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Anche la testimonianza della cooperazione trentina in un convegno a Ragusa

Un'opportunità per riflettere sulla crisi dell'orticoltura in serra della Sicilia meridionale (in particolare della cosiddetta "fascia trasformata") e che, da oltre mezzo secolo, rappresenta lo zoccolo duro dell'economia. Il territorio, specialmente quello che va da Licata (AG), a Portopalo (SR), con baricentro a Vittoria (RG), ha conosciuto ricchezze e prosperità, in larga parte, proprio grazie alla coltivazioni delle primizie.


Sopra: le testimonianze raccolte dal convegno.

Eppure qualcosa in questa economia, basata su investimenti certi a fronte di ricavi incerti, risulta inceppata e ha determinato in molti casi una eccessiva esposizione bancaria.

"Sicuramente l'errore più grave è stato vivere al di sopra delle nostre possibilità; e quando stavamo bene abbiamo dimenticato che una delle nostre peculiarità era il risparmio. Abbiamo speso tutto ciò che avevamo e, anticipato ulteriori spese", ha sottolineato Renato Meli, sociologo e direttore dell'Ufficio diocesano di Ragusa, che ha organizzato l'incontro.


Nella foto, Renato Meli

Qui di seguito, alcune delle questioni più scottanti:
  • quanti finanziamenti a 'fondo perduto' sono poi diventati a 'fondo perso'?
  • quanta programmazione è stata fatta per gli investimenti?
Nessuno è esente da qualche responsabilità anche se, in verità, c'è da dire che alcuni ne portano un peso maggiore rispetto ad altri.

"Quella di oggi potrebbe essere l'occasione per un nuovo inizio – ha aggiunto Meli – e siamo convinti che occorre riflettere sugli errori commessi, senza rimpianti, perché non possiamo rimanere ancorati alle esperienze negative del passato".


In primo piano il sindaco di Vittoria, Giovanni Moscato

La serata è servita per portare la testimonianza di alcuni imprenditori che si sono dovuti indebitare. Ma non sono mancate le testimonianze positive, di chi ce l'ha fatta in qualche modo a venire fuori da una situazione debitoria. Una tra tutte è apparsa emblematica, quasi eroica: la storia di imprenditore che ha ripreso le redini della propria vita con il coraggio e la dignità di un uomo che è ritornato da operaio nella sua stessa azienda, oggi gestita da altri.

I lavori del convegno hanno visto, tra gli altri, la qualificata presenza di Carlo Dellasega, direttore generale della Confederazione Trentina delle Cooperative, il quale ha portato l'esempio del Consorzio Melinda.

"Non vi aspettate aiuti dallo Stato – ha sottolineato Dellasega – perché tanto non arriveranno. Piuttosto fate massa critica e abbiate fiducia in voi stessi, scommettendo nel cooperativismo, perché insieme è possibile farcela laddove i singoli sono destinati al fallimento".

In effetti, l'individualismo atavico ha creato più danni che altro all'orticoltura in serra della Sicilia meridionale, anche se negli ultimi tempi si notano alcuni tentativi di cooperazione o di rete tra imprese a vario livello, che lasciano sperare in un cambio di passo.

I dati Istat fotografano, del resto, una realtà molto mutata negli ultimi anni: mentre nel 2001 le imprese agricole registrate alla Camera di Commercio di Ragusa erano 24mila, nel 2010 si erano ridotte della metà, a 12mila, ma la superficie coltivata è rimasta sostanzialmente invariata. Questo dato merita un'approfondita riflessione: quante imprese sono fallite perché attratte da finanziamenti pubblici utilizzati poi male? Quanti agricoltori si sono improvvisati imprenditori dall'oggi al domani, non avendone maturata alcuna caratteristica. Quanti hanno agito e agiscono ancora oggi aggirando le normative?

Nessuno può chiamarsi fuori da una ragionata autocritica su questi temi.