Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Videontervista dell'esperta

Nctm e' la risposta per quanti vogliono intessere rapporti commerciali con la Cina. L'esempio delle arance siciliane

Un mercato, quello cinese, in continua espansione, che richiede prodotti di qualità, specialmente per quanto concerne il settore agroalimentare. Al primo posto, i consumatori cinesi mettono infatti la sicurezza alimentare e la ricerca di prodotti che diano certezze.

Nonostante i limiti logistici, l'Italia esporta da alcuni anni kiwi e, da ultimo, sono stati definiti i protocolli per l'esportazione delle arance. In prospettiva, si potrebbe già pensare all'export di mele e di altre referenze che abbiano una certa shelf life.

Le barriere logistiche sono molto meno incisive per i trasformati di prodotti ortofrutticoli, che godono di un ottimo potenziale.

Insomma: c'è tanto da fare per chi ha le carte in regola, ma bisogna compiere i passi giusti, con una serie di passaggi propedeutici per approdare in un Paese che per lingua e cultura può risultare più lontano quanto la distanza geografica che ci separa.

Lo scoglio più grande, però, è il complesso apparato legislativo che regola l'import/export in Cina e le leggi interne che, ai meno avveduti, potrebbero risultare oltremodo indigeste!


Nella foto sopra, l'Avv. Laura Formichella

In tal senso, può venire in aiuto lo Studio legale Nctm che rappresenta una possibile risposta per chi voglia intessere rapporti economici con la Cina.

Lo Studio ha maturato un'esperienza unica con clienti italiani che investono in Cina e con imprese cinesi interessate al mercato italiano ed europeo.
Tra i pochissimi studi legali italiani ad aver conseguito la licenza del Ministero della Giustizia della Repubblica Popolare Cinese, opera come studio legale anche in Cina (Shanghai).

I professionisti del China Desk vantano una perfetta padronanza della lingua e una profonda conoscenza della cultura cinese e delle sue dinamiche di business, nonché competenze in ogni ambito del diritto civile e commerciale cinese e in molte aree del diritto amministrativo per profili che coinvolgono le aziende straniere.

Lo studio si avvale altresì di un'alleanza strategica, stretta nel 2009, con Allbright Law Offices, primario studio cinese.

Guarda la nostra videointervista!


Enrico Toti e Laura Formichella, rappresentanti del China Desk in Italia, sono autori e curatori di pubblicazioni in materia di diritto cinese, relatori in numerosi seminari e conferenze in Cina e in Italia.

L'accordo che ha liberalizzato l'esportazione delle arance siciliane in Cina, di recente, è stata l'occasione per affrontare dal punto di vista legale le criticità e le tutele connesse a tale attività di esportazione.

Gli avvocati Toti e Formichella si occupano di Cina e di diritto cinese dal 1997 e hanno evidenziato in tale contesto come, sia per tali prodotti come per tutti gli altri generi alimentari diretti sul mercato cinese, le tutele da adottare siano plurime: la tutela dei marchi e delle indicazioni geografiche, la massima accuratezza nella stesura degli accordi e dei contratti, solo per citare le principali.

L'utilizzo delle indicazioni geografiche e delle denominazioni protette per indicare prodotti con caratteristiche distintive riferibili al luogo di origine ha una lunghissima tradizione, in Cina. Nuovo è invece il loro riconoscimento e la tutela delle indicazioni geografiche e delle denominazioni protette derivanti dall'ingresso della Repubblica Popolare Cinese (RPC) nell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO).

La tutela delle indicazioni geografiche riveste un precipuo ruolo nell'agenda economica della Cina, rappresentando una garanzia di qualità e, dunque, di affidabilità per i consumatori. La Cina si è impegnata a garantire un livello minimo di protezione a tali indicazioni geografiche (IG), che l'ha condotta a sviluppare diversi livelli di tutela delle IG, conseguibile attraverso l'espletamento di diversi procedimenti, tra loro non alternativi e perciò ipoteticamente cumulabili.

Innanzitutto, in accordo con la "Legge sui Marchi" della RPC, le IG possono essere oggetto di registrazione, assumendo la qualità di marchi. Tale registrazione, affidata all'Amministrazione statale per l'Industria ed il Commercio (SAIC), è finalizzata alla tutela dei diritti connessi alla proprietà intellettuale, con tutto ciò che ne consegue in termini di utilizzo, cessione ed esclusività. In tale ambito, le IG possono essere esclusivo oggetto di marchio collettivo o di certificazione, i quali godono in ogni caso della medesima tutela preposta per ogni altro marchio registrato che si articola a livello giudiziario, sia civile che penale.

Le differenze con i marchi comuni risiedono esclusivamente nelle formalità da espletare ai fini della registrazione. Inoltre, possono essere registrate come marchi solo le IG che godono di protezione nel territorio d'origine. Una IG può essere altresì oggetto di registrazione presso l'autorità fitosanitaria cinese AQSIQ (Administration of Quality Supervision, Inspection and Quarantine) al fine di ottenere un ulteriore livello di protezione. Nonostante questo tipo di registrazione si connoti come facoltativo, il duplice approccio "registrazione marchio-certificazione AQSIQ" assicura il massimo livello di tutela possibile per una IG straniera.

Tale modalità di registrazione, disciplinata da un Regolamento entrato in vigore lo scorso 28 marzo 2016 (Misure per la protezione delle indicazioni geografiche dei prodotti stranieri), comporta il rilascio di una certificazione IG nazionale riconosciuta dal governo cinese, che possiede il pregio di contrassegnare ed evidenziare, a vantaggio del consumatore, le caratteristiche uniche e non replicabili del prodotto immesso nel mercato della RPC, offrendo al contempo al richiedente peculiari mezzi di tutela amministrativa.

Tornando all'esempio della liberalizzazione dell'esportazione delle arance siciliane in Cina, questa si presenta come una grande opportunità per alcune PMI e consorzi che, nel valutare l'opzione di investire nella RPC, dovrebbero in primo luogo condurre ricerche di mercato relative ai settori di interesse, approfondendone le dinamiche specifiche del mercato cinese. Le decisioni più ardue per le aziende consistono nel determinare il modo migliore per accedere al mercato cinese. La conclusione degli accordi, ad esempio di distribuzione, richiede una essenziale conoscenza della normativa cinese, sia a livello di leggi che di regolamenti nonché di procedure amministrative da rispettare.

La conoscenza di questi profili permette di minimizzare il rischio. Altri fattori di grande importanza cui le PMI devono prestare attenzione sono legati alla struttura amministrativa e geografica cinese e, in particolare, alla scelta del proprio partner. Le modalità di accesso al mercato della RPC sono plurime ed offrono diversi gradi di strutturazione di collaborazione e/o presenza di un'azienda sul mercato cinese. La loro accurata conoscenza è la necessaria strada per accedere e permanere su tale mercato.

Contatti:
Studio Legale Nctm

Via delle Quattro Fontane 161,
00184 Roma - ITALY
Tel.: +39 066784977
Fax: +39 066790966
Email: info@nctm.it
Web: www.nctm.it
Milano Roma Londra Brussel Shanghai
Data di pubblicazione: