Antonio Ferraioli (ANICAV): c'è ancora tanto spazio per il pomodoro italiano sui mercati internazionali
La crisi, secondo Ferraioli è più un problema di frammentazione del tessuto produttivo, combinata alla mancanza di programmazione e a volumi talvolta eccedentari rispetto alla domanda, con il rischio di svendita del prodotto. "L'Italia - ci dice - produce 5 milioni di tonnellate di pomodoro da industria, equamente suddiviso tra Nord e Sud Italia. Quest'ultimo sconta di più la frammentazione, però ha dalla sua una serie di articoli di pomodoro trasformato maggiormente caratterizzati (polpa, pelati, pomodorini e passate in formato retail) che, per la loro peculiarità, non trovano molta concorrenza da parte di Paesi terzi. Al Nord Italia, invece, si fanno molti semilavorati per l'industria e qui la concorrenza da parte di Spagna e Portogallo si sente di più. Bisogna lavorarci su, sia per migliorare la filiera, sia per differenziare ancora meglio le nostre produzioni, sia sul contenimento dei costi operativi. Sì pensi per esempio che oggi i prezzi riconosciuti dall'industria italiana ai produttori sono superiori a quelli riconosciuti dall'industria spagnola; eppure la base produttiva soffre molto più qui da noi che non altrove".
Il settore deve anche tenere d'occhio i mutamenti sul fronte dei consumi e delle preferenze da parte delle famiglie. Se un tempo, infatti, i pelati erano una delle prime scelte d'acquisto, oggi a crescere sono polpe, sughi pronti e passate. Queste ultime, da sole, rappresentano il 56% della domanda italiana. Anche all'estero l'orientamento va verso questi prodotti, in quanto consentono un più facile utilizzo, in un'ottica di cucina veloce e pratica.
Diametralmente opposto il cammino del concentrato di pomodoro, oggi quasi irrilevante oppure destinato soltanto ad alcuni mercati africani. Su questo, Ferraioli sottolinea quanto sia mal impostata e fuorviante la polemica sulle importazioni di concentrato di pomodoro cinese: "Sicuramente la Cina produce un volume di pomodori da industria paragonabile a quello dell'Italia, tuttavia la differenza sta nel fatto che, per quasi la totalità, trattasi di concentrato di pomodoro che viene esportato in tutto il mondo, Italia compresa. Noi però non ne facciamo un uso domestico, bensì lo destiniamo all'esportazione verso altri paesi, principalmente in Africa, dove viene utilizzato per la preparazione di pietanze locali. I fusti da 200 kg di concentrato di pomodoro cinese importati in Italia vengono reimballati in confezioni più piccole e forniti ai paesi africani. Non c'è dunque il pericolo che questa materia prima entri in diretta concorrenza con le produzioni italiane, che anzi appaiono sempre più richieste tanto nei mercati interni quanto all'estero".
L'Italia è rinomata in tutto il mondo per il suo pomodoro trasformato. Tra i suoi principali mercati internazionali figurano Gran Bretagna, Germania, Francia, USA, Giappone. Promettente appare anche il mercato dell'Estremo Oriente, quello dell'Est Europa e quello del Sud-Est asiatico. Prospettive anche in Cina, che quindi può diventare un futuro acquirente per l'Italia, più che un concorrente.
Non sempre, però, i mercati esteri sono facili da approcciare: basti pensare al recente caso relativo alle misure antidumping intraprese dall'Australia contro alcune imprese italiane (cfr. FreshPlaza del 15/02/2016). A tal riguardo, il presidente ANICAV commenta: "Da quella storia noi siamo usciti vincenti, perché siamo stati capaci di fare sistema con il Governo Italiano e con i nostri rappresentanti a Bruxelles (cfr. FreshPlaza del 09/01/2017). La lezione che possiamo trarre da questa vicenda e che c'è andata bene, pur se ci sono state delle perdite e se abbiamo dovuto affrontare dei rischi. Bisogna sempre tenere alta la guardia, soprattutto ora che i venti del protezionismo si sono levati di nuovo".
Per quanto attiene il ruolo dell'innovazione nel settore del pomodoro da industria, Ferraioli conferma il dialogo costante tra le imprese e le aziende sementiere, nell'ottica di ottenere rese e qualità più elevate, e anche per rispondere a sfide di carattere ambientale. Tra queste, figura la siccità, sulla quale Ferraioli ci aggiorna: "In primo luogo, va detto che la diffusione dell'irrigazione a goccia, che come noto consente forti risparmi di risorse idriche, è ormai ampiamente diffusa nel nostro settore. Servirebbe semmai una maggiore attenzione da parte delle Istituzioni circa le infrastrutture di cui il settore agricolo ha bisogno. Non ci nascondiamo, per esempio, che la rete idrica italiana fa acqua da tutte le parti. Grazie alle forti nevicate invernali, le dighe sono ancora piene in molte Regioni e potrebbero esserci dei problemi solo nel periodo tra fine agosto e inizio settembre. Al Nord Italia, che in passato non ha mai sofferto particolari condizioni di siccità, non esistono attualmente invasi naturali. I cambiamenti climatici ci costringeranno a ripensare tutto l'approccio alla conservazione della risorsa idrica".
In ausilio giungono anche le nuove tecnologie, quelle della cosiddetta agricoltura di precisione, con dispositivi in grado di mappare i terreni coltivati e di ottimizzare gli interventi agronomici o irrigui. In attesa della nuova campagna, che comincerà tra un paio di settimane. Ferraioli conclude: "Le nuove tecnologie interesseranno ogni settore economico. Ma sta anche nella nostra capacità di fare le scelte strategiche giuste, se il pomodoro da industria potrà continuare a guardare al futuro con spirito positivo".