L'Università di Catania è capofila e, assieme ai soggetti coinvolti, si occuperà di coordinare la ricerca sul miglioramento genetico di broccolo, fagiolino e pomodoro, coltivati in agricoltura biologica. Itaka Crop Solution, azienda italiana specializzata nella ricerca di soluzioni innovative in campo, è l'unico partner privato del progetto e si occuperà di fornire protocolli di produzione che prevedono l'impiego di microrganismi, prodotti naturali bioattivi e sostanze organiche da integrare nel suolo.
Il tavolo dei relatori, da sx.: Libretti, Brugaletta, Lefebvre du Prey, Greco, Nigro
"Itaka si occupa dello sviluppo e divulgazione di nuovi metodi e tecnologie, tesi all'agricoltura bio - ha esordito Lefevbre du Prey - In questo percorso non bisogna trascurare l'aspetto culturale per approcciare al biologico; dobbiamo cambiare il sistema e non soltanto migliorare quanto conosciamo fino a oggi. Si devono reintegrare alcuni principi fondamentali dell'agricoltura e ricostruirla, attraverso un programma che selezioni le piante più adatte alla presenza di sostanza organica, in grado di interagire meglio con il terreno e quindi esprimere maggiore qualità e risultare meno sensibili alle fitopatie".
Du Prey è poi sceso nei particolari tecnici, spiegando che "l'approccio parte dal terreno, cioè dalla base organica della vita, perché è li che insistono molte avversità per le colture. E' qui che interveniamo con microrganismi, funghi e batteri che permettono di spezzare il ciclo dei patogeni in maniera naturale. Le nostre energie si concentrano dunque sulla vitalità del terreno, la salubrità del seme, la stimolazione dell'apparato radicale senza trascurare un corretto sviluppo fogliare della pianta".
A seguire l'intervento di Giuseppe Libretti, CEO dell'omonimo gruppo, che già da tempo applica il protocollo Itaka con soddisfazione.
"La nostra azienda - ha detto Libretti - condivide pienamente un progetto di ecosostenibilità di prodotto di filiera. Applichiamo alle nostre produzioni la lotta integrata e a residuo zero, che vuole naturalmente arrivare anche all'agricoltura con metodo biologico. E questo perché riteniamo che garantire salubrità al consumatore sia il futuro, conferendo al prodotto un valore aggiunto che viene redistribuito oggi nel nostro territorio".
"Le visite in campo hanno fornito un ottimo spunto per ripercorrere gli obiettivi finali del progetto Bresov - ha detto Branca - cioè selezionare le varietà che consentono una maggiore resilienza, efficienza e sostenibilità del processo produttivo".
"Non solo - ha continuato il coordinatore - le piante in oggetto devono poter produrre adattandosi ai cambiamenti climatici. Per raggiungere questi risultati dobbiamo riattivare il suolo mediante microrganismi (micorizze e batteri) e sostanze naturali bioattive e sostenibili, oltre che con l'apporto di sostanza organica. Tra l'altro, con l'ausilio di tecniche di fenotipizzazione e genotipizzazione, dovremo individuare in laboratorio porzioni di genoma (QTLs) e geni tramite il sequenziamento del DNA degli individui in collezione, sottoposti agli stress biotici e abiotici, che regolano le attività delle piante in condizioni non ottimali di crescita e di sviluppo”
"In ultima analisi, ciò che ci proponiamo di fare è di qualificare la filiera biologica - ha spiegato Branca a fine giornata - a partire dalle varietà coltivate che, fin qui, non sono costituite per l'agricoltura con il metodo biologico, ma per quella convenzionale. I trend sul fronte dei consumi e la svolta verso una maggiore consapevolezza salutistica, continuano a far crescere il biologico, ma manca un sistema integrato di filiera che rappresenti un volano per i territori siciliani che sostengono tali produzioni orticole. Con questo progetto internazionale infatti, vogliamo ripartire dal breeding nelle aziende bio, per individuare il materiale di propagazione, selezionato in un suolo organico, dove i microrganismi e le sostanze naturali bioattive del terreno devono interagire al meglio con i genotipi selezionati che rappresentano le linee parentali delle future varietà biologiche di broccoli fagiolino e pomodoro".