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Sicilia: la Regione apre alla filiera Corilicola

L'assessorato all'Agricoltura della Regione Sicilia intende aprire il dialogo con i produttori e gli imprenditori collegati alla coltura del nocciolo valutando la proposta dell'Associazione Culturale Nebrodi dell'accordo quadro della "Filiera Corilicola Siciliana", cui hanno già aderito trentaquattro aziende del settore, coltivatori, commercianti, trasformatori, pasticcerie, sostenute dalle tre autorevoli organizzazioni professionali di categoria (Cia, Coldiretti, Confagricoltura), tre istituzioni universitarie (Palermo, Catania, Tuscia-Viterbo) della Ricerca, e l'istituto alberghiero "Piazza" di Palermo.

L'interesse è polarizzato su un vasto territorio siciliano, 14 mila ettari di noccioleto estesi su quattro province Messina, la produzione più significativa, seguono Catania, Palermo, Enna, che in passato hanno rappresentato le colture a più alto reddito dei territori collinari e montani. La proposta ricalca lo schema generale adottato dall'assessorato Agricoltura e lo arricchisce con innovative soluzioni di gestione e di strategie di interventi. Le aspettative dei protagonisti della filiera del nocciolo sono quelle di intervenire nella determinazione delle politiche di sviluppo per non rimanere traditi dalle tante promesse del passato, e garantire che non accada mai più l'abbandono dei noccioleti e del loro valore di reddito, collegato alla difesa dei suoli, dell'erosione oltre agli aspetti paesaggistici ambientali.



Il presidente dell'associazione culturale Nebrodi, Matteo Florena, ex primario al Policlinico di Palermo, angiologo di chiara fama, a 90 anni ha deciso con spirito giovanile di guidare la rinascita della corilicoltura nel territorio, e sostiene che nell'intesa tra la filiera del nocciolo e l'assessorato regionale, "sarà mantenuto l'accordo di nessun vincolo nei contratti tra le parti, nessun contratto capestro, ma venga garantito il libero mercato contrattuale".

La filiera dei produttori di nocciole in provincia di Messina è di circa 8/9mila unità di cui il 70% e rappresentato da proprietari di piccolissimi appezzamenti di terreno coltivato, ma proprio perché "piccoli" fanno da baluardo alla difesa dell'ambiente, ed anche un modesto introito economico stimola a continuare l'attività di badare al noccioleto, altrimenti, l'abbandono dei terreni coltivati. Le diverse cultivar di nocciolo dei Nebrodi, sono da salvaguardare non solo per la produzione del frutto nelle diverse annate, ma anche per limitare i danni delle frane e dissesti idrogeologici a seguito di violenti acquazzoni e piogge intense, fenomeni sempre più frequenti.
Data di pubblicazione: