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La posizione di Alleanza delle Cooperative

Si fa presto a etichettare BIO: tutti i rischi dell'attuale regime di equivalenza per l'import nella UE dai Paesi terzi

E' stata indetta per oggi, 5 aprile 2017, una conferenza stampa in occasione del Salone dell'Agricoltura di Parigi, al fine di spiegare le ragioni del NO alla normativa europea che consente l'importazione di prodotti da agricoltura biologica in regime di equivalenza.

L'evento si svolge presso la Fédération Nationale du Crédit Agricole: Rue La Boétie, 48 - Parigi, alle ore 10:30.

La questione, sollevata dall'Unione dei Gruppi di Produttori di Banane di Guadalupa e Martinica (UGPBAN - in area di pertinenza comunitaria francese) e sostenuta dalla Federazione delle Cooperative Ortofrutticole Francesi (FELCOOP), è di pressante attualità.

Gli organismi certificatori dei paesi extra-UE che certificano la natura biologica dei prodotti agricoli lo fanno attenendosi alle norme bio dei paesi interessati e non alle norme europee.

Questo regime è ingannevole per il consumatore che non può fare una distinzione tra un prodotto biologico che rispetta i requisiti imposti ai produttori europei e uno proveniente da Paesi terzi che non rispettano tali requisiti e che viene esclusivamente etichettato come biologico in regime di equivalenza.

Secondo Eric de Lucy, Presidente di UGPBAN: "A prescindere dal tipo di produzione, la distorsione della concorrenza rappresenta infatti una minaccia per TUTTI i produttori europei che, pur avendo attualmente gli standard di produzione più elevati del mondo, non potranno più valorizzarli".

Il presidente FELCOOP, Jean-Michel Delannoy, aggiunge: "Questa è la ragione per cui conduciamo una decisa battaglia in favore della conformità, dove l'azione collettiva delle filiere è fondamentale per far cambiare questa normativa ingiusta e penalizzante. Diciamo SI a un cambiamento della normativa europea affinché agli agricoltori europei e ai produttori dei Paesi terzi siano imposte le medesime norme".

La posizione italiana
A partecipare alla conferenza stampa sarà anche l'Alleanza delle Cooperative Italiane. In rappresentanza, Davide Vernocchi, il quale ci spiega le gravi implicazioni contenute nel regime di equivalenza.

"La ragione per la quale anche noi diciamo SI a un cambiamento della normativa europea sul BIO e aderiamo con convinzione a questa importante iniziativa dei cooperatori francesi riuniti in FELCOOP, è per noi molto chiara e semplice. La posizione dell'Alleanza delle Cooperative è infatti da sempre stata orientata sulla necessaria conformità del regime di importazione dei prodotti provenienti dai Paesi terzi, non solo del settore ortofrutticolo, ma per tutto l'agroalimentare".

"Il Regolamento (CE) n. 834/2007 vigente ha rivisto il sistema delle importazioni da Paesi terzi, fondandolo sul riconoscimento dell'equivalenza del Paese interessato, sia relativamente al sistema produttivo ma anche riguardo a quello di controllo. Sulla base di questo criterio, è sufficiente che le norme di produzione e il sistema di controllo dei Paesi Terzi siano considerati equivalenti al sistema europeo".

Vernocchi aggiunge: "E' importante sottolineare i limiti e le gravi conseguenze di questa previsione europea: il regime di importazione si fonda in tal modo su un'equivalenza che implica il riconoscimento di sistemi produttivi sostanzialmente diversi: i requisiti in termini ambientali e di sicurezza fitosanitaria che sono applicati nei Paesi Terzi non raggiungono mai gli standard europei".

"Se poi, nonostante queste profonde differenze è consentita una identica etichettatura dei prodotti UE / Extra UE, ciò si traduce in un inganno per i consumatori e in concorrenza sleale a danno dei produttori europei".

Il regime di equivalenza, dunque, non ha con tutta evidenza garantito buone performance in termini di compatibilità con il metodo di produzione biologico europeo e non ha assicurato il rigore e la trasparenza chiesti dai consumatori.

Oltre al danno, la beffa
"E' anche importante ricordare - sottolinea Vernocchi - che soltanto alcuni dei Paesi Terzi riconosciuti dalla UE in equivalenza riconoscono a loro volta l'UE come Paese in equivalenza! Su dodici Paesi terzi riconosciuti in equivalenza da parte dell'Unione Europea soltanto sette ci riconoscono in equivalenza. Si consideri che solo ora, a inizio marzo 2017, il Cile è entrato in equivalenza reciproca con la UE".

"Questa mancanza di reciprocità è sicuramente un ostacolo al buon funzionamento degli scambi, nonché un elemento critico in termini di leale concorrenza sul mercato ma direi è, purtroppo, un orientamento costante che penalizza l'intero settore ortofrutticolo".

"Da molti anni ormai, come cooperazione europea, abbiamo denunciato la mancanza di reciprocità nelle negoziazioni con i Paesi Terzi, che va ben oltre il settore BIO ed è un elemento che abbiamo sempre riportato all'attenzione della Commissione al fine di eliminare le barriere all'export, tariffarie e non tariffarie, che impediscono o ritardano spesso per molti anni la possibilità di conquistare nuovi mercati".

Preoccupazioni per il nuovo regolamento UE sul Bio

Le implicazioni del quadro attuale sono ancora più gravi, secondo l'analisi di Davide Vernocchi. Se infatti nel progetto originario di nuovo regolamento del Consiglio in discussione Trilogo sul BIO relativamente al sistema delle importazioni, la Commissione propone di passare alla conformità, superando l'attuale regime di "equivalenza" dei sistemi di certificazione e controllo dei Paesi terzi, la preoccupazione è che non si riesca a concludere il negoziato al Trilogo senza compromessi!

"Per questo - dichiara Vernocchi - plaudiamo alla recente lettera inviata dal presidente FELCOOP Delannoy al Commissario Hogan: dobbiamo chiedere alle Istituzioni europee un loro intervento, e questa è anche una posizione politica. Per l'ennesima volta, non possiamo accettare che la visione dei Paesi fortemente importatori, come quelli del Nord Europa, possa compromettere la sopravvivenza delle nostre aziende e dei nostri soci produttori garantendo comunque forme di flessibilità ai Paesi terzi esportatori. Senza eccezioni, le regole che valgono per i produttori europei dovrebbero in futuro essere tout court applicabili anche ai prodotti importati".

Regolamentare l'import in un mercato in cui la domanda cresce
Si consideri che, dai dati messi a disposizione in Italia dal Mipaaf, nel 2015 gli importatori BIO sono cresciuti del 20% in termini di numerici. "Ciò conferma - secondo Vernocchi - che la nostra azione politica deve orientarsi sulla garanzia per i consumatori che il prodotto importato abbia le stesse caratteristiche di quello interno, dal momento che può fregiarsi dello stesso logo europeo che è riconosciuto sul mercato e sul quale i consumatori fanno affidamento".

"In secondo luogo, una domanda in crescita come quella dei prodotti biologici ci impone di strutturare maggiormente e di ampliare la produzione interna, con l'obiettivo chiaramente di tutelare i produttori e recuperare valore aggiunto alle nostre produzioni".

"Non possiamo e non vogliamo bloccare le importazioni, ma possiamo senz'altro regolamentarle in maniera migliore: non possiamo accettare che pur avendo gli standard di produzione e di sicurezza più elevati al mondo, ci sia impedito di poterli valorizzare presso i nostri stessi consumatori europei".

Vernocchi conclude: "Assieme con la Federazione delle Cooperative Ortofrutticole Francesi FELCOOP e con Cooperativas Agroalimentarias esprimiamo quindi convintamente il nostro SI al cambiamento senza compromessi della normativa europea affinché agli agricoltori europei e ai produttori dei Paesi Terzi che vogliono etichettare i loro prodotti BIO con il logo UE, siano imposte le stesse medesime norme europee".

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L'Alleanza delle Cooperative Italiane - Settore agroalimentare ha una notevole rilevanza economica esprimendo:

• oltre 5.000 cooperative agricole, 800.000 soci produttori, 90.000 addetti

• 35 miliardi € complessivi di fatturato, il 25% del valore della produzione agroalimentare italiana.

Al suo interno, la cooperazione ortofrutticola rappresenta n 8.153 mln € fatturato, circa n. 930 cooperative, n. 90.000 soci, n. 28.000 addetti.

La cooperazione ortofrutticola esprime l'82% del fatturato in export su mercati di destinazione UE ed il settore BIO-Ortofrutta vede una crescita negli ultimi anni della presenza cooperativa: Gruppi cooperativi Almaverde-Apofruit, Brio-Apoconerpo sono tra i primi operatori commerciali.

I consumi BIO ortofrutta sono dal 2012 in costante crescita, con un trend di vendite negli Iper e supermercati del +17,6% (variazione 2016 su 2015) e secondo recenti rilevazioni, i criteri di scelta dell'Ortofrutta BIO vedono, dopo la stagionalità, proprio l'origine italiana.