Protocollo per contrastare il caporalato: e' passato un anno ed e' tutto fermo. La Sicilia reclama legalita'
"Doveva essere un elemento di forte lotta al contrasto del caporalato ma fino ad oggi è rimasto tutto fermo". Così l'on. Nino Minardo, deputato nazionale della provincia di Ragusa, una di quelle maggiormente interessate, interviene sul mancato avvio dell'iter conseguente al protocollo firmato un anno fa dai Ministri delle politiche agricole, alimentari e forestali, del lavoro e delle politiche sociali e dell'interno, contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura.
"L'intesa, come è noto - sottolinea il parlamentare - fu sottoscritta anche dalla Regione Sicilia, dall'Ispettorato Nazionale del lavoro, dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni di categoria per sostenere e rafforzare gli interventi di contrasto al caporalato e allo sfruttamento su tutto il territorio nazionale, in particolare in alcune province come quella di Ragusa, dove il fenomeno è molto sentito. Il protocollo è stato ritenuto talmente importante dal punto di vista legislativo che ne è derivata la legge entrata in vigore a novembre 2016".
"Il Protocollo sembra non avere ancora attuato le azioni concrete auspicate - continua Minardo - Alcune delle istituzioni che hanno sottoscritto il documento, aspettano invano di essere convocate per costituire il Gruppo di coordinamento e controllo che avrebbe dovuto avere il compito di vigilare sull'attuazione del protocollo stesso; ad oggi non c'è stata alcuna convocazione, sebbene manchino ormai pochi mesi al termine della sua validità".
Stando alle parole di Minardo, risulta inconcepibile un simile ritardo su cui si è, evidentemente, 'giocato ' sulla scia emotiva di un fenomeno che ha visto la persecuzione, a termine di legge, solo di qualche caso eclatante perché saltato alla ribalta delle cronache nazionali. Mentre nulla, sembrerebbe, è stato fatto in quei casi che, additati dalla stampa internazionale, hanno sortito solo l'effetto di danneggiare l'immagine dell'agricoltura della Sicilia meridionale.
"Tra l'altro in molte realtà, come la provincia di Ragusa, dove esiste un tavolo di confronto ancora attivo, non si riesce a definire gli interventi - conclude Minardo - e quindi ho chiesto di chiarire urgentemente le ragioni della mancata attuazione del Protocollo. Ho chiesto inoltre l'attivazione degli enti coinvolti per assicurare il rispetto della legge in modo uniforme su tutto il territorio nazionale ed evitare che un'altra lodevole iniziativa resti solo un annuncio".
Tra gli elementi qualificanti del processo di riformulazione della normativa vigente, prima di denuncia e poi di sensibilizzazione, vi è senz'altro l'azione della Cgil Flai di Catania, che ha condotto diverse battaglie contro il triste fenomeno del caporalato in Sicilia.
"Dopo la sottoscrizione del Protocollo, il Parlamento ha approvato la legge di contrasto al lavoro nero, la n.199/2016 - dice dal canto suo Alfio Mannino, della Cgil Flai etnea - I protocolli hanno iniziato a produrre solo timidissimi effetti, in pochi territori, quali Foggia ed Eboli. Qui i Tavoli coordinati dalle Prefetture hanno iniziato, attraverso delle convenzioni, a fornire dei servizi ai lavoratori. In primo luogo quello dei trasporti dei migranti nei luoghi di lavoro che prima era in mano ai caporali, a cui si aggiungono le politiche dei servizi abitativi. Per il resto siamo all'anno zero".
"E' del tutto evidente - aggiunge Mannino - che una cosa sono i protocolli aggiuntivi e altro è quanto recentemente previsto dalla 199 con il potenziamento della cabina di regia presso l'Inps, ove sono presenti tutti gli attori interessati, dagli Enti ispettivi a quelli locali e le forze sociali, compreso il mondo del volontariato".