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L'economista Gianluca Bagnara descrive le richieste a livello internazionali

All'estero non si va con un solo prodotto, ma con l'intera filiera

"Andare all'estero con un solo prodotto è ormai riduttivo. In Russia, Cina, India e soprattutto Africa occorre presentarsi con un modello d'esportazione che contempli un'intera filiera chiavi in mano, e non a blocchi".

Così Gianluca Bagnara (foto a destra), economista, declina dal punto di vista pratico una parola di cui tutti si riempiono la bocca ma di cui pochi sanno valutare l'impatto specie nel prossimo futuro. La parola in questione è internazionalizzazione.

"Ho rapporti con diversi Governi sparsi per il mondo - dice Bagnara - e quello che chiedono certi grandi Paesi è un approccio di filiera, in tutti i settori, quindi anche in quello dell'ortofrutta. Faccio un esempio: ero in Congo a un convegno con autorità politiche, economiche e imprenditori. Al termine, mi si avvicina un signore, bianco, il quale mi dice di essere un israeliano responsabile di un fondo di investimenti. Lì in Africa stanno sviluppando l'economia in alleanza con un partner olandese il quale, nell'esportare le filiere, vende tecnologie italiane. Ecco, noi attualmente siamo al massimo i fornitori della tecnologia, ma non riusciamo a entrare nei meccanismi economici".

Bagnara afferma che il futuro è in Africa. "Le nostre imprese, alleandosi, dovrebbero esportare le filiere per produrre su due livelli differenti: a basso costo, per la popolazione di ceto più basso, e ad alto livello per la fascia dei ricchi. Non ci sono alternative, non si può pensare di produrre/esportare solo per i ricchi. Ecco perché parlo di filiere e di integrazione. In Congo è normale vedere nettarine sudafricane trasportate per via aerea e vendute a 15 euro/kg (quindici!, è corretto!, ndr). Noi dove siamo? Siamo fermi al bilico da mandare in Germania...".



La Cina sta passando, nel volgere di pochi anni, da un'economia agricola di tipo medioevale "a una tecnologia così all'avanguardia, che il 90% delle nostre imprese non può permettersi. Loro invece ci stanno investendo miliardi. Non puoi competere con questi qua, devi allearti collaborando e fornendo loro quello che gli manca, sempre in una strategia di filiera chiavi in mano".

A livello internazionale è in atto un forte cambiamento sugli accordi. Diminuiscono sempre più quelli strategici generali per favorire i bilaterali. Il problema è che, in Italia, ci sono troppi interlocutori fra Ministeri che incrociano i veti, Regioni, enti vari, e questo rallenta l'operatività quotidiana e anche la possibilità di aumentare gli scambi e il commercio".