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Il successo della nocicoltura italiana passa attraverso la ricerca: il progetto PORT.NOC

Lo scorso 5 aprile 2018 a Mestre, presso l'Hotel Laguna Palace, si è tenuto un convegno di portata nazionale in cui si è discusso della nocicoltura specializzata da frutto e della sua valorizzazione attraverso la ricerca scientifica.

Cuore dell'incontro il Progetto pluriennale PORT.NOC "Valutazione di portainnesti per la tolleranza/resistenza a Phytophthora e black-line e valorizzazione di varietà di Juglans regia compatibili" finanziato per la prima annualità a dicembre 2016 dal Ministero delle politiche agricole. Numerosi i presenti (160 persone a totale copertura della sala) tra agricoltori, esperti, tecnici e rappresentanti del mondo scientifico.

Il convegno è stato aperto da Giuseppe Pan - Assessore all'agricoltura della Regione Veneto - Regione leader per superficie coltivata a noce da frutto con 1.050 ettari su 4.843 a livello nazionale (dati 2017) e con le uniche due Organizzazioni di Produttori (OP) - Nogalba di Rovigo e Il Noceto di Treviso - specializzate in Italia nella commercializzazione di noci. Un settore, quello nocicolo, che in Veneto rappresenta un fatturato di circa 15 milioni di euro all'anno.

L'Assessore ha ricordato come il Progetto PORT.NOC sia stato condiviso e approvato all'unanimità da tutte le Regioni nella seduta della Commissione Politiche Agricole a maggio 2015, in quanto la nocicoltura in Italia vanta un'antica tradizione, tanto che il noce è praticamente coltivato in tutto il territorio nazionale da Nord a Sud e che la Regione Veneto ha costituito nell'ottobre 2017 uno specifico Tavolo ortofrutticolo insieme alle OP per impostare un piano organico di ricerca, tutela e valorizzazione dell'ortofrutticoltura, inclusa quindi la nocicoltura specializzata.

Infine ha rimarcato l'importanza di investire in ricerca e produzione sperimentale perché ritenute gli strumenti per valorizzare al meglio prodotti e ambienti di coltivazione, tutelando la biodiversità e commercializzando prodotti di qualità certificata a forte identità territoriale.

E' seguito il saluto del Presidente di Confagricoltura Veneto Lodovico Giustiniani, Organizzazione Professionale Agricola da sempre attenta alla filiera della frutta in guscio -noce in particolare- e prima per numero di produttori associati che coltivano noce da frutto e che sono stati i pionieri della nocicoltura specializzata in Veneto e in Italia.

Di livello i relatori presenti, i quali hanno apportato conoscenze, esperienze e consigli.

Enrico Bortolin - pioniere della nocicoltura specializzata e tecnico consulente dell'OP Nogalba - ha fatto il punto della situazione sull'esperienza che in tanti anni di lavoro ha maturato in campo.


Un momento dell'intervento di Bortolin

Ha premesso che l'idea di coltivare noci da frutto è nata da una delle ricorrenti e cicliche crisi dell'agricoltura tradizionale a fine degli anni '80 e che in California ha scoperto la nocicoltura specializzata, dove era in una fase in cui si stava trasformando e meccanizzando con un'intensità inimmaginabile per un frutticoltore italiano.

Dalla California ha imparato soprattutto che non ci può essere frutticoltura senza una ricerca seria, organizzata ed efficiente alle spalle per far fronte ai patogeni e ai parassiti delle piante.

In particolare si è soffermato sui danni causati da Phytophthora - oomycete patogeno terricolo che colpisce radici e colletto delle piante, provocando la distruzione anche di un intero impianto nell'arco di 2-3 anni, particolarmente se veicolata da acqua di superficie o cattivo drenaggio - il cui controllo diretto al momento non è praticabile per mancanza di prodotti fitosanitari efficaci.

A questo riguardo, si stanno investendo risorse umane e finanziarie all'interno del Progetto PORT.NOC per mettere a punto strategie di contenimento basate sull'intero quadro patologico, considerando gli aspetti diagnostici ed epidemiologici come presenza e distribuzione del patogeno. Nello stesso tempo, si stanno ricercando fonti di resistenza a Phytophthora da impiegare come portainnesto.

Ha ricordato inoltre che per contrastare i danni da Phytophthora e in assenza di studi precisi che potessero indicare i portainnesti più idonei, i nocicoltori italiani si sono rivolti in anni passati all'impiego di portainnesti appartenenti ai noci "neri" (es. Juglans nigra, paradox - ibrido di J. hindi x J. regia, ecc.) che però sono soggetti a reazione necrotica di ipersensibilità che si evidenzia con una linea nera nel punto d'innesto, detta black-line, dovuta alla reazione al virus dell'accartocciamento fogliare del ciliegio (CLRV) da parte del noce nero in combinazioni d'innesto con Juglans regia.

Una risposta ai patogeni e ai parassiti che, secondo Milena Petriccione - ricercatrice presso il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (CREA), sezione di olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura di Caserta - può certamente essere fornita dal miglioramento genetico per disporre di nuove cultivar con maggiore resistenza o tolleranza e questo permetterebbe altresì di ridurre l'utilizzo di prodotti fitosanitari e nello stesso tempo rispondere concretamente ai desiderata dei consumatori che pongono sempre maggiore attenzione sull'acquisto di prodotti ecosostenibili e quindi rispettosi dell'ambiente.

Oltre al miglioramento genetico per il rilancio del settore nocicolo, Eugenio Cozzolino - agronomo libero professionista - si è intrattenuto sulle azioni e attività in grado di diffondere la nocicoltura, come ad esempio la tecnica della micropropagazione attraverso cui è possibile produrre una grande quantità di piantine di uno stesso genotipo in un minor lasso di tempo rispetto ai sistemi tradizionali e che rappresenta un settore in costante e rapidissima evoluzione, trovando impiego in diversi ambiti dal vivaismo al miglioramento genetico delle specie agrarie.

