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L'annata non puo' dirsi positiva. Il commento di un operatore

Kaki, tempo di acconti, tempo di lacrime

Per il secondo anno di fila, i kaki non hanno dato soddisfazione ai produttori. Nelle scorse settimane alcuni agricoltori hanno ricevuto, dalle proprie Op, gli acconti. Uno ci dice di aver ricevuto l'80% della liquidazione con una media di 20 centesimi al kg. Al saldo, quindi, avrà una media di 25 centesimi al kg. Troppo poco per una coltura che, seppur con basso regime di costi, può essere definita remunerativa solo ad almeno 40 centesimi, in presenza di buone rese a ettaro.



"Il kako Tipo - ci spiega un operatore commerciale del nord d'Italia - ha consumi abbastanza rigidi. Il consumatore di kaki è quello, ristretto a una fascia, e non ci sono molti margini per aumentare i consumi. Nel 2016 invece la produzione è stata elevata e il mercato ha risentito di accumuli importanti. La media di liquidazione ai produttori, per quello che ho visto io, si è aggirata su 25-30 centesimi/kg considerando tutta la partita. Se ci concentriamo solo alla prima scelta, si sale di diversi centesimi. Chi riesce a produrre facendo calibro non è andato così male".



L'operatore ci riferisce che per il Rojo Brillante le cose sono andate leggermente meglio, ma non secondo le aspettative. "In questo caso è la Spagna a fare il mercato, non noi. Loro hanno quantità 100 volte superiori alle nostre. Le quotazioni medie del Rojo Brillante sono state attorno a 30-35 centesimi/kg. Anche in questo caso vale il discorso della qualità e del calibro".