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Secondo uno studio inglese essere obesi da piccoli quadruplica il rischio di diabete

L'obesita' e' la principale causa di riduzione dell'aspettativa di vita

L'obesità balza al numero uno nella classifica dei principali fattori di rischio modificabili per la salute. A stabilirlo è un lavoro dell'università di Cleveland presentato in questi giorni negli USA al congresso annuale della Society of General Internal Medicine.

In particolare, secondo questo studio l'obesità provocherebbe una perdita di aspettativa di vita del 47% superiore a quella indotta dal tabacco che, a sua volta, determina una perdita di aspettativa di vita simile a quella provocata dall'ipertensione arteriosa. I dati sui quali sono state effettuate queste elaborazioni statiche sono relativi alla popolazione stelle e strisce per l'anno 2014.



La classifica completa dei principali contributori (in ordine decrescente di importanza) alla perdita di aspettativa di vita è la seguente: obesità, diabete, tabacco, ipertensione, ipercolesterolemia. Questo tuttavia con le dovute eccezioni. In un paziente obeso ed etilista, ad esempio, il fattore di rischio sul quale intervenire in maniera prioritaria sarà ovviamente l'alcol.

Questo stravolgimento della classifica va letto anche in positivo però. Solo 15 anni fa, al top della classifica avremmo trovato il fumo, sceso in seguito di qualche posizione grazie alle politiche di controllo del tabacco.

Maxi studio in Regno Unito: essere obesi da piccoli quadruplica il rischio diabete
L'obesità infantile quadruplica il rischio di ammalarsi di diabete entro il 25mo compleanno. Lo rivela un'ampia ricerca pubblicata sul Journal of the Endocrine Society e condotta presso il King's College di Londra, analizzando dati relativi a 369.362 bambini di 2-15 anni.

"Le stime indicano che un adulto su 11 ha il diabete di tipo 2 (quello più diffuso e quello legato al peso corporeo), circa 415 milioni di persone nel mondo - spiega l'autore principale del lavoro, Ali Abbasi - Dato che il diabete e l'obesità sono entrambi prevenibili sin dalla primissima infanzia, i nostri risultati e quelli di altre ricerche si spera motivino il pubblico e i policymaker a investire e impegnarsi nella prevenzione del diabete".

Fonte: quotidianosanita.it / ansa.it
Data di pubblicazione: