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Pesco, in Italia meglio rifondare tutto

Problemi di raccolte anticipate, comunicazione ai consumatori assente, confusione nelle tipologie merceologiche, troppe varietà e non tutte adatte ai territori: sono questi i principali problemi del settore peschicolo nazionale italiano che andrebbe sicuramente rifondato, ripartendo da zero o quasi. Tale affermazione, molto dura, è suffragata dai fatti: liquidazioni delle pesche mediamente inferiori ai costi di produzione e consumatori mediamente insoddisfatti, tanto da diminuire gli acquisti ogni anno.



Di pesche e nettarine si è parlato ieri, 20 marzo 2018 a Cesena, durante un incontro tecnico promosso dal Mercato all'ingrosso con la partecipazione dell'esperto Stefano Foschi del Crpv. Dopo i saluti del coordinatore e del presidente del Mercato, rispettivamente Matteo Magnani e Domenico Scarpellini, Foschi è entrato nel vivo dell'argomento di fronte a oltre trenta fra produttori e commercianti.



"Da anni vado dicendo - ha esordito Foschi - che il consumatore non sa mai cosa sta per acquistare quando al supermercato si avvicina a una pesca o nettarina. Sarà dolce o acidula? Ho sempre il timore che in generale sarà poco buona, specie se raccolta troppo presto e se l'agricoltore ha scelto di produrre 50 tonnellate/ha".



Una ricerca di una decina di anni fa, a livello europeo, mise in luce che l'87% degli intervistati preferiva pesche dolci con 14 °Brix. Difficile che vengano accontentati, vista la tendenza produttiva odierna. Ma se si è riusciti a fare linee di alta qualità con un frutto deperibile come la fragola, ci si dovrebbe riuscire meglio con le drupacee. Dipende dalla volontà di farlo.



Altro problema è quello della Sharka. Foschi ha affermato che alla Martorano 5 si sta lavorando su linee tolleranti, che esprimono la malattia dopo 5 anni dall'inoculo (cfr. FreshPlaza del 10/03/2017). Ma si è ancora all'inizio di un percorso di ricerca.

Foschi ha poi passato in rassegna una serie di varietà. Inutile citarle: molto più utile sarà, per i produttori, andare a vedere direttamente in campo come si comportano, magari un paio di volte durante la stagione, con l'aiuto dei vivaisti o a sorpresa da qualche agricoltore.

In generale, occorre preferire varietà dal sapore buono e poi venderle tramite chi sappia valorizzarle. "Per voi operatori del Mercato all'ingrosso - ha detto Foschi - l'aspetto calibro e sapore è predominante. Vi conviene produrre meno quintali, ma di qualità maggiore. E anche il colore è un carattere che serve a valorizzare la frutta, dato che in prima battuta il consumatore compra per via dell'aspetto visivo, ma poi ripete l'acquisto se la pesca aveva un buon sapore".

"Una volta che pesche e nettarine sono state raccolte - ha concluso Foschi - possono solo peggiorare. Non sono come mele, pere o kiwi che in cella migliorano. Pesche e nettarine devono essere raccolte a uno standard qualitativo elevato".