Successivamente è intervenuto Pietro Gasparri in rappresentanza del Ministero delle politiche agricole che ha indicato il ruolo del Dicastero nella valorizzazione del noce da frutto, in particolare ricordando come nel 2012 sia stato approvato dalla Conferenza Stato/Regioni il Piano nazionale della frutta in guscio, a seguito del quale è stato possibile anche trovare le risorse economiche per finanziare il Progetto PORT.NOC.

Veronica Bertoldo (in foto qui a lato) - responsabile del settore ortofrutticolo della Regione Veneto e moderatrice dei lavori - ha sottolineato che per rilanciare il noce da frutto in Italia non basta solo utilizzare varietà a fruttificazione laterale - ossia quelle più adatte alla coltivazione specializzata di tipo intensivo - e aumentare il numero degli impianti, ma come, prima di tutto, sia indispensabile far fronte alle problematiche fitopatologiche che possono compromettere la coltivazione fino ai casi più gravi di morte.

E' intervenuta presentando il Progetto PORT.NOC nato da un'esigenza manifestata direttamente dal mondo della produzione e fondato sulla stretta collaborazione tra la Regione Veneto - coordinatrice della stesura di PORT.NOC e del Gruppo di lavoro che ha redatto il Piano nazionale della frutta in guscio per la sezione noce da frutto - e quattro Unità Operative di ricerca, profonde conoscitrici del noce, ossia:
  • CREA DC (Difesa e certificazione);
  • CREA OFA (Olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura);
  • CREA FL (Foreste e legno);
  • Consiglio nazionale per le ricerche (CNR) con l'Istituto di biologia agroambientale e forestale (IBAF).
Nell'ambito di PORT.NOC, la Regione Veneto coordina le attività tra le Unità Operative di ricerca e il mondo della produzione, promuovendo le azioni progettuali al fine di comunicare e divulgare i risultati ottenuti.

Ha infine ricordato gli obiettivi di PORT.NOC che si possono così riassumere:
  1. ottenere portainnesti tolleranti/resistenti a Phytophthora e a CLRV e quindi a lenta o nulla produzione di black-line, vigorosi al fine di anticipare l'entrata in produzione (aspetto di particolare importanza se si considera che la produzione interna è deficitaria rispetto alla consistente richiesta da parte del mercato nazionale) e con buona capacità di propagazione in vivo e/o in vitro;
  2. costituire ad hoc un arboreto da seme per la produzione di semenzali migliorati destinati alla produzione massale di portainnesti;
  3. commercializzare materiale registrato e brevettato in Italia, ottenuto secondo le norme tecniche per la produzione di materiale di propagazione vegetale certificato di noce;
  4. mettere a punto marcatori molecolari da impiegare in campo vivaistico per la selezione precoce di genotipi resistenti/tolleranti a Phytophthora e black-line.
Prima del dibattito con il pubblico, ha chiuso i lavori Alessandra Belisario del CREA-DC di Roma in qualità di coordinatrice di PORT.NOC, la quale ha presentato i risultati della ricerca scientifica fino a oggi conseguiti durante il primo anno di attività del Progetto, rimarcando l'importanza e il rilievo strategico che discende dal fatto che produttori e ricercatori lavorino a stretto contatto.



Ha ricordato come dalla fine degli anni '90 ad oggi siano stati numerosi i casi di deperimento e moria da Phytophthora e che sono state diagnosticate e studiate sette diverse specie di Phytophthora, tra le quali Phytophthora cinnamomi è risultata quella più diffusa e virulenta comportando ingenti danni, arrivando ad oltre 100 ettari di noceti espiantati in Italia, ma la malattia e il patogeno sono presenti anche in altri Paesi europei come la Francia e pure in tutto il mondo nocicolo, come ad esempio in Cile, USA, ecc.

Pertanto la ricerca di fonti di resistenza al deperimento e moria del noce da P. cinnamomi è un fattore prioritario, in quanto nessun farmaco può contrastarne l'infezione. A oggi, all'interno di una collezione di oltre cinquanta isolati, sono stati selezionati due ceppi di P. cinnamomi utilizzati per i saggi di resistenza/suscettibilità su materiale di noce scelto e catalogato in base all'attitudine riproduttiva o generativa e presente nell'Azienda Ovile del CREA-FL. Diversi genotipi di Juglans "neri" major/nigra e di Juglans microcarpa hanno mostrato un interessante livello di tolleranza nei confronti dei due ceppi di P. cinnamomi.

Infine le metodiche messe a punto nell'ambito del Progetto sono riuscite a fornire un quadro completo dell'infezione quali/quantitativa da Phytophthora negli areali contaminati o a rischio di contaminazione dove si coltiva il noce o dove si voglia metterlo a dimora.

Quindi si può finalmente rispondere concretamente alle domande dei produttori su presenza, specie e quantità di inoculo, in quanto si è ora in grado di identificare il genere Phytophthora spp., identificare la specie ed identificare e quantificare Phytophthora cinnamomi.

Visti i primi promettenti risultati della ricerca scientifica, PORT.NOC rappresenta un Progetto di tipo multidisciplinare sul quale sarà necessario continuare a investire per tutta la sua durata, con il prezioso contributo del Ministero delle politiche agricole, per dare continuità e potenziare la ricerca in modo da raggiungere completamente gli obiettivi prefissati, al fine di debellare la Phytophthora, puntando su nuove tecniche a tutela della competitività della nocicoltura specializzata italiana.
Data di pubblicazione: