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Futurpera 2017: il punto sul consumo globale e sui mercati esteri piu' promettenti per le pere

Trend di mercato e nuovi sbocchi commerciali; il consumo mondiale di pere e il confronto con i maggiori paesi produttori per conoscere le innovazioni delle loro tecniche produttive: questi alcuni dei temi che saranno ampiamente affrontati nell'ambito dei due importanti convegni che si terranno il 16 e 17 novembre a FuturPera, organizzati in collaborazione con il CSO (Centro Servizi Ortofrutticoli) Italy di Ferrara.



Ma quali sono le tendenze attuali e cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi, quelli cruciali per la raccolta del prodotto?

"Le importazioni di pere nel mondo sono in crescita - riferisce Elisa Macchi, direttrice del CSO - I dati disponibili indicano una crescita che va da meno di 2,2 milioni di tonnellate a oltre 2,6 milioni di tonnellate, a testimonianza di una crescita della domanda globale".

"In Italia il consumo di pere è in crescita
. Dopo anni, dal 2000 al 2013, in cui ha subito forti riduzioni, con acquisti delle famiglie scesi di oltre il 30%, oggi si registra una crescita progressiva, il 29% in più e la variazione 2016/2013 ha fatto recuperare parte del consumo perso. Anche nei primi quattro mesi del 2017, gli acquisti salgono del 5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente".

Quali sono i paesi con il maggiore potenziale, attualmente?
"In termini quantitativi - continua Macchi - tra i mercati tradizionali, quelli che denotano importazioni significative rimangono Russia, Germania e Regno Unito e Francia. Ci sono però una serie di altri paesi che vedono una crescente domanda di prodotto estero, tra i quali: Brasile, Indonesia, Messico, Cina, Vietnam, Emirati Arabi".

Guardando al settore melicolo, la Polonia è il Paese dominante nella produzione. Abbiamo chiesto alla direttrice del Cso se, in futuro, il paese sarà in grado di coltivare anche pere. "Attualmente non si intravede una tendenza a sviluppare pere in Polonia in modo significativo. La produzione polacca si aggira mediamente attorno alle 60.000 tonnellate, con punte di 80.000. Sono altri i Paesi in forte concorrenza con la produzione italiana di pere: il Belgio, che ha visto in questi anni una crescita produttiva importante, potenzialmente attorno alle 380mila ton, così come i Paesi Bassi, con un potenziale di circa 350mila ton, ma anche il Portogallo. Tutte nazioni che presentano anche una forte propensione all'export".



C'è spazio per le varietà Club nel settore pera?
"A differenza delle mele, esistono pochi casi di varietà Club. Quella più conosciuta è Angelys e, di recente, si sta sviluppando Falstaff, ma siamo ancora agli inizi".

"L'Italia in questi anni ha puntato sull'Abate, la cui produzione si concentra in Emilia Romagna per lo più. Anche se non è una vera varietà Club, di fatto rappresenta oggi la più grande opportunità perché vede una produzione concentrata e distintiva. Se ci fosse un'aggregazione reale e completa della produzione, sarebbe di fatto una varietà Club dalle grandi potenzialità".

In merito all'embargo russo, Macchi dichiara: "Il mercato russo era tra le principali destinazioni delle pere europee ed è ovvio che l'embargo abbia influenzato e influenzi tutt'oggi il mercato. La Russia assorbiva oltre il 40% dell'export del Belgio. Dopo l'embargo, si è vista una maggiore presenza di questo paese soprattutto in Spagna, Francia, Repubblica Ceca, Germania, Polonia e un insieme di altre destinazioni lontane. La Russia importava anche circa il 15% dell'export olandese, che invece si è sposata verso Regno Unito, Polonia, Spagna e altre destinazioni. La Spagna inviava alla Russia quasi il 10% dell'export e, dopo l'embargo ha sviluppato altri mercati quali Marocco, Brasile, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Israele, così pure il Portogallo che inviava il 5% dell'export totale e ora si è spostato maggiormente verso Brasile, Spagna, Germania".



Potenziale delle esportazioni di pere europee verso mete lontane?
"Difficile quantificare questo dato, sicuramente ci sono paesi che potrebbero apprezzare la qualità delle nostre produzioni, ma questo è reso impossibile dalla presenza di barriere fitosanitarie, che di fatto sono barriere commerciali".

"In questo momento stiamo lavorando sulla Cina - conclude Elisa Macchi - un paese che se è vero che risulta essere il principale produttore di pere, vede una produzione concentrata sulle pere Nashi molto diverse dalle nostre. Altre nazioni su cui stiamo lavorando sono Sudafrica, Vietnam, Taiwan, Messico, che mostrano grandi opportunità".