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Dieta mediterranea gold-standard, ma esistono possibili alternative

Diabete: in trent'anni raddoppiata la diffusione della malattia

Secondo la Società italiana di diabetologia (SID), l'alimentazione è una delle pietre miliari nella prevenzione e terapia del diabete mellito tipo 2 (DM2). Essa ha come obiettivo primario non solo il miglioramento del controllo glicemico e degli altri fattori di rischio cardio-metabolico, ma anche la riduzione delle malattie cardiovascolari (MCV) che sono responsabili di circa il 70% della mortalità totale in questi pazienti.

La Dieta mediterranea è da sempre considerata il gold-standard dell'approccio nutrizionale nel paziente diabetico, per la sua comprovata efficacia non soltanto sul calo ponderale, ma anche sul controllo metabolico e sul rischio cardiovascolare.

Tuttavia, negli ultimi anni sono state proposte diete alternative a quella mediterranea, per una presunta migliore capacità di ridurre il peso corporeo e di migliorare i fattori di rischio associati al diabete.

Tra queste, la dieta vegetariana, al centro del mondo e mediatico perché i risultati di diversi studi epidemiologici suggeriscono che questo tipo di dieta si associa a un più basso indice di massa corporea (IMC) e rischio di DM2, ipertensione arteriosa, eventi coronarici, alcuni tipi di cancro e non ultimo a una più lunga aspettativa di vita.

Inoltre, i risultati degli studi d'intervento, condotti nei pazienti con DM2, riportano che la dieta vegetariana migliora il compenso glicemico e le altre anomalie metaboliche e riduce il fabbisogno dei farmaci ipoglicemizzanti.

Va però sottolineato - come si legge nel Focus SID - che gli studi d'intervento indicano che la dieta vegetariana/vegana a basso contenuto in grassi è efficace tanto quanto le diete convenzionalmente utilizzate nei pazienti diabetici, se non di più, sulla riduzione ponderale, il controllo glicemico, la dislipidemia e la funzione renale. Tali evidenze sono basate, però, su pochissimi studi d'intervento, gravati anche da limitazioni metodologiche, che non permettono di trarre alcuna conclusione.

"Pertanto, prima di poter consigliare la dieta vegetariana/vegana come una possibile alternativa alla dieta attualmente raccomandata per la cura del diabete - si legge - sono necessari ulteriori studi, su campioni più numerosi di soggetti, indirizzati a valutare soprattutto gli effetti della qualità della dieta, piuttosto che la restrizione calorica sul controllo glico-metabolico".



Il diabete in Italia

Gli ultimi dati Istat riportano che nel 2016, oltre 3,2 milioni di persone hanno dichiarato di essere affette da diabete, il 5,3% dell'intera popolazione (16,5% fra le persone di 65 anni e oltre). La diffusione della malattia è quasi raddoppiata in trent'anni (coinvolgeva il 2,9% della popolazione nel 1980). Anche rispetto al 2000, i diabetici sono 1 milione in più e ciò è dovuto sia all'invecchiamento della popolazione che ad altri fattori, tra cui l'anticipazione delle diagnosi (che porta in evidenza casi prima sconosciuti) e l'aumento della sopravvivenza dei malati di diabete.

Nell'ultimo decennio, infatti, la mortalità per diabete si è ridotta di oltre il 20% in tutte le classi di età. Si tratta di una patologia fortemente associata allo svantaggio socio-economico. Tra le donne, le disuguaglianze sono maggiori in tutte le classi di età: le donne diabetiche di 65-74 anni con laurea o diploma sono il 6,8%, le coetanee con al massimo la licenza media il 13,8% (i maschi della stessa classe di età sono rispettivamente il 13,2 e il 16,4%). Lo svantaggio socioeconomico si conferma anche nella mortalità ed è più evidente nelle donne, al contrario di quanto si osserva per le altre cause di morte: le donne con titolo di studio basso hanno un rischio di morte 2,3 volte più elevato delle laureate.



Il diabete è più diffuso nelle regioni del Mezzogiorno, dove il tasso di prevalenza standardizzato per età è pari al 5,8% contro il 4,0% del Nord. Anche per la mortalità il Mezzogiorno presenta livelli sensibilmente più elevati per entrambi i sessi.

Obesità e sedentarietà sono rilevanti fattori di rischio per la salute in generale, ancora di più per la patologia diabetica. Tra i 45-64enni la percentuale di persone obese che soffrono di diabete è al 28,9% per gli uomini e al 32,8% per le donne (per i non diabetici rispettivamente 13,0% e 9,5%). Nella stessa classe di età il 47,5% degli uomini e il 64,2% delle donne con diabete non praticano alcuna attività fisica leggera nel tempo libero.

Elaborazione FreshPlaza su fonte siditalia.it / Istat
Data di pubblicazione: