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Campagna 2016 per pesche e nettarine: nell'export l'Italia soffre sempre piu' la concorrenza spagnola

Il recentissimo aggiornamento dei dati sulle esportazioni italiane di pesche e nettarine nel 2016 è l'occasione per fare un bilancio sulla campagna 2016 di pesche e nettarine, valutando i flussi in entrata ed uscita dal nostro Paese, le produzioni effettivamente raccolte, i consumi e tutti gli aspetti di mercato che hanno caratterizzato l'ultima campagna commerciale.

Nel 2016 l'offerta europea prospettava volumi inferiori alle produzioni dell'anno precedente (a livello europeo circa 3,3 milioni di tonnellate complessive) a causa delle avverse condizioni climatiche che hanno influito negativamente sui rendimenti unitari, accompagnati, in taluni casi, da superfici in contrazione.

Ricordiamo che, a livello europeo, in questi ultimi anni le produzioni sono variate da circa 2,9 milioni di tonnellate fino al 2010/11, ai 3,4 milioni di tonnellate del 2015/16. Il risultato di questo andamento è sicuramente dettato dal forte impulso produttivo della Spagna che nel tempo ha progressivamente ampliato le superfici investite a pesche, pesche piatte in particolare. Le produzioni spagnole in questo ultimo biennio sono state però ridimensionate oltre che dalle gelate primaverili, anche da diversi fenomeni grandinigeni durante la stagione, limitando la disponibilità di prodotto.

Anche per l'Italia le produzioni effettivamente raccolte del 2016 hanno evidenziato un calo del 10% rispetto all'anno precedente (poco più di 1.260.000 tonnellate complessive a livello di specie), presentando un livello inferiore rispetto alla media del precedente triennio di circa 15 punti percentuali. Tutte le aree produttive nazionali hanno visto volumi inferiori sia per pesche che per nettarine, con una riduzione marcata in particolare nel Sud Italia.



Le raccolte di pesche e nettarine in Italia hanno però giovato di un calendario di raccolta ottimale, con una buona scalarità dell'offerta, senza accavallamenti tra meridione e settentrione. Tutte le regioni durante l'inizio 2016 hanno visto un anticipo di produzione rispetto all'anno precedente, anticipo che si è molto ridotto nelle aree più a nord e solo attenuato al sud. I quantitativi settimanali disponibili sono sempre stati molto inferiori al biennio precedente, anche durante i periodi di maggiori entrate, in virtù di questa positiva distribuzione.

Da sottolineare il contenuto primo picco produttivo tra fine giugno e inizio luglio (in corrispondenza delle raccolte di Big Top) che è risultato insolitamente inferiore alle entrate della parte iniziale di agosto, il periodo in cui si sono realizzati i volumi più elevati del 2016, comunque inferiori a quelli che hanno contraddistinto il biennio precedente. L'apice dell'offerta di pesche e nettarine durante la settimana 27 (4-10 luglio), con 86.000 tonnellate risultava in calo del 29% rispetto allo stesso periodo del 2015 quando si erano raggiunte quasi 121.000 tonnellate e -25% rispetto al 2014. Anche durante il secondo picco produttivo, nella prima metà di agosto, i quantitativi sono stati del 15% circa inferiori al precedente biennio: i volumi si sono attestati sulle 88.000 tonnellate, contro le oltre 100-110.000 tonnellate rilevate nelle stagioni del 2014 e del 2015.

L'esordio della campagna commerciale è stato soddisfacente anche dal punto di vista dei listini, nelle prime settimane di contrattazione, complici i limitati volumi delle zone precoci della Spagna che hanno lasciato più spazio al prodotto italiano. Le quotazioni hanno però subito un ridimensionamento a partire da metà giugno, che le perturbazioni climatiche nel Nord- Europa, Italia settentrionale compresa, potevano solo in parte giustificare. Durante il resto della campagna il collocamento del prodotto è poi proseguito abbastanza regolare, in linea con le più contenute entrate di prodotto. I volumi in giacenza sono rimasti sempre su livelli moderati, senza mai destare preoccupazione anche nei periodi di maggiori disponibilità, anche se la richiesta da parte degli acquirenti esteri è rimasta spesso correlata all'economicità del prodotto.

Nel mercato interno le pesche e nettarine pur non discostandosi significativamente dai volumi del 2016 hanno viaggiato a velocità un po' diverse. Le pesche, dopo un ottimo 2015, con consumi di oltre 270mila tonnellate, con circa 267mila tonnellate, sono scese del -0,8% sul 2015, mentre le nettarine anche per il 2016 hanno manifestato un incremento (+0,9%). L'informazione più importante è però quella che emerge dall'analisi dei dati dell'ultimo decennio, dalla quale emerge il trend positivo di entrambe le specie, +6,7% i volumi di pesche dal 2007 al 2016 e +7,3% quelli di nettarine.

Tornando al recente passato, le variazioni delle quantità consumate non sono ostacolate dal prezzo medio di acquisto delle famiglie italiane che per le pesche è stato di 1,59 €/kg (pari al 2015) e per le nettarine di 1,60 €/kg superiore di un solo centesimo.

L'export italiano soffre la concorrenza spagnola
La disponibilità limitata di prodotto e il collocamento positivo sul mercato interno degli ultimi due anni giustificano i volumi inferiori di prodotto che sono stati inviati sui mercati esteri. I dati disponibili sulle esportazioni italiane 2016 mostrano infatti quantitativi inferiori del 6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ai minori volumi è corrisposta una contrazione del valore pari al 3% in termini di valore, grazie a prezzo medio annuo collocato su buoni livelli, maggiore del 4% rispetto al 2015, ma superiore del +17% se lo confrontiamo con l'infelice campagna 2014.

La destinazione principale del prodotto italiano rimane la Germania dove puntualmente ci si scontra con la concorrenza sempre più accentuata degli altri produttori europei, Spagna in primis.

La quota di prodotto nazionale raggiunge le tavole tedesche in percentuali annualmente in lenta riduzione, a favore del prodotto iberico, che sembra guadagnare, di anno in anno, maggiori quote. In termini di rappresentatività, nell'import tedesco la Spagna è passata dal 31% del 2007, al 50% del 2013, per poi raggiungere il 59% nel biennio 2014-2015. In calo invece il prodotto italiano, passato dalle quasi 150.000 tonnellate nel 2007 alle 106.000 tonnellate del 2015; nel 2016, il periodo gennaio-ottobre, evidenzia un'ulteriore contrazione dei quantitativi pari al -14% rispetto al 2015. Evidente quindi la diminuzione dell'Italia la cui rappresentatività è passata dal 56% del 2007 al 43% del 2013, per poi diminuire sul 34-35% negli ultimi anni.

Anche in Italia entrano di recente maggiori quote di prodotto spagnolo. L'import totale italiano di pesche e nettarine evidenzia durante l'ultimo quadriennio un'impennata dei volumi che sono arrivati a superare le 110.000 tonnellate nel 2015, il volume maggiore del decennio (quasi il 70% in più rispetto alla media storica). Leggermente più contenute, ma comunque elevate, quelle registrate nel 2016 con 100.000 tonnellate. Detta l'incremento anche nel nostro paese proprio il prodotto in arrivo dalla Spagna, passato da circa 55.000 tonnellate a quasi 95.000 tonnellate nel 2015 e circa 83.000 tonnellate nel 2016. Nell'ultimo biennio al di là dell'incremento di ingresso lungo tutto il periodo estivo, si nota un volume più elevato nella fase finale della stagione che si affianca al tradizionale arrivo di primizie.

I principali mercati di esportazione della Spagna
La Spagna nell'ultimo triennio ha esportato annualmente un sempre più consistente volume di pesche e nettarine, posizionandosi al di sopra delle 800.000 tonnellate complessive (dieci anni fa il volume era attorno alle 500.000 tonnellate). Durante il 2016 salgono però le spedizioni nelle principali destinazioni, evidenziando una maggiore concentrazione in talune aree. Il primo mercato rimane quello tedesco con oltre 216.000 tonnellate inviate nel corso del 2016 (+7% sul 2015), sempre in costante aumento nell'ultimo decennio.

Segue il mercato francese con circa 137.000 tonnellate nel corso del 2016, valore di poco inferiore al record del 2015 ma comunque significativamente elevato, specie nel confronto con quanto spedito fino a pochi anni fa (oltre +20% rispetto alla media del precedente quadriennio).

Al terzo posto per l'export spagnolo si conferma l'Italia che denota un trend espansivo analogo a quello osservato in Germania. A seguire troviamo Regno Unito, Polonia, Portogallo che presentano movimentazioni sempre più significative, in particolare se confrontate con quanto esportato qualche anno or sono. Si segnala una crescita anche nelle destinazioni minori che è andata a compensare quanto una volta destinato era al mercato russo (arrivato prima dell'embargo a rappresentare il 15% del totale, fino a 90.000 tonnellate nel 2011).

Giudizio sulle ultime due campagne

Lecito a questo punto un giudizio sull'andamento delle ultime due campagne che rimane abbastanza positivo grazie alla concomitanza di diversi fattori positivi come le temperature elevate favorevoli al consumo, produzioni a livello europeo non eccedentarie, oltre a un calendario di raccolta italiano molto equilibrato.

Retrocedendo solo di qualche anno però ricordiamo uno scenario completamente diverso, caratterizzato da buone rese che, associate a nuovi investimenti soprattutto in Spagna mettevano a disposizione elevati quantitativi da immettere sui mercati. Se agli elevati quantitativi si vanno ad aggiungere, come è successo in passato, problemi congiunturali, legati alla stagionalità delle diverse aree, a problemi climatici eccetera si rendono maggiormente evidenti i problemi strutturali della peschicoltura europea.

Fonte: CSO per FreshPlaza
Data di pubblicazione: