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Per vivere piu' a lungo, spazio a cereali integrali, frutta, verdura, noci e semi

Un'alimentazione non corretta ha contribuito nel corso del 2015 a circa 400mila morti premature, legate soprattutto a problemi cardiovascolari e a ictus. "I nostri dati non sono sufficienti a dimostrare un legame diretto causa-effetto tra cattiva alimentazione e decessi, ma di certo le scelte alimentari hanno un grande peso in questo senso" esordisce Ashkan Afshin dell'Università di Washington a Seattle, che nel corso del meeting annuale della American hearth association recentemente svoltosi a Portland (Stati Uniti) ha presentato i risultati di un'analisi svolta sulla base dei dati di diverse fonti, incluso lo Us national health and nutrition examination survey dal 1990 al 2012.



In particolare l'esperto sottolinea che le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte negli Stati Uniti e l'alimentazione è senza dubbio in cima alla lista dei fattori di rischio modificabili. Proprio per questa ragione è importante che i cittadini e chiunque si occupi di politiche sanitarie tenga in grande considerazione quelle che sono le basi della buona alimentazione. Come spiega Afshin infatti, si tratta di evitare non solo gli eccessi di cibi "cattivi", ma anche le carenze di cibi "buoni".

"Il contributo dell'alimentazione sui decessi che abbiamo calcolato nella nostra analisi non è dato solo dal fatto che la dieta è spesso troppo ricca di sale, grassi saturi e altri cibi dannosi per la salute, ma anche dalla carenza di alimenti che hanno invece un effetto positivo su cuore e vasi come per esempio cereali integrali, frutta, verdura, noci e semi" spiega l'autore, precisando che se si seguissero regimi alimentari più sani sarebbe possibile prevenire circa metà dei decessi registrati per malattie cardiovascolari o ictus.

"La buona notizia è che non è mai troppo tardi per cambiare registro, eliminare i cibi dannosi e inserire quelli benefici per la salute cardiovascolare" commenta Samantha Heller, che si occupa di nutrizione clinica al NYU Langone Medical Center di New York City.
Data di pubblicazione: