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Intervista di FreshPlaza a Massimiliano Giansanti nel suo centesimo giorno da presidente Confagricoltura

Prima assemblea nazionale di Confagricoltura nell'epoca Giansanti e nella Sala Petrassi dell'Auditorium Parco della Musica a Roma sono risuonate le cinque parole d'ordine che segnano l'azione e le richieste della Confederazione Generale dell'Agricoltura Italiana: Agribusiness, competitività, lavoro, salute e territorio.

I primi cento giorni della presidenza di Massimiliano Giansanti hanno dato luogo a questo importante punto di partenza chiamando a raccolta i rappresentanti italiani di Confagricoltura e sul palco Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo, Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, Gian Luca Galletti, ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Paola De Micheli, sottosegretario al ministero dell'Economia e delle Finanze (leggi articolo correlato).



A coordinare il tutto Claudio Brachino, direttore Videonews Mediaset.

L'Agribusiness è ormai una realtà, ha detto Giansanti illustrando come il settore incida per il 2% del Pil totale italiano, ma raddoppiando al 4% per l'occupazione, e salendo al 9,2% per l'export complessivo: tutto ciò si traduce nel 17% del Pil nazionale.

"C'è tanto da fare – ha detto Giansanti - il coinvolgimento del territorio può arricchire le elaborazioni e giovare alla costruzione delle posizioni della Confederazione. Nove gruppi di lavoro, guidati da altrettanti membri di giunta che si confronteranno con frequenza".



FreshPlaza (FP): Agricoltura oggi a confronto con le prospettive che la proiettano verso il domani. Criticità, punti di forza, ostacoli?
Massimiliano Giansanti (MG): "Coltiviamo l'Italia, titolo scelto per l'incontro di oggi evoca due punti, il lavoro quotidiano degli agricoltori e la proposta decisa che Confagricoltura offre al Paese. Un'agricoltura sotto il segno dell'innovazione, attiva, che produce reddito, senza i tanti vincoli burocratici italiani, con la possibilità di utilizzare le infrastrutture che esistono, può assicurare il futuro a se stessa e al Paese valorizzando territorio e ambiente. Abbiamo proposte necessarie alle nostre proposte che spero possano trovare consenso fra chi deve prendere le decisioni".

FP: Quali punti ostacolano la libertà d'azione di un'azienda agricola oggi in Italia?
MG: "L'eccesso di burocrazia è uno dei nodi più critici: vorremmo tutti pensare di più a lavorare sui campi, pensare all'evoluzione delle nostre aziende, curare il prodotto, senza invece dover fronteggiare una mole assurda di adempimenti e trasformarci in burocrati. E' vitale una semplificazione come quella che riguarda l'imposizione fiscale. Altro ostacolo è rappresentato dal deficit del sistema infrastrutturale e dalla difficoltà di servirsene con semplicità. Qui fra noi un noto produttore agricolo mi ha detto con chiarezza che è più semplice e meno costoso mandare il proprio carico a un hub olandese piuttosto che farlo partire da scali e porti italiani. Occorre una riforma strutturale profonda che garantisca pieno e semplice accesso ai nostri punti di comunicazione con il mondo, senza dover ricorrere a quelli disponibili in altre nazioni".

FP: Innovazione tecnologica necessaria, verso quale obiettivo e con quale scopo?
MG: "Dietro le nostre cinque parole d'ordine c'è l'idea di un'agricoltura sempre più connessa con il commercio globale, forte della sua identità, in grado di garantire la sicurezza alimentare, ma soprattutto l'approvvigionamento alimentare. Il presidente Macron ha scritto che la Francia è un paese molto simile all'Italia sulla forza delle sue identità, ma che investirà molto sul tema delle commodities. Dobbiamo tutti riflettere sul futuro dell'alimentazione, sull'approvvigionamento alimentare rispetto a un mondo che cambia. Si punta a un mondo sempre più connesso e veloce, che consentirà solo ai migliori di rimanere sui mercati. Purtroppo, solo per fare un esempio fra i tanti possibili, rispetto ad altre nazioni avanzate in cui l'agricoltura ha connessioni 5G, in Italia siamo ancora molto lontani. Il commercio sarà sempre più diretto verso l'online: da computer e smartphone si comprerà il necessario e molto meno il consumatore si rivolgerà ai supermarket. Di fronte a questo mondo che cambia, il nostro quesito è: come muta l'agricoltura italiana e come cambia l'Italia con le sue straordinarie produzioni? L'agricoltura odierna è smart, digitale e tecnologica al punto da garantire genuinità, sicurezza, sostenibilità e biodiversità".

FP: Quindi viene a galla con forza una vostra parola d'ordine, l'Agribusiness
MG: "In questi anni di crisi, è emerso che l'agroindustria è il primo comparto dell'economia italiana, 17 per cento del Pil, 280 miliardi di valore aggiunto. E' un primato che intendiamo mantenere anche alla luce della ripartenza italiana. Rappresentiamo il cento per cento di quello che gli italiani mangiano grazie a quanto gli agricoltori producono ogni giorno, cibo salutare, sostenibile".

FP: Fra i fenomeni registrati osservando giornalisticamente il territorio, le imprese nate soprattutto nel settore ortofrutta e sua trasformazione, è il cambiamento di rotta professionale di molti che tornano alla terra dei padri, nonni e bisnonni riuscendo a creare spesso vere eccellenze
MG: "E' vero, i fenomeno è evidente, c'è un grande ritorno alla terra e la cosa vede come forti protagonisti molti giovani. Occorre però una forte preparazione e farsi carico di esperienze di chi li ha preceduti, altrimenti il rischio è grande. Come evidenziato dal nostro centro studi, negli ultimi 15 anni le aziende agricole si sono ridotte di circa il 30% e in quattro anni è aumentata del 20% la quota di imprese che fatturano almeno 100.000 euro l'anno, tipologia che oggi è il 56% del valore aggiunto settoriale prodotto e quasi il 60% del fatturato complessivo. Il turnover giovanile nel settore agricolo è ancora lento: prendendo come limite massimo d'età i 41 anni, le aziende condotte da giovani sono solo l'8 per cento. Eppure sono i giovani che possono essere il veicolo giusto per l'innovazione tecnologica, strutturale e gestionale nell'agricoltura. Bisogna comprendere quali politiche servono e se quelle che abbiamo sono adeguate".

FP: Altra cosa, in ambito agricolo il settore della canapa sta prendendo piede; è un comparto che è in cerca del suo futuro e di modelli da seguire o costruire dal nulla. E' alla ricerca della rotta giusta per creare un mercato...
MG: "Sì, la canapa è un fenomeno che si sta evidenziando e che stiamo tenendo sotto osservazione. Le dimensioni sono ancora ridotte, ma potrebbe essere uno dei punti di forza del mondo agricolo italiano. Proprio in questo momento ha bisogno di un monitoraggio e di un controllo particolarmente attenti".

Altri punti toccati o approfonditi da Massimiliano Giansanti: un fisco che garantisca sviluppo, che deve premiare le filiere intelligenti cioè quelle che ridistribuiscono reddito fra i vari attori; riduzione del peso contributivo "a partire dalla revisione delle aliquote Inail, soprattutto in favore delle aziende che stabilizzando i rapporti di lavoro e aumentano il numero di giornate denunciate"; un credito che elimini l'ostacolo principale rappresentato dai sistemi di valutazione delle imprese da parte delle banche; aprire uno o più tavoli di lavoro per agevolare l'uso di strumenti da parte degli agricoltori riferendosi alle garanzie dirette di Ismea, sulla garanzia sussidiaria e sul fondo di garanzia per le Pmi.

Guardando all'Europa, che rimane fondamentale e che non si discute, esiste l'esigenza di una Pac (Politica agricola comune) diversa da quella in vigore, senza nemmeno considerare un ridimensionamento del budget dedicato all'agricoltura europea, ancora meno se conseguenza della Brexit.

Quindi una Pac differente, visto che "l'attuale assetto normativo risulta troppo complicato per gli agricoltori e per le amministrazioni nazionali. Occorre una reale semplificazione" e che "il sistema non è in grado di garantire un'ordinata gestione dei mercati nelle situazioni di grave crisi. Non è idoneo ad assicurare una soddisfacente stabilità dei redditi, di fronte alla crescente volatilità dei prezzi. Vanno ripensate le finalità degli aiuti diretti per concentrare l'attenzione sulle imprese che producono per il mercato, che creano occupazione, che sono in grado di aprirsi all'innovazione tecnica per accrescere la competitività".

Occorre una politica agricola comune che permetta di andare incontro alle sfide dell'agricoltura moderna, "cibo sicuro per tutti in un mercato stabile, gestione del territorio, adattamento ai cambiamenti climatici", perché proprio questi ultimi richiedono oggi un grande sforzo, un'attenzione sempre maggiore e devono legare tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo in un'azione e in una politica comune.

Autore: G.G. per FreshPlaza
Data di pubblicazione: