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Delegazione di 45 operatori in Emilia-Romagna

Dall'Albania per imparare a fare ortofrutta organizzata

Dall'Albania per studiare il modello agricolo e ortofrutticolo italiano, in particolare dell'Emilia-Romagna. Nei giorni scorsi, 45 imprenditori albanesi hanno visitato aziende, cooperative, Op, strutture di lavorazione, per capire come si lavora in questa Regione.



"L'obiettivo del viaggio - spiega Luciano Trentini, uno degli organizzatori sul campo - è stato non solo di trasmettere conoscenze per migliorare il sistema ortofrutticolo albanese, ma anche iniziare quella integrazione indispensabile in vista dell'adesione dell'Albania all'Unione Europea, dato che Bruxelles ha detto sì all'apertura dei negoziati. Questo consentirà che un domani, anche in questo Paese, saranno applicati i regolamenti europei, finanziamenti compresi".



Il viaggio di studio si inseriva in un progetto più ampio denominato "SARED-Supporto e sviluppo delle aree rurali nelle zone svantaggiate di montagna", implementato da GIZ. Coordinati da ADAD MALORE, hanno partecipato alla missione altre organizzazione che sostengono il settore agricolo e ortofrutticolo quali ISBUR, RASP, RDA, WSA e NSGK.

In particolari i produttori albanesi hanno mostrato un forte interesse, per il settore delle mele, per la cerasicoltura, per le albicocche e pesche e nettarine.
Il primo incontro si è svolto a Bologna, presso l'Università, dove il professor Giulio Malorgio ha riportato alcuni dati: il movimento cooperativo a livello nazionale fattura oltre il 60% della plv nazionale, calcolata in 55 miliardi di euro. Nel dettaglio, l'ortofrutta fattura 8,4 miliardi.



I rappresentanti della Regione Emilia Romagna, Fausto Ramini e Marco Cestaro hanno illustrato il ruolo della Regione Emilia-Romagna nei confronti delle OP ed AOP. Il contributo che la regione Emilia-Romagna riceve dalla UE è pari ad 80 milioni di euro, dei quali il 47% è destinato alle aziende agricole.

Poi è iniziato il tour nelle aziende. "Il primo approccio - dice Trentini - si è avuto con il modello organizzativo e produttivo della OP Agribologna. In particolare, dopo avere analizzato la filiera del Consorzio Agribologna ci si è concentrati sul ruolo della programmazione della produzione in una cooperativa in grado, con 140 soci, di esprimere un fatturato di oltre 90 milioni di euro. La giornata è terminata con la visita a un produttore di ortaggi, più specificatamente di lattughe".



Il giorno seguente, martedì 5 giugno, è stata la giornata dedicata a ciliegie e prugne da industria. Infatti già in mattinata accompagnati da Andrea Bernardi direttore della Op Cooperativa Modenese Essicazione Frutta (20 soci dislocati sul territorio nazionale) è stato possibile visitare un'azienda dove irrigazione, modalità d'impianto e raccolta meccanica sono un mix per la competitività.

I numeri: sono 500 gli ettari di susine coltivate per l'industria, mentre 100 quelli dedicati alla coltivazione delle ciliegie e delle amarene trasformate in confetture, che hanno ottenuto il riconoscimento comunitario come "Amarena brusca di Modena IGP". Forte l'interesse manifestato dalla delegazione albanese per questa Op di non grandi dimensioni, un modello che nel tempo potrebbe essere ripetibile anche in Albania.



La mattinata è proseguita in territorio modenese, dove il direttore del "Consorzio Della Ciliegia tipica di Vignola IGP", Valter Monari, ha illustrato ai presenti il l'importanza, il ruolo e la funzione di un Consorzio di valorizzazione per un prodotto di elevata qualità come la ciliegia, vista sotto il profilo commerciale al Mercato ortofrutticolo. La giornata è proseguita presso una azienda agricola per mostrare agli ospiti l'attuale orientamento varietale.

Ultima visita della giornata ad Apofruit Vignola, uno dei 12 stabilimenti di lavorazione della OP che con i suoi 4500 soci in Italia è in grado di produrre, sul territorio nazionale, oltre 290.000 tonnellate di ortofrutta, per un volume d'affari di 245 milioni di euro. Ad accompagnarli Curzio Firenzuola e Davide Marconi, rispettivamente direttore commerciale e tecnico.

Mercoledì il gruppo si è trasferito a Casalfiumanese da Pietro Fabbri, presidente della Op "La buona Frutta", che aderisce alla AOP Italia di recente costituzione (2013). Conta 76 soci in grado di fornire oltre 9.500 tonnellate di ortofrutta prevalentemente nettarine e pesche (40.000 t) albicocche (18.000 t) pere (12.500 t) e kiwi (12.000 t).



I presenti hanno potuto discutere di metodi produttivi, di produzione integrata e biologica e della necessità di poter disporre di tutte le certificazioni necessarie per stare sul mercato. Naturalmente con gli operatori albanesi è stato necessario spiegare come il sistema europeo che passa dalle OP alle AOP sia un elemento che diventa sempre più importante ai fini della programmazione della produzione e nel coordinamento del programma operativo, un vero e proprio progetto di crescita e di sviluppo della OP.

Questo argomento è stato sviluppato con Ibrahim Saadeh della OP Pempacorer: nel complesso 7.500 ettari gestiti da 920 soci dell'Emilia-Romagna e un fatturato complessivo di 150 milioni di euro.



Ultimo appuntamento a Terremerse servizi, per conoscere come un produttore di ortofrutta possa avvalersi dei servizi forniti dalla cooperativa cui aderisce.

Il settore agro forniture nel settore agroservizi di Terremerse, come ha ben illustrato il presidente Marco Casalini, conta su di un fatturato di circa 28 milioni di euro per il solo settore ortofrutticolo Ogni produttore socio della cooperativa sa che può avvalersi di un tecnico di riferimento assegnato e preparato appositamente per seguire e applicare le linee tecniche predisposte dalla sezione Ricerca e Sviluppo al fine di garantire innovazione e salubrità di prodotto e di processo.



"Ho avuto modo di conoscere alcuni degli imprenditori presenti a Macfrut - continua Trentini - e li ho rivisti con un elevato grado di interesse per conoscere il sistema Emilia-Romagna e la lunga storia della nostra cooperazione. Non so se tutti siano riusciti a comprendere fino in fondo il nostro sistema legato ad una storia che viene da lontano. Di certo hanno compreso che prendere decisioni insieme e condivise porta sicuramente dei vantaggi. Dunque, la strada intrapresa da ADAD Malore e dagli altri organismi presenti può dare vantaggi, pur se non immediati, in un prossimo futuro. Abbiamo dato la nostra disponibilità - conclude - a continuare la collaborazione che potrebbe estrinsecarsi in uno specifico progetto, visto che anche la Facoltà di Agraria dell'Università di Bologna ha contatti con l'Università di Tirana".