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Incontro Cia sulla (imperfetta) Legge contro il caporalato: le perplessita' del mondo agricolo

Se da una parte la Legge 199, che interviene punendo il caporalato, rappresenta un bene per il Paese, dall'altro nella stessa norma occorrerebbe fare maggiori distinzioni sui reati, evitando di confondere o di accomunare chi sfrutta esseri umani e il loro lavoro con coloro che commettono errori nelle procedure da adottare. Il messaggio è giunto il 18 luglio 2017 da Dino Scanavino, presidente di CIA - Confederazione italiana agricoltori, durante l'incontro romano "Nuova legge contro il lavoro nero: uno sguardo al campo" all'Auditorium Giuseppe Avolio.



"Nella definizione degli indici di sfruttamento del lavoro non si è fatta la dovuta distinzione mettendo, come era da fare, da una parte reati gravi e gravissimi e dall'altra violazioni anche solo meramente formali – ha rimarcato Scanavino – Questi indici non possono essere applicati nello stesso modo su soggetti nettamente diversi: gli imprenditori che sbagliano l'applicazione o non rispettano perfettamente procedure riguardo la legislazione sul lavoro e sulla contrattazione collettiva; i 'caporali' che rappresentano il pieno sfruttamento delle persone in ambito lavorativo. Sono due situazioni totalmente diverse e un intervento sulla legge e sulla sua interpretazione in questo senso va fatto".

"Questo erroneo accorpamento di situazioni nella legge – dice ancora il presidente di Cia – determina una totale discrezionalità da parte di chi è deputato alla sua applicazione: in primis gli ispettori del lavoro e, a un secondo livello, la stessa Magistratura, considerata la mole importante di contenzioso che presumibilmente si andrà a produrre".

Il rischio che la Cia intende scongiurare è quello di innescare un clima da "caccia alle streghe" nei confronti degli imprenditori, generato da eventuali precipitose disposizioni delle procure, a causa di ordinanze non correlate al tipo di reato compiuto.

All'evento della Confederazione erano presenti i ministri Giuliano Poletti (Lavoro) e Andrea Orlando (Giustizia) e poi Massimo Fiorio, vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera, Alessandro Apolito, capo della segreteria tecnica di Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole.

Primo fra tutti a prendere la parola, l'avvocato Franco Carinci, esperto di Diritto del Lavoro, il quale ha illustrato la legge sul caporalato con le possibili variazioni concordate insieme a Cia. Fra gli altri relatori, Gabriella Di Michele, direttore generale dell'Inps, Francesco Menditto, procuratore capo del Tribunale di Tivoli e rappresentanti dei sindacati Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil. Il tutto moderato da Roberto Iotti, giornalista del Sole 24 Ore.


Da sinistra: Alessandro Apolito, il Ministro Poletti, Dino Scanavino e il moderatore Iotti

La realtà contrasta con l'immaginario collettivo e con le scene che spesso appaiono in tv quando si parla di caporalato, con inquadrature di campi agricoli. Infatti la Cia ha fatto notare come sono comparti come l'edilizia, le costruzioni, l'industria e i trasporti a essere più interessati dal fenomeno distorsivo dello sfruttamento più bieco.

Secondo i dati dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro, nell'anno 2016 sono stati effettuati in Agricoltura 8.054 accessi ispettivi: il settore primario è risultato il più regolare. Oltre un milione di aziende agricole operano nella totale trasparenza e nel pieno rispetto delle regole e dei lavoratori, a fronte di un numero ridotto di denunce per irregolarità.


Da sinistra: Sani, Dino Scanavino e il Ministro Orlando

"Il caporalato è una forma particolarmente odiosa di sfruttamento e, nella nostra associazione, abbiamo un preciso codice etico per espellere chi, da agricoltore, non lo rispetta – dice a chiare lettere Scanavino – Il lavoro nero e lo sfruttamento creano condizioni molto difficili, mettendo in crisi chi queste pratiche non le adotta", e il motivo è ben chiaro, visto che i fuorilegge partono con un grandissimo vantaggio concorrenziale, riducendo all'osso le spese di produzione riguardo del costo del lavoro, della formazione, della sicurezza.

