Questi i primi dati emersi nel corso della giornata di apertura dell'VIII Conferenza economica promossa dalla Cia-Agricoltori Italiani, in corso a Bologna fino a oggi, venerdì 31 marzo.
"Oggi - è stato evidenziato nell'analisi della Cia - un'azienda agricola italiana su tre conta almeno un lavoratore nato altrove, in molti casi (25.000 unità) è anche l'amministratore dell'impresa. In un contesto caratterizzato da un fermo nel ricambio generazionale nei campi (sotto il 7%) e con i titolari d'azienda italiani con un età media superiore ai 60 anni, c'è il rischio concreto di un dimezzamento degli addetti nel settore, entro i prossimi 10 anni. Un pericolo che può essere scongiurato anche con l'ingresso di stranieri in agricoltura. Un'evoluzione, già in atto, testimoniata dai dati sugli occupati nel settore che parlano di 320mila stranieri impegnati di cui 128mila extracomunitari, tra stabili e stagionali".
Questo scenario si colloca all'interno di un'Europa che registra analoghe dinamiche. Rapide evoluzioni socio-economiche che vanno governate al meglio. Da qui la proposta della Cia-Agricoltori Italiani a cui ha dato voce il presidente nazionale, Dino Scanavino. "E' necessario - ha spiegato il numero uno della Cia - creare un nuovo modello di sviluppo per l'Europa dei Popoli basato su cinque pilastri".
Partendo dalla scelta di:
- Alimentare un'economia competitiva e sostenibile;
- Combattere la povertà attraverso investimenti nelle aree rurali, lì dove l'inclusione degli immigrati oltre che possibile è utile e necessaria;
- Finanziare la ricerca e l'innovazione;
- Valorizzare le esperienze vincenti in agricoltura;
- Lavorare per una Ue meno burocratica, più solidale e coerente nei comportamenti dei vari Stati membri.