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Coltivare il luppolo sfruttando varieta' autoctone

La coltura del luppolo condotta in modo professionale, così da poter rifornire i microbirrifici italiani: è questa l'idea di quattro soci che hanno realizzato un impianto alle porte di Cesena.

"Siamo partiti dalla constatazione - spiega Matteo Evangelisti, anima del gruppo - che il 99% dei birrifici artigianali italiani impiega luppolo estero, perché in Italia non esiste una coltivazione professionale. E dire che il luppolo è una pianta che nasce spontanea anche in Italia. Noi, come società Hope in Hops, che significa Speranza nel Luppolo, ci stiamo muovendo per ricercare luppoli locali spontanei".

Nei giorni scorsi c'è stata la raccolta, seguita dall'essiccazione. Al momento, l'azienda ha un accordo con un birrificio al quale fornisce tutto il luppolo raccolto. L'impianto è giovane, quindi la produzione è ancora piuttosto ridotta.

"Abbiamo circa 1000 mq coltivati a luppolo e procederemo ad ampliarlo in varie fasi - spiega Evangelisti - con dieci cultivar da aroma e amaro, una autoctona, un vivaio in vaso con 300 piante circa e la ricerca di altre tipologie autoctone. Il luppolo, come fiore essiccato, vale dai 30 ai 70 euro al chilo e ogni pianta adulta può produrne circa 1/1.5 kg secco. Per dare una linea scientifica al nostro lavoro, facciamo parte del progetto www.luppolo.it  promosso dal CREA e stiamo fondando un'Associazione culturale per promuovere la diffusione della cultura del luppolo autoctono".

In Italia, da diversi anni, si è sviluppato un movimento di microbirrifici artigianali che producono alta qualità. Non è escluso quindi che la ricerca di luppolo coltivato in Italia possa giungere ad alti livelli, consentendo soddisfazioni economiche ai coltivatori. Almeno questo è ciò che auspicano i promotori dell'iniziativa.

Dal punto di vista agronomico, il luppolo è una pianta rampicante, perenne e con rizoma. Necessita irrigazione costante, ma non tollera i ristagni idrici. L'impianto della Hope in Hops è stato messo a dimora nel 2016 ed entrerà in piena produzione nel 2019. La raccolta dei coni, che sono la parte aromatica, avviene a fine settembre.

Matteo Evangelisti

"Stiamo allacciando rapporti anche con l'Università di Scienze degli alimenti, che ha sede a Cesena - conclude Evangelisti - per verificare se è possibile avviare una collaborazione. In Italia, questa coltivazione è stata per anni abbandonata, ma credo che possa avere un futuro promettente".

Il CREA, l'ente di ricerca nazionale in agricoltura, ha dato vita a un progetto per sviluppare la coltivazione del luppolo. Nel sito si legge che, attualmente, sono stati censiti in Italia 74 luppoleti commerciali, corrispondenti a circa 34 ettari di superficie coltivata. Dei luppoleti censiti, 58 sono stati verificati mediante questionario e sopralluoghi aziendali. La superficie nazionale media stimata coltivata a luppolo è risultata essere pari a 4848 mq.

Nel processo di produzione della birra si utilizzano i fiori femminili del luppolo. Nella birra, il luppolo fa anche da conservante naturale, grazie alle sue proprietà antibatteriche. E' utile anche nella chiarificazione della birra e nella tenuta della schiuma.

In alcune regioni italiane si raccolgono gli apici della pianta del luppolo selvatico, che vengono utilizzati in cucina come se fossero degli asparagi selvatici. Vengono lessati o saltati in padella e poi utilizzati per preparare risotti, frittate e minestre. In erboristeria, l'utilizzo del luppolo riguarda soprattutto le sue proprietà sedative. In fitoterapia, il luppolo è noto come leggero sonnifero.

Contatti:

Matteo Evangelisti

Email: project.hopeinhopes@gmail.com