Per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro nel comparto agricolo, per il periodo 2011-2015 questi sono diminuiti del 19,2 per cento: da 47.000 denunce si è passati a 38.000. Gli incidenti mortali sono calati del 9,8 per cento. La tendenza stimata per il 2016 è di un ulteriore calo (-5 per cento; eventi mortali -13 per cento).

Ciò che ancora non funziona come dovrebbe è la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, con cabina di regia presieduta dall'Inps coadiuvata dalle organizzazioni sindacali, da quelle professionali agricole, dai rappresentanti dei ministeri delle Politiche agricole, del Lavoro e dell'Economia e della Conferenza delle Regioni. Negli intenti è uno strumento che dovrebbe promuovere la regolarità sul lavoro e favorire la selezione delle aziende agricole da controllare da parte degli organi di vigilanza per concentrare le ispezioni sulle imprese non registrate.


Da sinistra: Dino Scanavino, il Ministro Orlando, il moderatore Iotti e il procuratore Menditto

Poche le aziende iscritte (circa 2.500), è "difficile l'adesione alla cabina di regia – ha detto Gabriella Di Michele – Manca una sorta di premialità, una sorta di bollino blu che certifichi le aziende iscritte e che, quindi, possa essere mostrato e diventare un valore aggiunto".

"Questa è una legge che va nel segno dell'evoluzione della situazione del lavoro e non deve servire per criminalizzare – ha raccontato il Ministro Orlando – E' stata frutto di un confronto, di una serie di passaggi con le associazioni di categoria e i sindacati. E' una legge buona, valorizza la filiera agricola che ne esce potenziata. Per la difesa di questo comparto, come di altri della produzione italiana, occorre però un contrasto più forte alla contraffazione per la difesa della qualità nazionale".


Il Ministro Orlando

"Per debellare il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento del lavoro, non basta l'azione repressiva e penale. Così non si elimina il problema – ha continuato Orlando – Serve una politica premiale e di sostegno ai territori e alle imprese agricole. Il caporalato riguarda molte aree italiane, da Nord a Sud, e non va confuso con il lavoro nero. Inoltre, fra gli sfruttati, colpisce in gran parte persone arrivate dall'Est Europa: non vengono con i gommoni. Poi bisogna sfatare un altro luogo comune: non ci sono buoni assoluti e cattivi assoluti. Purtroppo, la concorrenza internazionale spinge all'insorgenza di una vasta zona grigia".

"Il Parlamento ha fatto la scelta di produrre una nuova normativa, ma la lotta è tutta da fare mediante un ventaglio di azioni che porti a produrre una condizione meno favorevole allo sfruttamento e più efficace per la sua repressione, perché è qualcosa di assolutamente inaccettabile e intollerabile – ha detto il Ministro Poletti – O riusciamo a costruire uno sforzo condiviso proprio per la complessità della situazione o non si arriverà all'obiettivo. Proprio perché è una situazione complessa, occorrerà tempo, oltre a un radicamento dell'azione nei territori, già in corso e oggi: è già in fase di realizzazione un piano ad hoc".


Il pubblico di imprenditori agricoli

"Bisogna anche costruire le condizioni generali perché ci sia un'accoglienza e le persone abbiano un luogo dove abitare, non si creino dei ghetti o situazioni di enorme sofferenza – ha continuato Poletti – Il caporalato è un processo che viene da molto lontano, un pezzo di questo, purtroppo, è storia del nostro Paese, ma oggi abbiamo una norma importante su questo versante. Abbiamo già degli interventi realizzati in questo senso, c'è una lotta contro il fenomeno. Insieme al contrasto bisogna cambiare le condizioni, fare in modo che queste situazioni non si producano e oggi abbiamo uno strumento in più che va usato in maniera saggia e intelligente".

Autore: G.G. per FreshPlaza
Data di pubblicazione: