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Il percorso storico del ciliegio acido: ieri oggi e domani (seconda parte)

L'interesse per il ciliegio acido è stato per anni piuttosto marginale nel contesto generale della frutticoltura italiana, ma in tempi recenti è tornato a manifestarsi un certo interesse. Diversi sono i motivi individuabili, tra i quali si può citare la ricerca di alternative per i frutticoltori, alle prese con la scarsa redditività offerta dalla maggior parte delle principali specie da frutto, la rinnovata attenzione a coltivazioni e preparazioni tradizionali, la cura dell'aspetto salutistico, la ricerca della multifunzionalità in agricoltura ed altri ancora.

Per inquadrare il contesto attuale e le prospettive future della coltivazione di ciliegio acido in Italia, è tuttavia opportuno ricordare che, pur vantando un'antica e documentata tradizione, la produzione italiana ha una rilevanza piuttosto marginale nel quadro mondiale ed europeo (cfr. nota del 12/05). Altrettanto interessante è valutare l'entità degli scambi commerciali che interessano la specie, poiché il commercio internazionale è in fase di progressivo aumento. Secondo la FAO, nel 2014 il flusso commerciale di ciliegie acide allo stato fresco ha superato 70.000 tonnellate, pari al 5% circa dei volumi prodotti.

Nell'Unione europea si concentra la maggior parte del commercio di prodotto fresco, con esportazioni piuttosto stabili ed oscillanti fra 40 e 60.000 tonnellate annue ed importazioni in tendenziale crescita, passate da circa 30.000 tonnellate mediamente richieste fino al 2012, alle attuali 40-50.000 tonnellate. Il valore del prodotto scambiato è altalenante e, negli ultimi 5 anni, è variato fra 30 e 60 milioni di Euro circa.

Il 40% dei volumi esportati provengono dall'Ungheria (dati Eurostat), seguita a distanza da Polonia e Spagna. Decisamente diverso è il valore del prodotto scambiato, dal momento che il prodotto ungherese e polacco è proposto ad una media di 0,75-0,80 Euro/Kg, mentre quello spagnolo, che rappresenta comunque non più del 10% del totale esportato, è quotato attorno a 2,50 Euro/Kg. Anche l'Italia esporta piccole quantità di prodotto allo stato fresco altamente apprezzate, poiché il prezzo medio spuntato supera 3,80 Euro/Kg.

L'Italia, di contro, è il terzo mercato di destinazione dell'Ue per il prodotto fresco, dietro a Germania e Austria che, nel complesso, importano circa 30.000 tonnellate: l'import italiano, invece, ha superato 2.000 tonnellate nel 2016. Il prezzo medio del prodotto importato in Italia ha oscillato, nel quinquennio 2012/2016, tra 0,90 e 1,20 Euro/Kg.

Il quadro del commercio europeo si completa con l'interscambio di ciliegie conservate semilavorate (solforate, surgelate, ecc.) e pronte al consumo. In entrambi i casi, i dati sono aggregati tra ciliegie dolci e acide, pur essendo le seconde più rappresentate. L'Italia è il primo importatore dell'Ue di prodotto semilavorato con 13-15.000 tonnellate annue, pari al 60% del totale Ue. Il prodotto proviene in larga parte da Turchia, Bulgaria e Romania, ad un prezzo medio (anni 2012/2016) di 1,10 Euro/Kg.

Infine, vi è un attivo interscambio di ciliegie conservate pronte al consumo, che origina un valore attorno a 140 milioni di Euro per l'intero spazio Ue. L'Italia è il quarto esportatore in valore, con circa 15 milioni di Euro, realizzati con volumi piuttosto ridotti rispetto agli altri competitor, grazie all'ottimo apprezzamento, più di 3 Euro/Kg di media, contro 1,70 Euro/Kg di media Ue.

Questi dati, nel loro complesso, fanno comprendere come sia necessario affrontare il mercato con la dovuta consapevolezza di una forte pressione competitiva da parte di paesi esteri che sono in grado di proporre alle industrie di lavorazione elevati volumi di materia prima, fresca e semilavorata, a prezzi altamente concorrenziali e comunque di qualità tale da garantire un buon apprezzamento per il prodotto finito. Per puntare sul prodotto italiano, occorre che l'industria di trasformazione proponga prodotti di alta qualità, differenziati, ben valorizzati e ad alto contenuto di servizi.

Per l'impresa agricola che voglia proporsi sul mercato, invece, è necessario un prodotto di buona qualità, innovativo e dai costi di produzione contenuti. La scelta della tipologia di impianto e della cultivar è un aspetto di primaria importanza da valutare attentamente anche in funzione della destinazione e dell'utilizzo del prodotto. Il prezzo medio di liquidazione dell'industria registrato negli ultimi anni si colloca attorno a 0,70-0,80 Euro/Kg. Qualora si intenda proporre un prodotto da conferire direttamente all'industria è necessario contenere i costi entro questi limiti, massimizzando le rese degli impianti e razionalizzando la gestione degli stessi con forme di allevamento gestibili meccanicamente e, eventualmente, interamente da terra. La raccolta, in particolare, è il momento più critico in termini economici e, se svolta manualmente, in virtù di un rendimento medio pari a 70 Kg/ora di prodotto raccolto ("scendipianta" senza picciolo) ha un costo di circa 0,15 Euro/Kg (sulla base della tariffa oraria per operai addetti alla raccolta della provincia di Modena), mentre se svolta con macchine scuotitrici può scendere fino a 0,05 Euro/Kg, in presenza di un cantiere efficiente, con un adeguata superficie governata dalla macchina e con una resa di 15 t/ha.


Nuovi impianti pedonali di amarene, alla III foglia, ad altissima densità (2500 alberi 7 ha) realizzati da Università di Bologna e azienda agricola Piombini Ivo di Casinalbo (Modena).

Esiste poi l'opportunità di procedere direttamente alla trasformazione dei frutti nei relativi trasformati, appropriandosi così del valore aggiunto che ne consegue. Il ciliegio acido offre un'ampia gamma di prodotti proponibili sul mercato, certamente più estesa di quella proposta correntemente dall'industria. Nelle zone tipiche di produzione non è da trascurare neppure la vendita diretta al consumatore del prodotto, sia da trasformare in casa, sia eventualmente per il consumo fresco. In quest'ultimo caso, un aiuto può giungere dall'innovazione varietale che mette oggi a disposizione varietà a più alto tenore zuccherino e minore acidità.

Non ultimo, è opportuno citare il ruolo multifunzionale che può avere la pianta di ciliegio acido, tra le più belle dal punto di vista estetico e paesaggistico, grazie all'intensa e gradevole fioritura che può aiutare a impreziosire e qualificare il territorio, oltre a valorizzarne, unitamente agli altri centri di interesse e previa attivazione di idonee politiche di marketing territoriale, l'attrattività turistica, con positive ricadute su tutto l'indotto.

Di questi e di altri temi si parlerà al convegno "Le amarene, piccoli frutti dalle grandi potenzialità". Oltre a ripercorrere un percorso pieno di storia e tradizione, il convegno (Formigine, domenica 4 giugno 2017) vuole focalizzarsi sulle più recenti innovazioni tecniche sperimentate oltreoceano nella coltivazione delle amarene e sul progetto che coinvolge l'Università di Bologna sui sistemi di impianto super intensivi integralmente meccanizzabili.

Clicca qui per scaricare la locandina del convegno.

Il convegno è ad ingresso libero, ma è gradita la prenotazione:
Comune di Formigine (MO): 059 416333
Email: urp@comune.formigine.mo.it

Nel pomeriggio, appuntamento con la quinta edizione della festa "Amarenando". Le famiglie si ritrovano assieme per trascorrere una giornata all'aria aperta, in allegria, tra giochi, buone merende e balli contadini. Tutto questo nelle campagne formiginesi, immersi nelle belle piantagioni di amarene di Ca del Rio in Via Bassa Paolucci, 55 a Casinalbo (MO).

A cura di: Rino Ghelfi e Alessandro Palmieri, del Dipartimento di Scienze Agrarie dell'Università di Bologna.
Data di pubblicazione: