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La cooperazione funziona se il presidente e' competente

La cooperazione, anche nel settore ortofrutticolo, rappresenta una forma di impresa particolare, ancora molto valida, ma a una condizione: che gli amministratori siano persone competenti nel gestire non solo la propria impresa, ma la cooperativa stessa che è una integrazione verticale lungo la filiera.



Questo uno dei concetti espressi dal professor Angelo Frascarelli, docente all'Università di Perugia, che ha messo per iscritto su L'Informatore Agrario. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per approfondire il tema.

"La cooperativa è un'impresa un po' particolare – dice Frascarelli - E' il prolungamento della produzione agricola. Il successo di una coop sta nella gestione da parte dei vertici. Quando il presidente e i componenti del Consiglio sono persone valide, la cooperativa funziona. I problemi sorgono quando le guide sono incapaci o, addirittura, dannose".



Secondo il professore, le strutture migliori sono quelle guidate da un presidente/agricoltore con uno spiccato piglio imprenditoriale, orientato all'innovazione e alle relazioni, in modo da creare "reti", collaborazioni, integrazioni.

"L'approccio del presidente – incalza Frascarelli – deve essere altruista e non opportunista. Le migliori cooperative che ho mai visto sono quelle dove i soci, e il presidente per primo, sono uniti con l'obiettivo di investire per il bene comune. Le peggiori? Quelle in cui il presidente e/o il socio 'succhiano' dalla 'mamma coop' e la svuotano, piano piano".

E ancora: l'identikit del perfetto presidente lo vuole autonomo dai condizionamenti politici, sindacali, gestionali. Un sogno, praticamente. "Ma è innegabile – aggiunge il professore – che molti risultati negativi sono arrivati proprio in quelle coop dove l'ingerenza politica o sindacale è stata predominante. Allo stesso tempo è importante che il presidente sia appoggiato da un Consiglio forte, con consiglieri preparati e capaci di remare tutti nella stessa direzione".

"Una coop non può fare calcoli di breve periodo – conclude Frascarelli – ma avere progetti di respiro decennale. Nei territori presidiati dalle coop in genere c'è stato uno sviluppo notevole non solo per gli agricoltori, ma per tutta la società. Si pensi solo a quanti posti di lavoro offrono certe strutture. Il fallimento si ha quando una coop viene fondata e gestita a mero scopo individualistico".