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Cosa salvera' il pomodoro da mensa siciliano? Alcune considerazioni all'inizio della stagione

Entra nel vivo la campagna del pomodoro da mensa siciliano, che rappresenta oltre il 40% dell'intera produzione nazionale. La zona di produzione di riferimento è quella che va dagli areali costieri della provincia di Agrigento a quella di Siracusa, passando per Caltanissetta e Ragusa; quest'ultima ne rappresenta il fulcro, per estensioni e quantità.

Per capire meglio l'andamento della produzione e del mercato in questo articolo, abbiamo contattato l'esperto dell'agribusiness italiano Massimo Pavan, imprenditore veneto che opera da oltre 30 anni nella zona della Sicilia sud orientale, con una propria azienda. Pavan ha ricoperto per 6 anni l'incarico di vicepresidente del Consorzio di Tutela del Pomodoro di Pachino IGP, dove oggi è componente del CdA, ed è attualmente coordinatore dell'O.I. del Pomodoro da mensa, nonché vicepresidente del Consorzio di Tutela della Carota Novella di Ispica IGP, ruolo che riveste da ben 8 anni.

Produzione e costi
"L'analisi va fatta a cominciare dai problemi che riscontriamo nella produzione - esordisce Pavan - Ogni anno diventa sempre più difficile produrre, a causa di un incremento dei costi che, da una parte, sono determinati dagli aumenti relativi ai materiali utili alla realizzazione delle coltivazioni e, dall'altra, dalle condizioni del clima, sempre più imprevedibile e che, assieme alle fitopatie sempre più aggressive, fanno lievitare i costi produttivi.

"A questa situazione di maggior sforzo che la produzione deve sostenere, purtroppo non corrisponde una maggiore retribuzione in fase di vendita - prosegue il manager - Perché i mercati non sono obbligati a tener conto delle maggiori difficoltà nella produzione. Del resto, referenze che un tempo erano considerati di grande pregio, come il ciliegino, oggi sono diventati una commodity che si attesta spesso con un prezzo di 1 Euro a cestino da 500 gr di vendita sui banchi della GDO (una media, più o meno, nell'arco dell'anno), eccetto per alcuni prodotti di nicchia che però sono delle mosche bianche. Chi subisce maggiormente gli effetti di questo andamento negativo sono i produttori e, francamente, non conosco una ricetta per salvarci; questa è la fotografia generale per il pomodoro di Sicilia".

"Anche quest'anno, i problemi più grandi si sono verificati in Sicilia e, ancora una volta, per colpa del clima - dice ancora Pavan - determinato da un caldo anomalo a settembre che ha alimentato in maniera impressionante alcune fitopatie, costringendo molti di noi a reimpiantare, e gravando così ancora una volta sui costi di produzione. Altri areali europei, di contro, non hanno i nostri fattori climatici come ad esempio l'umidità che qui, assieme ai tanti altri fattori, rendono ardua la gestione della produzione".

Analisi dei prezzi
"Attualmente i prezzi sono buoni, ma solo perché vi è una scarsa disponibilità di prodotto - chiarisce l'esperto - Anche qui, l'analisi non va fatta sul momento, bensì sulla base della media annua, da inizio a fine stagione: quindi solo a luglio 2019 sapremo effettivamente se i produttori avranno guadagnato o perso denaro nell'attuale stagione. Quindi fare valutazioni sulla base del fatto che adesso il pomodoro si vende a 1,60 Euro (mediamente) al kg, non significa assolutamente nulla perché più avanti potremmo anche doverlo vendere a molto meno. Cionondimeno, il trend, sulla base si alcuni parametri oggettivi che osserviamo, è che i prezzi alla produzione saranno abbastanza alti".

"Certamente - continua  - non possiamo puntare solo sulla resa per ettaro, ma dobbiamo investire in qualità con accorgimenti agronomici più accurati, ben consci che il consumatore finale tendenzialmente disconosce cosa c'è dietro una vaschetta di pomodoro: le fatiche di un produttore, i rischi che si accolla, quanti soldi ha speso per produrre un chilo di pomodoro, la sicurezza alimentare... bensì valuta come prima cosa il prezzo, poi l'aspetto visivo del prodotto, seguito negli ultimi anni dall'origine. Una cosa, quest'ultima, che fa ben sperare per il futuro della produzione".

"Ci vorrebbe più equità commerciale - conclude Pavan -  in quanto non si può più pagare un prodotto al di sotto dei costi di produzione. Bisognerebbe garantire almeno al produttore la copertura questi costi, per permettergli di portare avanti un lavoro in maniera dignitosa. Così facendo, si alzerebbe l'asticella della qualità socioeconomica, in un'agricoltura più consapevole".