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Gabriele Ferri: il modello Opera e' replicabile in altri comparti produttivi

"La maggiore criticità del nostro settore è la sua frammentazione; cosa che è emersa anche in occasione della fiera Fruit Logistica a Berlino", così Gabriele Ferri, direttore commerciale di Opera (l'unica Organizzazione di frutticoltori italiani specializzata esclusivamente sulla pera), in un'intervista rilasciata a FreshPlaza.

"Quando sono in pochi a comprare - si pensi al processo di consolidamento, accorpamento e riduzione dei punti vendita in atto nella Gdo - e in tanti a vendere, la conseguenza è una sola: il mancato ritorno al produttore, che deve costituire invece il primo criterio dell'impresa ortofrutticola".

Secondo il manager, il passo avanti compiuto con la nascita di Opera, che ha visto la compartecipazione in un unico progetto commerciale di soggetti privati e di cooperative, costituisce un modello potenziale anche per altre produzioni. In riferimento alla neocostituita Rete d'Impresa "People of Sicily", ad esempio, Ferri sottolinea: "Se le imprese ci credono, non importa poi molto la forma societaria che si sceglie. L'importante è definire chi vende, il quale però deve poterlo fare; stabilire a chi vendere e a quali condizioni vendere. Gestire il listino e, soprattutto, rispettare il ritorno netto al produttore. Devo insomma sapere quanto mi rimane per il produttore. Questo, come ribadisco, è il fattore decisivo, che deve spingere a mettere da parte i personalismi e a fare sistema".

Paragonando il settore ortofrutticolo italiano con quello spagnolo, Ferri sottolinea il fatto che la Spagna è partita da una base produttiva molto più aggregata rispetto alla nostra: "Il che si è riflesso anche a livello commerciale; la frammentazione non ha mai costituito un problema perché non è mai esistita. Certo, in Spagna anche i costi d'esercizio sono minori; si pensi solo ai prezzi dei carburanti e dell'energia, ben inferiori che in Italia".

La stagione commerciale della pera Opera
"Opera è un player interessante per tutto il mondo - ci dice Ferri - Anche in fiera a Berlino abbiamo trovato riscontri. Quando si propone qualcosa di nuovo, si stimola anche la domanda".



"In quanto agli stock, prevediamo di fornire prodotto al mercato fino ad aprile/inizi di maggio. Le vendite procedono bene; siamo leggermente avanti rispetto al piano di decumulo previsto. In ogni caso, disponiamo di prodotto a sufficienza tanto per i clienti storici, quanto per quelli nuovi e per l'estero. Fortunatamente, i consumi interni di frutta in molti Paesi del mondo stanno crescendo e questo è un bene per tutto il settore. Pur nel contesto di una crescente tendenza per i regionalismi e per i prodotti locali, in cui il consumatore dà preferenza al cosiddetto km zero, se la frutta d'importazione è valida, trova comunque il suo spazio".



Nella stagione 2015/16, Opera e i suoi Soci hanno gestito 209.255 tonnellate di pere delle principali varietà, servendo oltre 1.000 clienti in 48 Nazioni, con un incremento delle esportazioni di oltre il 25% rispetto alla campagna precedente e realizzando un fatturato di € 151,4 milioni. La varietà principale di pera rimane la Abate Fetel, ma si sta lavorando ad ampliare l'assortimento, anche con sperimentazioni sulle varietà a buccia rossa.