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Sondaggio in diretta all'evento organizzato da Nunhems

Di innovazione si vive o si muore. Cosa ne pensano le aziende

Proporre qualcosa di nuovo, re-inventarsi, a volte può sembrare paradossale o difficile. Ma ci sono esempi di successo come ad esempio Granarolo che, tre anni fa, ha affiancato ai tradizionali prodotti zootecnici-caseari la linea 100% vegetale. Lo ha spiegato Veronica Iannarella, responsabile marketing del gruppo Granarolo, intervenendo ieri 19 settembre 2018 al BEFE, Business event for expert di Nunhems Italia.

Veronica Iannarella

"Abbiamo sviluppato nuove competenze, riorganizzato stabilimenti e aggredito un nuovo mercato. Alcuni ci hanno dato dei pazzi, non tutti erano d'accordo. E abbiamo fatto tutto in pochi mesi. Ora abbiamo un fatturato di 27 milioni di euro in questo comparto: in pratica, abbiamo creato una nuova azienda".

Andrea Fiorentini di Nunhems spiega ai presenti come interagire rispondendo alle domande del workshop

Il BEFE, dopo i lavori della mattina, è proseguito con un workshop interattivo dove i 110 presenti, dotati di telecomando, hanno potuto rispondere in diretta al questionario posto dal professor Enzo Baglieri della SDA Bocconi di Milano. Ne è scaturito uno spaccato reale, migliore di tanti sondaggi e analisi fatti pagare a peso d'oro in giro per l'Italia; in pratica un servizio offerto in diretta dalla ditta sementiera senza che, probabilmente, tutti i presenti se ne siano realmente accorti.

Ad ogni modo, alla prima domanda sull'innovazione il 35% dei presenti ha risposto che, piuttosto che cambiare continuamente il prodotto sarebbe meglio arricchirlo con servizi aggiuntivi. Significativa anche la seconda risposta più gettonata: il 24% ha detto che di innovazione non se ne fa abbastanza e quella che viene fatta non viene valorizzata a sufficienza.

"Attenzione, di innovazione si muore - ha sottolineato il docente - al pari della non innovazione. Rinnovare è indispensabile, ma occorre rispondere a delle esigenze ben precise, alle richieste del mercato".

Sul fronte aggregazione, il 35% ha risposto che unire le forze migliora la competitività, mentre il 27% sostiene che le aggregazioni sarebbero più utili se fossero trasversali alla filiera.

E, sul fronte consumatori, Baglieri ha ricordato che questi sono una brutta bestia perché non possono essere inquadrati in un unico stampo, non sono creati in serie. "Dovete soddisfarli, ma in realtà non li conoscete. Il concetto di qualità che il consumatore ha in testa, spesso non coincide con il vostro. Che rapporti avete con la GDO? I distributori conoscono i consumatori molto meglio di voi".

Riguardo alle più interessanti innovazioni degli ultimi decenni, il 27% dei presenti ha indicato le resistenze genetiche alle malattie. "Io avrei risposto il biologico e la frutta senza semi. Il biologico perché è anche un'ottima azione di marketing, la frutta senza semi perché va incontro a un desiderio di comodità del consumatore", ha concluso Baglieri.