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Una variante del virus TYLCV rischia di mettere in ginocchio un'intera economia

Sempre più gravi le preoccupazioni esternate dal mondo della ricerca e dell'Università per il comparto ortofrutticolo siciliano, a causa dell'imperversare di nuove fitopatologie che sono state riscontrate in Sicilia. L'isola ospita quasi la metà della produzione totale del pomodoro da mensa italiano, con significativi risvolti sul piano socioeconomico. La Sicilia è dunque una regione strategica per l'agricoltura e gli interessi del Paese, che però in questo momento deve fare i conti con almeno due problematiche nell'ambito delle coltivazioni del pomodoro.

Per chiarire la reale entità di questi fenomeni, abbiamo chiesto lumi a uno dei maggiori esperti nel campo della fitovirologia del pomodoro. Si tratta di Salvatore Walter Davino, docente presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell'Università degli Studi di Palermo.

New Delhi virus
"Il primo problema con il quale dobbiamo fare i conti, a proposito di pomodoro in serra - risponde Davino - è rappresentato, senz'altro, dal virus New Delhi, presente in Sicilia fin dal 2015. In Spagna, il primo paese europeo dove il virus si è insediato, la presenza del patogeno è stata riscontrata dapprima solamente sulle cucurbitacee, ma dopo circa 4 anni è passato sul pomodoro".

"Allo stato stiamo osservando le piantagioni di pomodoro in Sicilia - continua il docente - sulla scorta dell'esperienza spagnola. I dati raccolti nella penisola iberica sono estremamente significativi e potrebbero essere rivelatori, per meglio affrontare il problema qui da noi. Del resto, le probabilità che qui si verifichi quanto avvenuto in Spagna, sono estremamente alte e bisogna mantenere un atteggiamento estremamente vigile rispetto a possibili sviluppi".

I guai non vengono mai da soli!
"Altro grosso problema con cui l'orticoltura siciliana e, dunque, italiana - spiega il cattedratico - deve fare necessariamente i conti, è rappresentato dalla variante IL23 del virus dell'accartocciamento fogliare TYLCV. Tale variante si è originata autonomamente come il frutto di una ricombinazione genetica tra due virus già presenti sul territorio siciliano, ovvero il TYLCV + TYLCSV".

"Dagli studi fin qui compiuti, sembrerebbe che questo nuovo ceppo abbia la capacità di superare la resistenza delle piante selezionate per tollerare quelli precedenti - rimarca Davino - Si tratta di un problema estremamente grave, perché non vi sono varietà di pomodoro che attualmente riescano a tollerare questa malattia. La nuova variante, osservata per la prima volta a Vittoria (RG), nel frattempo si è spostata verso la provincia di Caltanissetta e le previsioni sono che si possa allargare anche oltre, perché l'insetto vettore, la Bemisia tabaci, grazie agli inverni miti, ha potuto proliferare e quindi contaminare areali limitrofi".

Il futuro di molti agricoltori è a rischio
La fotografia presentata dal professor Davino è senz'altro allarmante per un territorio che vive di orticoltura, dove il pomodoro rappresenta la principale coltivazione. La serricoltura siciliana ha bisogno di interventi tempestivi, per non compromettere la sopravvivenza di migliaia di imprese. Le istituzioni preposte sono state informate del pericolo fin dal suo primo insorgere. La Regione Sicilia si è subito attivata finanziando all'Università di Palermo un progetto biennale per studiare il problema.

E' bene ricordare, nel caso ce ne fosse bisogno, che nella cosiddetta fascia trasformata che va da Licata (AG) a Portopalo di Capopassero (SR), con Vittoria (RG) come baricentro produttivo e commerciale, vivono di questo comparto produttivo oltre 100.000 persone, indotto compreso. Numeri che si traducono in aziende, in posti di lavoro e, soprattutto, in famiglie e persone.

"Nei prossimi mesi - conclude il fitovirologo - saremo in grado di avanzare le prime stime sulla reale portata del fenomeno. In tal senso saranno valutati non solo gli aspetti fitopatologici che interessano il territorio, ma anche le perdite economiche che deriverebbero da un'eventuale pandemia fitosanitaria".