioni di polline in quanto il rischio di trasmissione dell'agente patogeno era troppo elevato".

Il ministero ha rigettato gran parte delle rivendicazioni, sottolineando che, con il senno di poi, il livello di ricerca disponibile allora è ben diverso da quello attuale.

"Il ministero ha agito in modo appropriato nel trattamento di Psa-V come minaccia alla biosicurezza e ha agito in conformità con i suoi obblighi internazionali e con le conoscenze scientifiche disponibili a quel tempo", ha detto un portavoce di MPI. "Non si è lasciato entrare l'agente patogeno nel paese, consentendo le importazioni di polline in Nuova Zelanda. Vari studi sono inconcludenti sul modo in cui il batterio è entrato nella nazione".

MPI ha negato che avrebbe dovuto intraprendere una specifica analisi del rischio formale per l'importazione di polline di kiwi. "Non c'era alcuna prova scientifica all'epoca che la batteriosi potesse essere trasmessa tramite polline e che i funzionari di MPI ne fossero a conoscenza".

Inoltre, MPI sostiene di avere un'immunità nei procedimenti civili per le azioni intraprese in forza della legge sulla biosicurezza. Invece, ogni perdita è coperta da un regime di compensazione statutario per i coltivatori, che in questo caso ammontava a 25 milioni di dollari.

Per i ricorrenti ciò non è sufficiente; molti coltivatori stanno appena cominciando a tornare ai livelli di produzione pre-Psa e hanno ancora debiti elevati contratti per poter sopravvivere.

"La biosicurezza è una funzione cruciale per la Nuova Zelanda e i nostri produttori e l'economia primaria sono fortemente dipendenti da MPI che protegge le nostre frontiere - ha dichiarato Cameron - Riteniamo fermamente che MPI avrebbe dovuto prestare attenzione al settore kiwi quando svolgeva le sue funzioni di sicurezza alle frontiere, a norma della legge sulla biosicurezza".

La compagnia Zespri non è coinvolta nel procedimento giudiziario; vale ancora la sua dichiarazione iniziale del 2014, in cui affermava che il settore prospererà lavorando con il governo e non contro di esso.

"In definitiva è stata una scelta dei coltivatori di partecipare alla richiesta di risarcimento e rispettiamo i diritti dei produttori nel farlo", ha detto il portavoce di Zespri Rachel Lynch. "Dato che la questione sarà presto oggetto di un processo legale, non è opportuno commentare ulteriormente".

L'udienza per la richiesta di risarcimento inizierà il 7 agosto 2017 a Wellington.
Data di pubblicazione: