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Patata della Sila Igp: con il trattato Ceta pericolo grave di imitazione del prodotto

I Consorzi di Tutela di 11 (su 17) prodotti Dop/Igp calabresi dicono un secco e chiaro no all'accordo CETA Ue-Canada (cfr. FreshPlaza del 05/07/2017). Si va dalla Cipolla Rossa di Tropea, al limone di Rocca Imperiale, i quattro salumi Dop (Soppressata, Pancetta, Salsiccia, Capocollo); e ancora i fichi di Cosenza, la liquirizia di Calabria, l'olio di Calabria, Patate della sila, Pecorino Crotonese e i vini Dop Terre di Cosenza.

Il Consorzio di Tutela Patata della Sila Igp rileva con estremo disappunto la ratifica del trattato. "Rappresenta - precisa il presidente del Consorzio di Tutela Sandro Scrivano - un grave pericolo per la nostra Regione, poiché consentirebbe l'imitazione del nostro prodotto che potrà essere realizzato sul territorio canadese da aziende autorizzate a produrre e a commercializzare in tutto il mondo, rappresentando quindi un caso emblematico di sfruttamento ingiusto delle denominazioni di origine".



"Pertanto - prosegue il presidente - appoggiamo la battaglia che sta portando avanti con forza Coldiretti insieme ad altre organizzazioni come Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food, Federconsumatori e Fair Watch, affinché non si realizzi la concorrenza sleale e l'inganno ai consumatori con prodotti di imitazione che nulla hanno a che fare con quelli provenienti dalle zone di origine vere. Non vogliamo, inoltre, che venga pregiudicato e reso inutile il grande lavoro di valorizzazione e promozione del prodotto, portato avanti grazie ad enormi sacrifici e importanti investimenti da parte del nostro Consorzio e dei nostri produttori".

"Il nostro prodotto vale oggi sul mercato oltre quattro milioni di euro, ha una crescita esponenziale ogni anno, e supponiamo che per effetto del Ceta tale sviluppo possa subire un brusco rallentamento. Si ricorda - conclude il presidente - che siamo l'ottava Regione per numero di prodotti tutelati e nessun prodotto calabrese riceverà protezione nel Canada. Infatti nell'elenco, dove figurano solo 41 nomi, non troviamo nessuna denominazione nostrana e la conseguenza è che non saremo protetti dalla contraffazione e si avranno con buona probabilità prodotti di bassa qualità sui nostri mercati e soprattutto molto meno sicuri da un punto di vista sanitario".
Data di pubblicazione: