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Considerazioni a margine di Agri Kiwi Expo 2018

Spagna sempre piu' attiva nel settore del kiwi, ma e' la Grecia a fare piu' paura all'Italia

Gli ultimi dati IKO (cfr. precedente news) hanno messo in luce alcune tendenze nella produzione di kiwi dell'emisfero settentrionale: mentre l'Italia è in ripresa produttiva rispetto al 2017 ma ancora al di sotto del suo potenziale (-16 % rispetto alla media dei quattro anni precedenti), altri attori appaiono sempre più dinamici. Tra questi, la Spagna, che sta recuperando anch'essa i volumi produttivi anteriori alla batteriosi dell'actinidia e che si configura come il maggior importatore di kiwi In Europa. Da parte sua, la Grecia sta investendo in kiwi al posto di agrumi e drupacee. Si contano, nella penisola ellenica, 9200 ettari che - sebbene non ancora in piena produzione - esprimono un volume di 220mila tonnellate.

Per valutare se questi scenari possano rappresentare delle opportunità o delle minacce per il settore italiano del kiwi, si è svolta una tavola rotonda durante l'edizione 2018 di Agri Kiwi Expo: "Una manifestazione annuale che - da 6 anni - rappresenta a Cisterna di Latina un momento non soltanto espositivo, ma anche di aggiornamento e di confronto tra operatori del settore", come dichiarato dall'organizzatore Vittorio Sambucci.

Sopra e sotto: la manifestazione AgriKiwi Expo nella sua nuova location

Nella giornata di domenica 30 settembre si sono confrontati tra loro Alessandro Perugini della Perugini Frutta facente parte del Consorzio Jingold, il ricercatore Gianni Tacconi del CREA-GPG Centro di Ricerche per la Genomica Vegetale di Fiorenzuola d'Arda (PC), i vivaisti Francesco Maule (Exoticplant) e Andrea Righi (dell'omonima Vivai Righi con sede a Valeggio sul Mincio VR) e Alessia Tomasello responsabile acquisti per la AgricolliBio. Il tavolo è stato coordinato da Rossella Gigli (FreshPlaza.IT).

Sopra, da sinistra: Sambucci, Gigli, Tacconi, Righi, Maule, Perugini e Tomasello. Sotto: Alessia Tomasello

Secondo Tomasello, la Spagna mostra, nell'essere la prima importatrice di kiwi, una grande capacità di trading e creazione di nuovi sbocchi di mercato: "Li favorisce, inoltre, nei commerci, la lingua spagnola e la vicinanza ai principali mercati di vendita del kiwi nel nord Europa. Il fatto dunque che siano forti importatori di kiwi potrebbe denotare non tanto l'esigenza di assolvere alla domanda interna, quanto invece la necessità di ri-esportare il prodotto verso destinazioni commerciali già acquisite nel tempo mediante altre referenze (come ad esempio le orticole)".

L'intervento di Perugini

Secondo quanto testimoniato da Perugini, il mercato spagnolo (dove il Consorzio Jingold collabora con la Kiwi Atlantico) mostra una preferenza per i frutti di calibro più grande. La produzione spagnola di kiwi è situata nella zona di confine con il Portogallo, non essendo ovunque le condizioni climatiche ideali per questa coltivazione.

L'intervento di Maule. Sotto:lo stand della Exoticplant con Anna Maule.

A detta del vivaista Maule, la Spagna è più avanti rispetto all'Italia anche in termini di ricerca: "Sono per esempio in uno stadio avanzato sperimentazioni per ridurre la presenza di Mosca Mediterranea della frutta attraverso il lancio di esemplari maschili sterili di Ceratitis capitata".

La parola ad Andrea Righi

Secondo Righi, la Spagna sta investendo molto proprio per crearsi un mercato del kiwi, sia espandendo le coltivazioni e sia concludendo accordi commerciali su più fronti.

Sopra: Gianni Tacconi. Sotto: il pubblico intervenuto nell'occasione

Gianni Tacconi segnala che la Spagna mostra un forte dinamismo anche sul fronte della ricerca e riesce a partecipare a progetti europei dai quali l'Italia rischia di essere esclusa in partenza per via di stanziamenti nazionali già in partenza più limitati.

Vittorio Sambucci e Rossella Gigli

In prospettiva, preoccupa il ruolo che la Spagna potrebbe giocare nei confronti di uno dei mercati principali per il kiwi italiano: quello francese, dove infatti l'Italia figura quale primo fornitore. Qui la Spagna potrebbe sfruttare la sua vicinanza geografica per strappare quote di mercato al kiwi italiano. Come sottolineato dalla responsabile di AgricolliBio, la Spagna mostra una grande capacità di chiudere la filiera dotandosi degli strumenti tecnologici o di confezionamento che la mettono in grado di assolvere alle esigenze del mercato (Alessia ha portato l'esempio delle difficoltà incontrate dalla sua azienda nel reperire packaging ecosostenibili per il settore del biologico; problematica poi assolta rivolgendosi proprio a intermediari spagnoli).

Gli organizzatori di Agri Kiwi Expo, Vittorio Sambucci e Roberto Morrillo, insieme ai partecipanti alla tavola rotonda.

Nonostante questo scenario, in cui la Spagna va delineandosi quale attore sempre più rilevante nel comparto del kiwi, tutti gli operatori presenti sono stati tuttavia concordi nell'individuare nella Grecia - più che nella Spagna - il vero competitor per l'Italia, quello per il quale si nutre la maggiore preoccupazione. Da quando, infatti, la possibilità di esportare verso il mercato russo si è interrotta a seguito dell'embargo, la Grecia - che solitamente riforniva quella piazza - è andata conquistando spazi su mercati tradizionalmente dominati dalla presenza italiana.

Vecchi e nuovi partecipanti ad Agri Kiwi Expo. Sopra: Alfio Lepidio con Emanuele presso lo stand storico della Agriepidio. Sotto: la new entry Zespri

La stessa Italia ha effettuato acquisti importanti di kiwi greci, in anni recenti, a seguito della crisi produttiva innescata dalla batteriosi dell'actinidia.C'è da aggiungere che il concorrente greco fa paura anche per via di costi operativi inferiori rispetto a quelli italiani. Anche secondo il vivaista Righi, la Grecia si configura come il principale competitor per l'Italia avendo investito molto nel miglioramento delle tecnologie post-raccolta e avendo anche una minore pressione fitosanitaria.

Vecchi e nuovi partecipanti ad Agri Kiwi Expo. Sopra: Alfredo D'Incecco e Stefano Gallotta per l'espositore storico Agrintech. Sotto: Unitec presente con un proprio stand per la prima volta

Una delle tematiche più rilevanti, infatti, nel corso dei convegni tenutisi durante Agri Kiwi Expo è stata proprio la disamina della situazione riguardante la cosiddetta Moria del kiwi; una problematica emergente che ha già compromesso circa 1500 ettari di actinidieti nel Veneto e che comincia ad affacciarsi nel Lazio e in altre zone produttive italiane. Qui la ricerca, come sottolineato da Gianni Tacconi, è ancora in mezzo al guado: si sta tentando di individuare i fattori determinanti che sono alla base del collasso irrecuperabile delle piante di actinidia. Tacconi ha ricordato, durante la manifestazione, il percorso triennale di ricerca fin qui condotto: "Su 200 campioni analizzati non si è trovata alcuna correlazione evidente tra patogeni e moria. Al momento, non esiste una ricetta su come affrontare questa problematica, ma soltanto alcune direzioni di massima". 

Sopra: Renato Spada presso lo stand ConVi Vivai. Sotto: una panoramica sull'area riservata ai mezzi agricoli

E' emersa, anche durante la tavola rotonda, la necessità di avvalersi di tecnologie avanzate per determinare l'effettiva esigenza di apporto idrico da parte delle piante di kiwi mediante l'utilizzo di sonde interrate, in grado di misurare il fabbisogno. Anche perché i primi sintomi di moria possono essere erroneamente interpretati come una carenza idrica della pianta.

Sopra, i ricercatori Gianni Tacconi e Lorenzo Tosi, intervenuti - tra molti altri - durante il programma delle relazioni scientifiche ad Agri Kiwi Expo. Sotto: un passaggio della relazione di Tacconi sulla moria del kiwi.

Oltre all'analisi del terreno, secondo Tacconi è importante anche controllare lo stato di salute dell'apparato radicale della pianta, perché quando i sintomi raggiungono la pianta è ormai troppo tardi per qualunque tipo di intervento. Non si segnalano infatti casi di recupero di piante che abbiano manifestato i primi sintomi di moria.

La ricerca, nonostante i suoi scarsi mezzi, procede valutando diverse soluzioni. Anche i privati, da parte loro, si stanno impegnando nell'elaborazione di soluzioni alternative. E' per esempio in fase sperimentale, presso i vivai Righi, un portinnesto (foto qui accanto) dal quale si spera di ottenere riscontri nell'arco dei prossimi anni.

Per quanto riguarda invece le prospettive maggiormente promettenti e positive per il settore italiano del kiwi, c'è da sottolineare la tendenza all'aumento della produzione e commercializzazione delle varietà a polpa gialla, i cui consumi non sembrano mostrare alcun rallentamento: un mercato non ancora saturo, dunque, e che anzi manifesta ampi margini di crescita e che costituisce una vera grande occasione per le produzioni italiane di alta qualità. L'Italia oggi esprime un volume di 60mila tonnellate di kiwi a polpa gialla (di cui 12mila rappresentate dal solo Jin Tao a marchio Jingold).

Ma sono diverse le selezioni varietali in questo segmento di prodotto, che appare particolarmente gradito dai consumatori, in specie quelli più giovani che sono alla ricerca di sapori più dolci anche nella frutta.

Non solo giallo: seppure costituisca ancora una nicchia, anche la tipologia di kiwi a polpa striata di rosso sta incontrando un crescente interesse da parte del mercato, come ha testimoniato a FreshPlaza Maurizio Dalpane.