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Aeroponica, la soluzione allo spreco di risorse in orticoltura?

I metodi e le tecniche colturali vanno sempre più differenziandosi allo scopo di razionalizzare le risorse, specialmente la manodopera, ma anche acqua e suolo che, come risaputo, non sono infinite. Tra queste soluzioni si annoverano le colture senza substrato, come l'aeroponica. Tale sistema consiste nell'allevare le piante di qualsiasi specie orticola in particolari contenitori di varie forme, dove le radici rimangono sospese nell'aria.

"Nel nostro ambiente mediterraneo - spiega Giuseppe Distefano, esperto nel campo - l'aeroponica nasce dall'esigenza di controllare la proliferazione dei patogeni del terreno, sia di origine animale (nematodi e insetti terricoli) sia di origine fungina (marciumi radicali) e di risolvere il problema, laddove presente, legato alla salinità dei suoli".

"Ho sviluppato questo progetto - continua Distefano - e l'ho adattato per la coltivazione di ortaggi in serra tipici degli areali sudorientali della Sicilia, quali pomodori, melanzane e peperoni, ma anche fragole lattughe, basilico, cipolle e altri, per assicurare alla pianta un ottimo equilibrio nutrizionale e, al contempo, il recupero dei nutrienti senza alcuna dispersione nell'ambiente".

Vantaggi
I vantaggi derivanti dalla tecnica messa a punto dall'esperto di sistemi aeroponici consentirebbero la coltivazione di numero elevato di piantine per metro quadrato, rispetto alla normale coltivazione in suolo e un maggiore controllo dello sviluppo delle piante tramite gli elementi nutritivi, "senza dispersione di fertilizzanti, ciò consente un'economia nella gestione delle risorse". Altro punto focale sarebbe il "ridotto uso di agrofarmaci", ottenendo prodotti a basso residuo".

La pianta così coltivata, stante a quanto riferito dall'esperto, supera bene la crisi del trapianto anticipando la produzione, resistendo anche alle temperature invernali prossime allo zero. I prodotti ottenuti hanno caratteristiche quantitative e qualitative superiori ai prodotti coltivanti nel terreno, mantenendo una maggiore conservabilità nel tempo, a vantaggio delle commercializzazione e garantendo al consumatore l'integrità del prodotto.

"Il mio studio si è concentrato sulle produzioni che incontrano la maggiore richiesta da parte dei nostri mercati - illustra l'esperto - ossia il pomodoro e in particolare le varietà di ciliegino e datterino. Con questa tecnica, si ottiene una produzione dai 35 ai 40 grappoli per pianta, con un ciclo produttivo di nove mesi. I grappoli di pomodoro presentano le stesse dimensioni di calibro, con un'intensa colorazione rossa e un elevato grado Brix".

Un altro aspetto importante è quello della riduzione delle spese di manodopera: "Non sono infatti necessarie le pratiche colturali, come aratura, diserbo, concimazione organica, oltre che l'acquisto di macchine agricole come i trattori".

Criticità
Ma vi è anche un rovescio della medaglia. Al momento, infatti, sono gli alti investimenti economici necessari alla realizzazione di questi impianti a limitarne la diffusione. Un altro fattore è la gestione dell'impianto, dove la tecnologia è la base del processo produttivo, per cui si richiedono conoscenze tecniche molto elevate che obbligano le aziende a farsi supportare da specialisti nel settore.

Per info:
Giuseppe Distefano
Tel.: +39 3887445457
Email: g.distefano16@tin.it